Capitolo 9 - L'amico d'infanzia

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«Quello lì coi bordi blu?» chiese Erik, indicando l'oggetto in vetrina. Liam si avvicinò, fissò il foglietto e lesse le caratteristiche, poi scosse la testa.

«Non ti consiglio un Nokia, ormai la Microsoft sta colando a picco,» sancì Liam, continuando a guardare i cellulari esposti nella vetrina del negozio di elettronica. Non aveva ben capito la dinamica, ma Erik gli aveva raccontato che il giorno prima il cellulare gli era misteriosamente caduto dal balcone di casa. Si fermò quando intravide un dispositivo, ne lesse le caratteristiche, poi si voltò, non notando Erik dietro di lui. Lo vide poco più lontano, intento a osservare uno scaffale di cuffie e dispositivi audio. Liam si sbracciò, attirando l'attenzione del compagno. Non appena lo vide, si precipitò da lui col sorriso sul volto.

«Trovato, mago della tecnologia?» chiese, ridendo. Liam scosse la testa, gli occhi assottigliati. Poi sorrise ed indicò un cellulare in vetrina.

«È un Samsung, ottima marca, funzionale, prezzo modico.» Si mosse avanti e indietro per cercare un commesso. Questi lo vide ed accorse, attendendo che Liam gli indicasse il modello. Erik non aveva nulla da ridire, non andava d'accordo con la tecnologia. Si fidava del giudizio di Liam. Appena il commesso estrasse l'oggetto, lo ripulì e lo inscatolò. I due pagarono e tornarono a casa. Quando i due raggiunsero il portone, Liam vide Erik molto nervoso. Riconosceva i segni: corpo teso, orecchie alte, occhi spalancati, muscoli guizzanti, nervi a fior di pelle. Gli stava nascondendo qualcosa. Sul momento, Liam non indagò, decise che glielo avrebbe chiesto successivamente. Si voleva concentrare solo sul dormire in quei giorni. Era veramente distrutto, tra voli, camminate, ricerche. Erik gli era mancato come l'ossigeno nell'aria, non voleva rischiare di rovinare tutto immaginandosi scenari tetri come suo solito. Appena furono saliti, Erik si precipitò in cucina intento a preparare il pranzo, mentre Liam gli mise sotto carica il cellulare nuovo. Fu in quel momento che gli venne l'idea. Si avvicinò alla cucina e rimase sulla porta ad osservarlo mentre prendeva barattoli, li spostava, li vuotava nelle ciotole. Tagliava verdura, cuoceva uova. Era bellissimo. Erik si accorse di lui e spalancò gli occhi, sorridendo.

«Da quanto sei lì?» gli chiese, Liam scrollò le spalle.

«Da quanto basta per capire che sei fantastico. Mi è venuta un'idea,» propose Liam, attendendo lo sguardo dell'altro, che prontamente cercò i suoi occhi.

«mh-mh,» disse Erik, continuando a tagliare verdure. Liam scrollò le spalle.

«Cosa ne dici di una vacanza?» chiese. L'altro lo guardò, poi sorrise.

«Una vacanza?» rispose, con la fronte corrugata in un'espressione dubbiosa.

«Sì, una vacanza. Solo io e te, una spiaggia, il mare, il vento. L'hotel a cinque stelle... insomma, una vacanza,» fece, ironico alludendo ad un albergo che non si sarebbero mai potuti permettere. Erik annuì.

«Io ho dato tutti gli esami del semestre prima della mia ehm... rimpatriata in famiglia. Però c'è il playoff. Sono andato ieri dal coach e mi ha ripreso nella squadra di Hockey. Abbiamo un playoff settimana prossima in trasferta, aspettiamo solo il sorteggio della lega per sapere dove. Dopo la partita, abbiamo una settimana di pausa. Niente esami, niente sport, niente consiglio, niente di niente. Sarò soltanto tuo,» disse lui, avvicinandosi e baciandolo a stampo. Liam sorrise contro le sue labbra. Avrebbe scelto il posto con cura, l'hotel, i giorni, l'itinerario. Sarebbe stata una vacanza perfetta.

Erik attese che Liam si coricasse dopo pranzo. Solitamente dormiva un paio d'ore, prima di svegliarsi per gli allenamenti di football. Il più silenziosamente possibile, prese il cellulare nuovo, ci inserì la vecchia sim che aveva recuperato dal cadavere dell'altro telefono. Arrivò in cucina, salì sulla sedia e aprì il mobile più alto. Dentro la scatola dei biscotti, c'era una busta trasparente, con dentro tante piccole bustine. Erik ne contò venti. All'interno c'era un bigliettino.

Ognuna ne ha 3 e ognuno vale 15.

