Touché

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5 anni dopo...

Louis' POV

"Lois, dai alzati che poi tua madre si lamenta che ti porto sempre tardi a scuola" dico mezzo addormentato mentre cerco di capire come spegnere la sveglia, che sembra non voglia smettere di suonare.

"Papà sto male, non posso andare a scuola" mi urla candidamente dalla sua camera Eloise. Decido di rinunciarci con la sveglia che continua a fare rumore, nonostante l'abbia sbattuta più volte al muro, e vado da mia figlia che mi aspetta sotto le coperte con solo gli occhietti fuori.

"Sentiamo, perché non vuoi andarci?" le chiedo direttamente sapendo bene che gode di ottima salute.

"Perché non conosco nessuno e voglio stare a casa a giocare con te" risponde molto teneramente con la sua dolce vocina acuta.

"Anche io vorrei restare a giocare con te ma purtroppo devo andare al lavoro, però potresti divertirti con i tuoi nuovi compagni se andassi a scuola" le propongo per farle cambiare idea.

"E se i nuovi compagni non sono simpatici?" insiste sulla difensiva la piccoletta.

"Sei proprio come tua madre" mi viene naturale commentare.

"Com'è la mamma?" mi domanda ingenuamente.

"Testarda...ti prometto che dopo la scuola mangiamo un gelato, ci stai?" le chiedo trovando un compromesso.

"Va bene, mi preparo" esclama felice dandomi un bacio sulla guancia e preparandosi per il suo primo giorno della scuola elementare.
Questi anni sembrano essere volati, mi sembra solo ieri che le insegnavo a camminare e oggi voleva già saltare la scuola. Una vera ribelle. Arrivati davanti all'edificio vedo tanti altri bambini pieni di energie già alle otto di mattina e altrettanti genitori che cercano di contenere il loro entusiasmo. E infine vedo lei, che passa in mezzo alle altre famiglie a testa alta, indossa una camicetta bianca sopra i suoi adorati jeans neri talmente stretti che le tolgono il respiro, anche se non lo ammetterebbe mai, e per completare il suo outfit non possono mancare le scarpe tacco 12.

"Mamma!" grida felice Eloise saltando in braccio a Erica che la prende al volo.

"Lois! Pronta per questa giornata?" le chiede sorridente mentre la riappoggia per terra.

"Sì, papà mi ha detto che sono testarda come te" afferma la piccola traditrice mentre la madre mi fulmina con lo sguardo.

"Davvero? E cos'altro ti ha detto papà?" le chiede Erica.

"Nulla di rilevante. Lois è suonata la campanella ora devi entrare" dico ringraziando la campanella per avermi salvato. Eloise ci saluta entrambi e si allontana insieme agli altri bambini.

"Iniziavo a chiedermi se non ti saresti presentata" le dico ormai sicuro che non ci possa sentire nostra figlia.

"Il pensiero che dovevo vederti mi ha tentata molto, ma non mi sarei mai persa il primo giorno di scuola di Lois" afferma lei piuttosto arrabbiata.

"Noto che oggi sei di buon umore" dico sarcasticamente.

"E tu non hai perso il tuo spirito d'animo" controbatte velenosa la bimba.

"Touché" le rispondo incamminandomi verso la mia auto che però è bloccata dalla sua, messa in doppia fila.

"Mi prendi in giro?" le chiedo alterato dal suo comportamento.

"No, è l'unico modo che ho per parlarti. Non possiamo continuare a fingere, è da un anno che non viviamo più insieme e quanto pensi che crederà ancora Lois alla storia che ti sei inventato sul lavoro?" mi chiede con un tono di voce apparentemente calmo.

"Ti ho chiesto del tempo..."

"Un anno non ti è bastato? So che ci sei passato anche tu e che non vuoi far soffrire nostra figlia, ma così stai solo prolungando una falsa speranza che non cambierà nulla" mi dice interrompendomi e sferrandomi una pugnalata dritta al cuore.

"D'accordo, le anticiperò l'argomento oggi dopo la scuola e sta sera glielo diremo insieme" affermo ormai consapevole che siamo giunti a un punto d'arrivo e dal quale non si torna più indietro.

"Abbiamo trovato un accordo, a sta sera Louis" dice freddamente prima di entrare nella sua macchina e andarsene lasciandomi una voragine nel petto.

"A sta sera bimba" le rispondo anche se non può più sentirmi.
Ho impiegato diversi anni per conquistarla, stare con lei e sono riuscito a perderla in meno di un battito di ciglia. Mi chiedo in cosa abbia sbagliato, all'inizio stavamo così bene insieme, poi all'improvviso tutto è cambiato. Lei piano piano si allontanava sempre più da me e io dal mio canto non le davo motivo di restare. Dopo tutti quei anni a cercarci, è successo tutto molto velocemente. Eloise, il trasloco, il matrimonio, il lavoro...forse abbiamo corso un po' troppo, forse avremmo dovuto fermarci e capire cosa ci stava allontanando, forse abbiamo sbagliato entrambi e forse avremmo dovuto sostenerci a vicenda al posto di litigare perché l'uno non c'era quasi mai per l'altro. Sono successe così tante cose che non saprei nemmeno da dove cominciare per capire dove ho sbagliato e rimediare. Vorrei solo poter tornare indietro e cambiare il passato, starle più vicino quando ne aveva bisogno e farle capire che in questo momento ho bisogno di lei vicina più che mai.

Fortunatamente, la modella a cui devo fare il servizio fotografico sta mattina non è particolarmente capricciosa e si limita a mettersi nelle pose che le dico interpretandole anche piuttosto bene. Conclusa la mattina, vado a mangiare al bar del mio caro amico Liam e mi siedo al mio solito tavolo dove consumo il pranzo quasi sempre da solo da oltre un anno. Ma oggi, inaspettatamente, di fronte a me si siede l'amica di Erica che credevo fosse ancora in Italia.

"Non dovresti essere in Italia?" le domando sorpreso di vederla.

"Non dovresti stare con Erica?" risponde lei girando il dito nella piaga.

"Perché sei qui?" le chiedo senza usare mezzi termini.

"Per aiutarti a riconquistare la mia amica tonta quanto te" afferma anche lei senza troppi indugi.

"Mi dispiace ma sei arrivata tardi, sta sera ne parleremo con Eloise" la informo mentre abbasso lo sguardo, non riuscendo a sostenere il suo molto accusatorio.

"Fidati, sta sera non direte nulla a vostra figlia" afferma convinta prima di alzarsi per pagare il suo panino e uscire dal locale lasciandomi molto perplesso. Quando vado da Liam per saldare il conto mi dice che il mio pranzo è stato gentilmente offerto da Miriam. Ed è solo in questo momento che comincio a comprendere il motivo della loro amicizia, sono entrambe molto complesse da capire. Verso le quattro del pomeriggio vado davanti alla scuola per prendere la piccola Lois, ma sorprendentemente al mio fianco mi raggiunge Erica che pronuncia quelle uniche due parole capaci di farti riflettere su tutti gli sbagli commessi in passato e quelli che potresti fare in futuro.

"Dobbiamo parlare"

Promesso? (Sequel: "Ti fidi di me?")Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora