Un passo indietro

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Passano i mesi ma non passano le ore, sembra che tutto intorno a me si sia fermato e io non riesca ad uscire da questo circolo vizioso che si è creato. Mi sento schiava della monotonia della mia vita. Al mattino mi alzo per andare al lavoro, nella pausa pranzo mangio con l'avvocato King nonché mio futuro marito, al pomeriggio porto mia figlia alla scuola calcio che tanto desiderava e la sera torno a casa dove fingo di essere felice di questo "non morire". Il lavoro non è così pesante, anzi probabilmente è la parte meno grigia della giornata insieme alla parte in cui sto con Lois. È tutto il resto che non mi soddisfa più. Il futuro matrimonio, i posti segnati a tavola, l'ennesimo vestito bianco, la cerimonia, gli invitati, la lista nozze, ci sono troppe cose e tutte insieme e William non fa altro che parlare di questo. Quando ci vediamo, che sia a pranzo o la sera o la mattina appena svegli, non parliamo di altro. Sembra quasi che non gli importi nemmeno di me, di come sto, come mi sento, se sono felice, gli interessa solo ed esclusivamente il matrimonio. Sarebbe meno noioso scegliere le piastrelle del bagno che parlare con Will.

A volte mi domando come sarebbe la mia vita se fossi rimasta con Louis, se non fossi scappata, se fossi restata al suo fianco nonostante i periodi difficili e tutte le difficoltà che prima o poi affrontano tutte le coppie, se non l'avessi lasciato solo quando aveva bisogno di me. Ma è inutile piangere sul latte versato, quindi l'unica cosa che mi restava da fare era cercare di rimediare, di farmi perdonare, peccato che mi accorgo delle stronzate che faccio solo mesi dopo che le ho già fatte. Perché mi succede sempre così? Quando sono pronta per fare un passo indietro Louis ne ha già fatti altri due in avanti. D'altronde non è nemmeno colpa sua se io mi sveglio sempre troppo tardi. Eloise mi aveva detto della promessa che le aveva fatto Louis e mi aspettavo che la mantenesse per davvero, sapevo che non avrebbe mai deluso sua figlia. Ma a volte sbaglio e forse non lo conosco più bene come prima. In un anno sono cambiate così tante cose che non mi sono resa conto che nel frattempo anche lui stava cambiando. Scoprire che le mie paure sono fondate e non erano solo mie paranoie mi fa star male, come se in un istante tutto il mondo mi fosse crollato addosso. E quello che mi rattrista maggiormente è che l'uomo che dovrebbe passare resto della vita con me nella buona e cattiva sorte non si è minimamente accorto del mio malumore diventato permanente da circa un paio di settimane. L'unico che pare averlo notato è il mio segretario che, non sapendo tenere la bocca chiusa, l'ha detto subito alla sua ragazza facendola preoccupare inutilmente. E come succede in tutti i film in cui il protagonista svela un segreto a un amico fidato, la voce del mio malessere è giunta anche al nano o forse l'ha capito con il suo sesto senso. Capita a tutti di avere dei periodi bui nel corso della vita e si sa che l'unico vero guaritore delle ferite sentimentali è il tempo, quindi prima o poi mi passerà. Non succederà oggi e nemmeno domani, bisogna solo aspettare e sperare che la ferita non ci metta troppo a rimarginare. Meditando sul senso della mia esistenza, non mi accorgo che abbiano suonato al campanello e me ne rendo conto solo dopo qualche istante. Aprendo la porta resto piuttosto scioccata, soprattutto perché ho aperto in pigiama.

"Ciao, posso entrare?" mi domanda non troppo sicuro, notando il mio outfit.

"Sì, accomodati" rispondo lasciandolo passare. Vorrei chiedergli il motivo della sua visita ma dirgli direttamente 'che ci fai qui?' non mi sembra molto carino o educato. Quando ci siamo seduti entrambi sul divano mi aspetto che mi dia una spiegazione ma non dice nulla limitandosi a fissarmi.

"Vuoi un caffè?" dico offrendogli insieme anche dei biscotti che avevo lasciato sul tavolo lì vicino, dato che lui non ha ancora detto niente.

"Sì, grazie bimba"

Restiamo un attimo entrambi immobili come se ci fossimo pietrificati, mentre il caffè continua a scendere dalla caffettiera e poi passo la tazzina a Louis che è a disagio quanto me.

"Mi dispiace, l'abitudine" si scusa immediatamente scaldandosi le mani con il calore della tazza.

"Non preoccuparti...come mai sei passato? Mi avevi scritto un messaggio dicendomi che domani mattina partivi per un viaggio di lavoro per una settimana" gli domando curiosa di sapere la ragione.

"Mi ha chiamato Harry e dato che non mi sopporta, deve trattarsi di qualcosa di davvero importante"

Devo ammettere che proprio non me l'aspettavo che Harry ne parlasse con Louis e resto molto sorpresa da questa scoperta.

"Non mi ha detto nulla nello specifico sul motivo per cui ritenesse la mia presenza necessaria per te, ma immagino che sia per l'ansia del matrimonio giusto?" aggiunge mentre io sono molto indecisa se dirgli la verità o no. Prima che possa prendere una decisione il suo cellulare vibra sul tavolo e non posso fare a meno di leggere il messaggio che gli è appena arrivato. Blocca lo schermo molto velocemente e l'unica cosa che sono riuscita a leggere era l'emittente, 'Amore'.

"Volevo parlartene, ma tra un impegno e l'altro" si giustifica, anche se entrambi sappiamo che non è andata così.

"Non mi devi alcuna spiegazione, abbiamo divorziato e hai il diritto di ricominciare proprio come ho fatto io", ma perché lo sto incoraggiando? Non andartene Louis.

"Sì, ma abbiamo comunque una figlia" mi fa notare e poi continua:"Ero venuto per parlare dei tuoi problemi non dei miei"

Ed è in questo momento che ho deciso di mentirgli spudoratamente, lui è andato finalmente avanti, era quello che volevo ma non quello che vorrei adesso.

"Harry ha ingrandito la cosa, è solo un po' di stress pre-matrimonio e il ciclo combinati insieme" provo a convincerlo, anche se prima dovrei convincere me stessa.

"So quando menti, ora dimmi il vero motivo per cui sono qui"

"Il vero motivo? La verità è che non ho mai smesso d'amarti, il solo pensiero di perderti mi terrorizza e non so la ragione per cui ho fatto tutto questo. William è arrivato in un momento di piena crisi tra noi due e io come una stupida ho scelto la soluzione più semplice, avevo trovato una via di fuga e non ho esitato a percorrerla. La verità è che io non voglio sposare un uomo che non mi stressi al mattino per farmi foto orribili mentre sto mangiando i cereali, un uomo che non mi faccia ridere nei momenti meno opportuni, un uomo che non mi faccia ballare in mezzo alla strada come se non ci fosse un domani. Non voglio sposare un uomo che non sia tu!" questo è quello che avrei dovuto dire, ma non è andata così.

"Sono nervosa perché sarebbe la terza volta che mi sposo e se non fosse l'uomo giusto?" questa è la versione mitigata della vera risposta che gli ho dato, ma sembra che abbia funzionato.

"Comprendo la tua agitazione...William mi sembra una persona a posto e se tu hai qualche dubbio dovresti parlargli prima di arrivare all'altare" afferma dandomi un consiglio. Senza una motivazione valida lo abbraccio, probabilmente nel tentativo fallimentare di nascondere le lacrime.

"Scusa, è solo che sono un po' tesa in questo periodo e basta poco per farmi piangere, anche un piccolo gesto dolce" smetto di parlare non appena mi rendo conto di quello che ho detto.

"Saremo separati sulla carta, ma io ci sarò sempre per te" dice tenendomi le mani e involontariamente ci avviciniamo, come per baciarci, ma saltiamo indietro ognuno al proprio posto quando sentiamo il suono del campanello. Senza dire altro vado ad aprire alla porta.

"Ehi amore, non trovavo le chiavi e ho fatto prima a suonarti" dice interrompendosi quando arriva in salotto.

"Ciao William, ero passato a salutare prima di partire" dice Louis salutando l'avvocato King. Devo dire che è migliorato a inventare scuse credibili.

"Sì, Erica me ne aveva parlato" afferma prima di sparire in camera dove si starà togliendo la cravatta come tutte le sere.

"Devo proprio andare, devo ancora fare la valigia" mi informa Louis un po' rattristato.

"Grazie per essere venuto Lou" dico prendendogli la mano.

"Qualunque cosa per te bimba" dice prima di darmi un bacio sulle labbra. Resto ferma mentre lui si allontana lasciando scivolare via la mia mano dalla sua e richiudendosi la porta alle spalle. Guardo in alto per non far cadere le lacrime che già mi rigano il viso, perché questo bacio sapeva molto di addio.

Promesso? (Sequel: "Ti fidi di me?")Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora