Capitolo 7

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Solo un ricordo


La cerimonia è fissata per le dieci e trenta.

È ancora presto - mi alzo, tanto non ho chiuso occhio tutta la notte, come ormai da tante notti. Preparo un caffè forte.

Mi pare di sentire ancora la voce di Roberta, mi pare di vedere il suo sorriso.

Mia moglie era bella. Non perché fosse mia moglie, ma lo era davvero. Una bellezza naturale, non folgorante, bisognava guardarla con attenzione per carpire la bellezza così delicata che era in lei.

Me la ricordo quando nella sua stanza faceva decoupage, la sua grande passione dopo quella del restauro.

Riusciva a ritagliare sempre qualche momento da dedicare a questo suo amore.

Era bellissima col grembiule bianco, chinata sul tavolo, mentre le sue mani creavano. Qualche volta mi chiedeva con garbo se potevo prepararle un caffè e poi lo gustavamo insieme.

Io guardavo i suoi lavori, li commentavo, davo qualche consiglio che lei non seguiva, e poi la lasciavo lavorare.

Roberta se n'è andata una settimana fa. Ha lottato fino alla fine contro il male che l'ha distrutta.

Ho lottato fino alla fine per non perderla.

Più forte era la speranza e il desiderio di farcela, più i risultati erano deludenti.

La malattia ha proseguito da se, senza ascoltare nessuno, ignorando farmaci e terapie. A una settimana di distanza mi trovo solo, sgomento, svuotato, con la voglia di battere la testa e i pugni sul muro e con la consapevolezza di non poterlo fare.

Non ora perlomeno.

Perché tra tre ore Federico passa la prima comunione.

Sembra una storia montata su misura, una beffa del destino, un film sadico...invece è solo la realtà.

Ancora non me ne rendo conto, eppure è così.

LiarsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora