Gli snap della gentaglia

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to snap (vb) 1. spezzare, spezzarsi, schiantare, schiantarsi
6. fare un'istantanea, fotografare
to snap a photograph of sb

Non era per niente un momento da snap, quello. Come sempre io ero seduta comoda e tranquilla sulla mia (e, ripeto, mia) poltroncina del giardino di casa e, come sempre, cazzeggiavo col telefono e, come sempre, arrivava l'immancabile chiamata di mamma. Quando dico "l'immancabile chiamata di mamma" non dovete pensare mica a una normale chiamata per persone normali fatta da una persona normale, dovete pensare a una chiamata progettata e messa in regola per fare saltare i nervi anche al signor San Francesco laudatissimo. Non è qualcosa come <Anna, puoi venire in salotto?>, è qualcosa come <ANNAAA> con l'eco di quella "a" che non si ferma sino a quando non ha colonizzato ogni angolo della casa. Comunque, tralasciando questo, c'era un grosso problema. Secondo quanto dice la non-poco-sperimentata "teoria del come sempre" l'immancabile chiamata di mamma arriva, secondo più secondo meno, alle 7.30 del pomeriggio, ora di cena (per noi). Di contro, quando io ero seduta comoda e tranquilla nella mia (e, ripeto, mia) poltroncina erano le 5.33. Fermi tutti. Scandalo. Qualcuno chiami la polizia. 118. Emergenza.

Era chiaro che fosse successo qualcosa. Mentre mi alzavo dalla mia amata poltroncina era partita automatica nella mia testa la rassegna delle possibili catastrofi:

a) hanno scoperto che sono stata con Marco, il figlio del meccanico
b) hanno scoperto che sono stata con Aldo, il figlio del fornaio, mentre stavo con Marco
c) hanno scoperto il numero delle mie assenze a scuola
d) hanno scoperto il numero dei miei prelievi dal conto in banca di papi
e) hanno scoperto che io, in realtà, Marco e Aldo non so chi siano

Alla riunione in sala da pranzo eravamo al gran completo. In ordine d'importanza: il cane, mio padre, il frigorifero, il barattolo di Nutella, mia madre e mio fratello. I miei si scambiavano occhiate entusiaste che nemmeno se avessero saputo del ritorno dei Savoia, quindi le catastrofi a/b/c/d/e erano scongiurate ma altre nuove e imprevedibili erano in arrivo. Mio fratello se ne stava lì, come ogni volta, che sembrava gli fosse passato un treno sopra. C'è sempre stata una complicità mancata, tra me e lui. Siamo entrambi annoiati e indifferenti ma ognuno per i fatti suoi.

Mio padre si era deciso a parlare: <Ragazzi...>
Scherzavo, c'erano stati altri due minuti isterici di pausa.
Poi aveva riattaccato con: <Avete qualcosa da dirci?>
Signore mio, queste domande. Prima ci chiamano, come per darci una grande notizia, poi vogliono che parliamo noi. Magari esce fuori anche che avrebbero voluto sapere COME STIAMO. Datemi/ una bomba/ a/ idrogeno.
Era arrivato tempestivo il soccorso della mamma voce lieve: <Ok, visto che voi non parlate, parliamo noi! Abbiamo una splendida (leggi: pessima, orrenda, immonda) notizia per voi. Passeremo tutti insieme le vacanze di Natale a... (visualizza: grande entusiasmo non corrisposto) Montpellier!>
È vero, la perversione del calcolo umano non ha mai limite. Eravamo in Agosto.
<Ma io avevo detto a Montecarlo...> aveva bofonchiato mio fratello.
<Montecarlo? No, lì ci va la gentaglia>
Sì, perchè voi forse non sapete che noi dovremmo essere una grande e nobile famiglia partenopea, ma lo siamo solo sulla carta. Ma va bene perchè è così che funzionano le cose, no? Una famigliola in allegra decadenza fa la sua ascesa a "Montecoso" per salvare la faccia, giusto?
Mio padre poi aveva detto: <Cara, non dici il resto?>
<Cosa? Ah già... verranno anche gli Esposito con noi>
Era troppo divertente il modo in cui ha pronunciato queste ultime parole, tipo le controindicazioni dei farmaci alla fine delle pubblicità. E voi lo sapete chi sono gli Esposito? Ok ok, già ho capito la risposta (ma quante cose vi devo spiegare?). Sono quei tipi buzzurri e coatti che si divertivano a fare i boss della Napoli bene, arricchiti dal testamento di qualche zia finito in mani sbagliate (le loro). Altrimenti avrebbero continuato alla grande le loro carriere da estetisti/shampisti. Senza dimenticare i titoli di studio: carta d'identità e certificato di nascita. Poi però, per alcuni debiti, hanno perso l'intero patrimonio.
Quindi ci sono Toti, che impone le sue doti di capo famiglia con 120 kg di stazza, Immacolata, che di santa in realtà ha ben poco, Tano e Giuvà, che sono un punto di riferimento l'uno per l'altro per birre ruttate e ignoranza, e Chanel che, dico io, se si chiama come un chihuahua un motivo ci sarà.
Benvenuti nel modello ideale di nobiltà, sangue 100% partenopeo. Gli effetti collaterali della nostra "vacanza".

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