Scappata di casa.

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Era sera oramai.
Non potevo credere le parole che mi aveva scritto. "Ok, ciao."
Che poi che vuol dire "ok, ciao." ?
Mi stava forse dicendo che era finita?
Non potevo crederci, non volevo crederci.
Presi il cellulare fra le mani, non potevo rimanere con il dubbio.
-"Quindi finisce così? Mi lasci?"
Avevo tanta paura di inviare quel messaggio, e se mi avesse risposto di sì? Che avrei fatto poi?
-"Amore, non ti lascerei mai. Volevo solo vedere se ci tenevi a me o mollavi."
Ero così arrabbiata, ma allo stesso tempo quelle parole mi sollevarono.

Ero stanca, io volevo uscire e volevo vedere Andrea.
Il giorno dopo arrivai subito da scuola.
Andai a chiedere permesso a mia madre per poter uscire, ero sicura che sta volta non mi avrebbe detto di no.
Lavai i piatti, così era totalmente sicuro che mi avrebbe detto di sì.
Mi avvicinai a lei, e mi sedetti sul divano.
-"Mamma, oggi posso uscire?"
-"No."
E che cavolo, anche oggi no!
-"Perché no?" Stavo per piangere.
-"Devi stare a casa con tuo fratello."
-"Ma ci sei tu qua."
-"Io ho da fare."
Che rabbia.
-"Dai mamma, chiedi a la zia se può tenerlo. Solo per oggi."
-"Ti ho detto di no."
Mi alzai dal divano senza dire niente e mi chiusi in camera.
Sentii la porta di casa chiudersi.
Sarà uscita a prendere mio fratello a scuola. Pensai.
Mi sono alzata di fretta, ho preso la giacca di pelle, il telefono, le chiavi e mi sono precipitata a scendere le scale.
Sulla porta c'era mia zia.
-"Dove vai? Tua madre ha detto che non puoi uscire."
-"Affari miei."
Eh si, ero appena scappata di casa per un solo pomeriggio.
Mia madre mi avrebbe ucciso.
Non avrei avuto il teléfono per mesi, e non avrei visto la luce del sole per giorni interi.
Ma Andrea valeva questo es altro.

Corsi per tutto il tragitto.
Sembravo una scema.
Le persone mi guardavano ed io continuavo a correre.
Arrivai in piazza, dove avevamo appuntamento; cominciai a cercarlo con lo sguardo, ero ansiosa di incontrarlo, che i nostri occhi si incrociassero.
Notai da lontano il suo codino in testa e la sua forma di fumare.
Sorrisi.
Mi avvicinai e lo salutai con un bacio.
"Ciao bellissima."
Bellissima.
Si! Perché io ero bellissima solo con lui.
Perché solo con lui mi sentivo così.
Camminammo per il centro, guardando le vetrine dei negozi.
Dopo aver girato per tutta la piazza ci siamo seduti sugli scalini di una chiesa.
-"Tu mi vuoi bene?" Chiese.
-"Si, ovviamente."
-"Si ovviamente cosa?"
-"Ti voglio bene."
-"Io però no."
Sono rimasta di sasso.
"Okay" fu l'unica cosa che uscì dalla mia bocca.
Lo dissi a bassa voce e lento.
Abbassai lo sguardo, ma non mi alzai dal freddo gradino.
Mi guardò e mi disse:
-"Io ti amo."
Sollevai lo sguardo e sorrisi.
-"Sei un idiota." Esclamai.
Mi baciò.
Ci siamo messi a parlare e gli ho raccontato di come fossi uscita di casa senza permesso poche ore prima.
-"Sei una scema non dovevi farlo."
-"Tu ne vali la pena."

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