"C’era un’eccitazione nella sua voce che gli uomini che l’avevano amata facevano fatica a dimenticare: un irresistibile desiderio cantato, un “Ascoltami” bisbigliato, una promessa che le cose allegre ed eccitanti che aveva appena fatto le avrebbe rifatte di lì a poco."
Francis Scott FitzgeraldLa pioggia rimbombava contro i vetri della finestra. La ragazza aveva appena finito di applicare sul suo viso un leggero trucco, di cui poi non pensava di avere molto bisogno. Si prese un momento per ammirare il suo viso e i suoi capelli. Non si era mai considerata una campionessa di bellezza, e spesso aveva ringraziato in suoi genitori per questo. Poteva passare indisturbata tra la folla senza sentirsi addosso troppi sguardi, a cui tra l'altro non aveva mai fatto l'abitudine.
Prese la borsa, chiuse la porta e, noncurante della pioggia si incamminò nell'oscurità.Le prime luci del sole avevano appena cominciato a fare capolino da dietro le montagne. La maggior parte delle persone vagavano ancora nel denso e avvolgente mondo dei sogni, e quei pochi individui già svegli non bastavano a popolare le strade. Una macchina solitaria si fermò accanto ad un certo locale, che aveva aperto le serrande da poco. Dalla parte del passeggero ne scese quella stessa ragazza, con il vestito leggermente stropicciato e i capelli un po' in disordine. Dopo essersi data una rasettata, entrò e si diresse subito verso un tavolo in fondo alla sala, occupato da un giovane uomo che sonnecchiava con la testa appoggiata sulle braccia incrociate. Una volta seduta, gli diede un colpetto sulla spalla. "Ehi, Ale, svegliati". Nessun risultato. Peccato, le dispiaceva ricorrere alle maniere forti.
Lentamente gli diede un bacio sulla guancia e, dopo un paio di minuti lui cominciò ad ansimare e ad agitarsi finchè non si svegliò con un urlo che risuonò in tutta la sala vuota.
"Ma che?!? Perchè ogni volta che ci incontriamo devi farmi di questi scherzi? Prima o poi mi farai venire un infarto!"
"Oh, andiamo, era un semplice stimolante. E senza effetti collaterali." Disse con un sorriso. Lui notò le pieghe sui suoi vestiti e la fissò con uno sguardo torvo.
"Serata impegnativa?"
"Già..."
L'uomo scosse la testa. "Ma quando la smetterai? Non sopporto di vederti così. Ma non provi un po' di vergogna di te stessa?"
"No"
"Beh, dovresti. Fare la prostituta non è sicuramente un lavoro dignitoso." La sua voce si addolcì "Vieni con me, smettila con questa vita."
"Sono lusingata da questa proposta, e credimi, mi piacerebbe. Ma non posso. Ne abbiamo già parlato."
"Riuscirò mai a convincerti?"
"Forse" disse lei con un sorriso.
"Se dovessi cambiare idea, sai dove trovarmi. Piuttosto, parlando di cose serie, di cosa hai bisogno?"
"Ultimamente mi stanco in fretta. Non riesco a resistere più di due giorni"
"Vedrò cosa posso fare. A proposito, posso chiederti un favore?"
"Dimmi"
"Sai, tra poco mi vedo con Andrea, che ne dici se..."
"Certo, nessun problema."
Avvicinò la testa e lo baciò sulla bocca.
"Grazie"
"Prego. E ricordati di non leccarti le labbra."
"Come al solito"La ragazza passò le ore successive a vagare per la città, riflettendo sulle parole che si erano scambiati poco prima. Come era stupido... ancora si illudeva che sarebbe riuscito a convincerla. Eppure era colui che la conosceva di più, che sapeva meglio di tutti che la sua vita era la strada. Ma nonostante tutto continuava a pregarla. Ripensò con un misto di tristezza e divertimento a quel giovane prete che un giorno era venuto da lei a farle discorsi strani sul bene e sul vero amore. Anche lui non poteva immaginare che quei discorsi sarebbero caduti nel vuoto dell'indifferenza. Ne aveva viste tante commuoversi fino alle lacrime a parole simili, e molte persino abbandonare quella vita. Ma lei era fatta di tutt'altra pasta. Le tornarono alla mente tutti gli incontri, dibattiti e discorsi sulla dignità della donna a cui aveva assistito, volente o nolente. Non le piacevano perchè in fondo era fermamente convinta di non avere una dignità, o meglio, che la sua dignità consistesse nel divertimento degli uomini. Ma nessuno, neppure Alessio sembrava accorgersene.
Quando rientrò nella sua abitazione, trovò una piccola busta per terra subito dietro la porta. Chissà, forse era un messaggio di Alessio. La aprì, ma quello che trovò non se lo sarebbe mai potuto aspettare: una serie di foto di ragazzi, di cui il più grande non aveva più di vent'anni, accompagnate da un semplice foglio su cui era vergata a caratteri cubitali la parola "TROIA". Era capitato che andasse con ragazzini anche molto giovani. In fondo non c'era molta differenza. Anzi, spesso erano anche molto più soddisfacenti. Rimise le foto dentro la busta e la ripose sul ripiano sotto lo specchio. Poi prese il suo telefono e selezionò l'unico numero che aveva in rubrica.
"Tu cosa pensi che significhino?"
"Niente di buono. Qualche giorno fa stavo parlando con Andrea e ti posso dire che le sono arrivate voci strane. Tu... non sei andata veramente con loro, vero?"
"Certo... Fa qualche differenza?"
"Ma, da come li hai descritti alcuni non sembrano neanche maggiorenni! Se continui con questo atteggiamento finirai nei guai."
Lei non rispose.
"Ascolta, Andrea mi ha riferito molte delle voci che girano e ti dico che non sono buone. Fossi in te mi chiuderei in casa per un bel po'. Anzi, se vuoi puoi venire da me."
"Mi dispiace, ma non posso accettare."
"Incredibile. Ma ragiona! Ne va della tua vita! Sei proprio..." Si interruppe, prima di dirla grossa.
"Sono... cosa?"
"Lascia stare. È che non voglio perderti."
"Cosa intendi?"
"Che io ci tengo a te. Davvero. E ogni volta che ti vedo così sprezzante di ogni pericolo non riesco a..."
"Io... non capisco... Tu tieni a me? Perchè? Non penso di meritarmelo."
"Ti sbagli. Tu sei molto di più di quanto appari..."
Fu interrotto da una serie di colpi.
"Aspetta, c'è qualcuno alla porta, resta in linea..."
"NO, aspetta, non farlo!"
Ma era ormai troppo tardi.Appena la machina si fu fermata accanto alla piccola baracca, Alessio ne volò fuori e attraversò la porta ancora aperta. Lo spettacolo che si trovò davanti non se lo sarebbe più dimenticato. Ogni singolo mobile era stato fracasso, ovunque pezzi di legno e frammenti dello specchio di cui rimaneva solo il pezzo superiore della cornice. Unica cosa ancora integra era il letto a due piazze su cui giaceva in mezzo a molte foto di ragazzini, il corpo martoriato della ragazza. Gli squarci nella sua pelle lasciavano esposto lo scheletro di metallo e i delicati meccanismi interni, ormai ridotti ad un ammasso di ferro inutile. Al centro del torace accartocciato una scritta recitava "SEXBOT PROTOTYPE M4R71".
Lo sguardo del ragazzo rimase fisso a lungo sul viso fermo e sugli occhi vuoti della sua amica. Poi prese i quattro capi del lenzuolo, lo avvolse intorno al "cadavere" e, dopo averlo adagiato sui sedili posteriori dell'auto, accese il motore e imboccò la strada che lo avrebbe ricondotto a casa...
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Diario di un Cuore Solitario
General FictionUna raccolta di racconti che parlano d'amore, inteso come incontro tra un uomo e una donna che inevitabilmente lascia il segno in entrambi. AVVERTENZA: Se vi aspettate i teneri fidanzatini, o il "E vissero per sempre felici e contenti" siete corte...