Capitolo 2

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L'imprevedibile

Si conobbero su Internet, lui uno separato di fresco, scazzatissimo perché ridotto quasi sul lastrico, con figlio laureando e lei, psichiatra, matrimonio fallito da anni, un figlio adolescente, unico ricordo di un passato da dimenticare.

Il fato li condusse nella stessa chat, lei gradiva la sua gentilezza ed il suo buon umore, lui la di lei riservatezza e la spiccata intelligenza e dolcezza.

Furono inconsciamente spinti ad approfondire la conoscenza, parlarono a lungo; lui aveva girato il mondo e cercava un porto sicuro dove ormeggiarsi fino ad andare in disarmo, lei amava viaggiare ma non poteva, per cui faceva tesoro di tutti i racconti di viaggio su cui riusciva a mettere le mani e sognava, sognava.

Lui era alla ricerca di affetto, pur negando ogni nuovo legame amoroso che avrebbe potuto presentarsi, lei affermava di aver rinunciato ad amare e si era creata intorno una corazza impenetrabile di fredda cortesia. Scoprirono di essere nati nella stessa città, che lei aveva abbandonato ormai da trenta anni.

Parlarono a lungo, sempre in chat, in privato; si cercavano automaticamente senza dirselo mai e al momento di lasciarsi la sconnessione era difficoltosa, un legame sconosciuto ma molto forte ed intenso ritardava sempre il momento del distacco.

Approfondirono la conoscenza, avevano molte regole in comune, anche se affrontate da un diverso punto di vista, entrambi erano attirati dalla psiche umana, dal perché delle cose, dagli animali, dal mare; era una continua scoperta reciproca, che però spaventava sia lei che lui. Entrambi erano molto sentimentali, ma lo ammettevano a fatica. Lei amava la poesia, lui la prosa, lei scriveva poesie, lui libri e racconti. Lei affrontava la vita come una sfida, lui era stanco delle sfide. Si apprezzavano ma non osavano dirselo per non scoprirsi.

Lui segnò il primo punto inviandole una cartolina sonora della città natale, lei pareggiò immediatamente con una splendida visione del mare, il loro rapporto era muto, indiretto, parlavano di tutto fuorché di quello di cui avrebbero voluto parlare. La paura di lui e la riservatezza di lei alteravano il rapporto, eppure continuavano a cercarsi.

Lui cercava un'apertura verso di lei, ma lei bloccava sul nascere ogni tentativo, salvo poi rammaricarsene; lui iniziava ad innamorarsi e lei lo prendeva in giro, salvo poi, pentita, offrigli il suo supporto morale per lasciar dietro il brutto periodo.

Lui tentava in ogni modo di aver più notizie su di lei, era affamato dal voler sapere, lei gli centellinava le informazioni, goccia a goccia. Il gioco raggiungeva alti livelli di comicità, aver ottenuto il suo numero di telefono fu per lui un grande avvenimento quasi da festeggiare, entusiasmo subito raffreddato da una frase di lei che parlava di telefoni che non squillano. Lui la chiamava, ma rispondeva la segreteria telefonica ed a lui era sempre stato difficile dialogare con le macchine.

Lui cercò di invitarla a cena, era attirato da quelli occhi verdi che promettevano di splendere come smeraldi brasiliani, ma lei naturalmente e cortesemente rifiutò. Continuarono a parlarsi per molti giorni, lui diventava impaziente, lei lo raffreddava subito. Lui diventava nervoso, il tempo passava e lui se ne rendeva conto, pensò di lasciar perdere, ma il cuore diceva di no. Le parlò, le spiegò, volle farle capire appieno il suo dramma, lei capì, avrebbe voluto aiutarlo, lo desiderava proprio, ma con questo avrebbe dovuto rinunciare ai suoi principi.

Le propose di stare una settimana senza parlarsi, dopo avrebbero dovuto incontrarsi, in mezzo alla gente. Lei fu d'accordo, aveva bisogno di chiarirsi le idee.

Iniziò la settimana, già il secondo giorno di silenzio lei sentiva la sua mancanza, lui divenne nervoso, litigava con i vecchi genitori, con il figlio, con i colleghi. Il terzo giorno si prese dei giorni di ferie, la convivenza in ufficio era diventata impossibile. Lei fumava in continuazione, si sedeva davanti al PC e non riusciva a digitare.

Lui si fece prestare la barca dal cugino, un gozzo, ed andò a pescare lontano lontano. Si erano promessi di non telefonarsi, black-out assoluto, ma lui portava sempre con sé il cellulare, non si sa mai, le donne cambiano idea facilmente.

Quel giorno lui era riuscito a prendere due belle palamite e si era fermato alla deriva a guardare il suo amato paese visto dal mare mentre il suo pensiero vagava nella vicina regione, dove c'era lei. Quel giorno anche lei era a casa, rifletteva, era dibattuta, sentiva la mancanza, forse un po' d'amore era nato anche in lei, non passione, amore dettato dalla gentilezza; ad un tratto scattò: perché infliggerci da soli altre penitenze? Abbiamo anche noi diritto ad un po' di serenità. La felicità è incompleta, in questo modo. Decise di chiamarlo, fu felice di chiamarlo, voleva scusarsi, voleva proporgli un incontro, subito, pensava, guardandolo negli occhi avrò la prova finale della sua serietà, che non mi farà del male.

Prese il cellulare, fece il numero, nella fretta sbagliò due volte, finalmente il telefono squillò, uno squillo, due squilli, lui parlò, pronunziò il suo nome per istinto e tacque per sempre. Un infarto lo aveva portato via, il vecchio cuore generoso non aveva retto alla felicità di udire la sua voce con tanto anticipo ed aveva ceduto.

Il suo corpo si inclinò di fianco e cadde in mare, con negli occhi il suo paese e nelle orecchie il suono della voce amata. I pesci negli alti fondali gli presentarono gli onori delle armi: era stato un nemico, terribile ma corretto.

Lei d'istinto comprese e pianse, dopo tanti anni.


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