Erik lo lesse. Ogni bustina aveva tre grammi e valevano quindici dollari il grammo, quindi ogni bustina valeva quarantacinque dollari, che, per venti, faceva un totale di novecento dollari. Il moro prese tre bustine, quindi centotrentacinque dollari. Se le infilò in tasca, chiuse il mobile e uscì dalla cucina. Appena aprì la porta di casa, vide un bigliettino per terra. Lo raccolse.

Tra due giorni mi faccio vivo io.

Significava che aveva due giorni di tempo per spacciare novecento dollari di marijuana. Nascose il biglietto sotto un giornale e uscì. Appena fu fuori, venne investito dalla piacevole sensazione dell'aria fresca dell'inverno. Avanzò, prendendo il cellulare e aprendo la rubrica della sim. Trovò il numero che cercava e premette il tasto chiamata. Dopo pochi secondi, la voce maschile rispose.

"Erik, quanto tempo!" disse lui, euforico. Il moro scosse la testa.

«Luke, ho bisogno di te. Sto venendo a casa tua.» Attaccò, si mise in macchina e guidò sino all'appartamento di Luke Steinford. Luke era un ragazzo simpatico, disponibile, carino e... un drogato. Erik lo conosceva sin dalle scuole elementari, e quando aveva scoperto i suoi problemi di droga l'aveva aiutato in ogni modo, cliniche, denaro, segreti. Ma lui ci ricadeva sempre. Poi, Erik si spazientì e smise di cercare di salvare la sua anima. Qualche anno dopo, venne a sapere che Luke si era messo apposto, aveva sistemato i suoi problemi ed era pulito. Si erano riavvicinati poco, ad Erik ancora pesava il modo in cui si era comportato con lui, che aveva sempre cercato di aiutarlo. Appena suonò il citofono, l'amico aprì e lui si precipitò su sino alla porta di casa. Entrò e lo guardò. Luke aveva i capelli tinti, come sempre. Erano blu, con delle sfumature nere. Portava gli occhiali, l'aveva sempre considerato un nerd carino. Non era molto muscoloso, ma comunque era giusto per un ragazzo che non faceva sport. Il sorriso di Luke scaldò Erik, come se si trovasse difronte al suo vero fratello. Tutti i momenti passati insieme, la vita che avevano condiviso fin quando la loro amicizia non si era spezzata irrimediabilmente. Erik sorrise, poi si fece serio.

«Sono nei guai L, solo tu puoi aiutarmi.» Luke avanzò, corrugando la fronte e invitandolo a sedersi. Erik lo fece, osservando quel posto. Non era cambiato dall'ultima volta in cui ci aveva messo piede.

«Cosa... oddio, non ti sarai drogato Er!» Erik lo fissò, scuotendo la testa. Poi lanciò la marijuana sul tavolo. Luke spalancò gli occhi.

«Devo spacciare sessanta grammi a quindici dollari il grammo in due giorni, o faranno del male ad Alexia,» spiegò, scuotendo la testa. Luke spalancò gli occhi, poi annuì lentamente. Erik riprese subito il discorso.

«Non te lo chiederei mai, col tuo passato. Ho paura che ci potrai ricadere ma... L, non so cosa altro fare, da chi altro andare!» concluse, mettendosi le mani nei capelli e scuotendo visibilmente il cranio. Luke sorrise.

«Tranquillo Er, ne sono uscito da anni ormai. Ti aiuterò. Alexia era una cosi bella bambina. Quanti anni avrà? Sedici?» chiese, Erik sorrise.

«Diciassette,» confessò, l'altro annuì. Poi, si fece serio.

«Erik, portamela tutta. Ti pago in anticipo, così non avrai problemi, e la piazzo con calma. In realtà... posso fare di più,» confessò, indicando la roba e prendendo una calcolatrice.

«Novecento dollari, quindici al grammo. Io posso venderla a venti. Qui, comunque, la mettono a venticinque, quindi posso farci guadagnare cinque dollari al grammo, per sessanta sono trecento dollari, centocinquanta a testa. Ci stai?» propose Luke. Erik ci pensò su, poi annuì. Se doveva giocare, tanto valeva guadagnarci.

«Ti scrivo io appena so qualcosa, tu portami tutto entro sera, prelevo e ti do i novecento.» Erik asserì, poi si alzò e lo strinse in un abbraccio. Luke rimase sorpreso, ma non fu remissivo.

«È bello poter contare ancora su di te, L,» disse il moro, divincolandosi.

«Scusa Er, mi sono comportato da stronzo,» si scusò l'altro, Erik annuì. Ora aveva di nuovo il suo amico. No, forse no, ma era un buon punto di partenza per ricostruire il legame. Tutto si stava mettendo per il meglio, finalmente. Beh, così pensava Erik.

Endless Ice (Trilogy of Secrets, 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora