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Alex's pov

Avete presente quei libri che hanno sempre un finale felice della storia? Coppie che si lasciano minimo dieci volte ogni cinque pagine che però poi restano insieme per tutta la vita felici e contenti. Ecco, io odio questi libri perché sono pura fantascienza, li odio perché ti creano illusioni sulla vita reale. Li odio perché ti fanno solo credere che al mondo ci sia qualcosa che prima o poi dal nulla viene a prenderti e ti salva da tutti i tuoi dubbi o problemi. Personalmente preferisco sapere la verità nuda e cruda, come quando da bambina mi dicevano che Babbo Natale non esiste e che era solo un invenzione per far felici i bambini. Lo so, ho avuto una brutta infanzia, la mia vita era concentrata solo sullo studio e sulla preghiera. Ed è una vera tortura se non credi nella religione.

Ero sospesa in aria a migliaia di metri sopra la città di Londra, vicino al finestrino di un aereo accanto ai miei genitori adottivi e stavo per cominciare l'ultimo anno di superiori senza essere mai stata in una scuola pubblica. Devo ammettere che mi piaceva la città dall'alto ma mi spaventava quella ruota gigante che non avevo la più pallida idea di cosa fosse.

"Maria, cos'è quella?"dissi a mia madre indicando la ruota.

"È il London Eye, strano che tu non ne abbia mai sentito parlare perché è molto famosa."

"Si, forse per delle persone che hanno avuto una vita al di fuori di una casetta umida e piena di muffa" e restò in silenzio fino all'atterraggio. Le avevo risposto bruscamente solo perché mi sono sentita stupida, ignorante e anche perché non sono molto entusiasta di trasferirmi.

L'aeroporto era affollatissimo, si vedevano persone di ogni tipo: poveri, ricchi, bambini, adulti e musicisti provenienti da tutto il mondo. Stavamo aspettando le nostre valige quando Dimitri iniziò a farmi domande a ruota libera.

"Alex, hai mai avuto un ragazzo in orfanotrofio? Voglio dire, sei una bellissima ragazza chissà quanti maschietti saranno venuti da te?" finì la frase con una risata.

"No." risposi seccamente, mentii.
Avevo avuto solo un ragazzo all'età di quindici anni e lui ne aveva diciotto. Non è stato niente di importante anche perché era una specie di senzatetto in giro per il mondo che si è fermato in orfanotrofio solo due settimane. Poi è sparito senza neanche salutarmi.

"Quindi non hai mai dato un bacio a nessuno?" mi disse Maria sottovoce. In quell'istante arrivarono la valige, presi la mia e me ne andai tirandomi sulla testa il cappuccio della felpa.

Fuori pioveva a dirotto e non avevamo l'ombrello. Ci volle mezz'ora prima che il taxi arrivasse a prenderci, poi finalmente salimmo e ci portò a casa. La mia nuova casa che non mi avevano neanche fatto vedere in foto e sarebbe stata tutta una sorpresa (di cattivo gusto). In radio c'era una band di nome Coldplay mai sentita nominare, eppure Maria e Dimitri cantavano a squarciagola mentre cercavano di farmi ballare; o meglio cercavano di farmi muovere le braccia come se stessi in lotta con un orso inferocito. Intanto il tassista non tratteneva le risate.
"Eccoci arrivati ad Abbey Road, buona permanenza."

Scesi dal taxi presi la mia valigia e osservai la casa. Devo ammettere che era veramente bella. Era fatta di mattoni rossi con delle piante che contrornavano le terrazze, il giardino era grande con una piccola fontanella per gli uccelli e l'erba era stata tagliata da poco perché era molto bassa. C'erano rose bianche e cespugli rivestiti da fiori gialli, il cancello non era né troppo basso né troppo alto e appena si apriva cominciava una stradina di sassi che portava all'entrata di casa fatta in legno ben levigato. All'interno c'era un profumo di menta e non era umido, la casa era già stata arredata proprio come ho sempre desiderato io e mi sorprende che i miei genitori abbiano i miei stessi gusti. Al piano terra c'erano una grande cucina e una sala da pranzo, andando avanti si apriva il salone con un televisore a dir poco enorme. Le scale erano a chiocciola e portavano ai piani di sopra dove c'erano le stanze da letto, una piccola per gli ospiti, una più grande per me e una per Maria e Dimitri. Il bagno piccolo era vicino la stanza degli ospiti e quello grande tra la mia camera e le scale che continuavano e portavano all'ultimo piano dove c'era la soffitta molto illuminata.
Restai nella mia stanza bianca, seduta a terra davanti la finestra a vedere le foglie cadere dagli alberi e i passanti che correvano sotto la pioggia per circa un'ora. Poi quando smesse di piovere uscii di casa per fare un giro del quartiere.

Indossavo una maglia larga e grigia con dei jeans e la felpa nera per non sentire freddo. Stavo con una cuffietta sull'orecchio sinistro a sentire canzoni, mentre l'altro ascoltava lo scorrere del Tamigi. Ero arrivata in centro grazie ad un taxi. Due ragazze mi fermarono e mi chiesero una cosa tipo 'Where is the central station?' ma non erano inglesi e non capii subito, quindi scappai voltandomi dall'altra parte. Iniziai a pensare a tante cose, a partire da come avrei fatto nuove conoscenze e poi mi ritrovai sotto il Big Ben. Era veramente alto, più di quanto immaginassi e avrei voluto vederlo meglio ma non potei perché erano quasi le sette di sera e sarei dovuta tornare a casa. Già Maria e Dimitri avevano troppa paura di lasciarmi sola in giro per Londra, figuriamoci se avessi fatto cinque minuti di ritardo.

Alle 19:50 ero a casa pronta per la cena e ci sedemmo a tavola tutti e tre insieme.

"Cosa sei andata a vedere?" mi chiese Dimitri e io raccontai tutto il mio piccolo viaggio.

"Comunque volevamo parlarti di una cosa Alex. Vedi...tua madre ed io abbiamo pensato che per andare a scuola potresti prendere l'autobus, sarebbe più comodo anche per l'inverno e potresti fare delle amicizie già da lì. Che ne pensi?"

"No. Vi ringrazio di pensare a me, ma la scuola è molto vicina e io amo camminare la mattina presto perché mi sveglio più facilmente. Poi sto bene da sola." e intervenne Maria,

"Ma non vorrai mica passare tutto l'anno scolastico senza nuove amicizie vero?"

"Non lo so. Voglio solo pensare a me stessa ora che posso avere una vita normale, e se non dovessi trovare nessuno che mi stia a genio non mi importa."

Andai subito a letto dopo cena e mi misi un po' a navigare su Internet. Ammetto che ho cercato 'Come fare amicizia il primo giorno di scuola' ma ancora prima di aprire il sito sono uscita e ho spento il telefono. Poi ho preso un libro e ho iniziato a leggere fino a che gli occhi non mi sono crollati. Pochissimo dopo mi svegliai e mi ricordai che non avevo messo il pigiama, quindi lo misi e poi controllai l'ora. 21:15. Mi addormentai pensando a cosa stessero facendo i miei coetanei in quel momento.

Under London EyeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora