«Perché sei rimasto?»
Il ragazzo accennò a un sorriso, un sorriso imbarazzato e mesto, quelle labbra che erano in grado di stupirla creavano una curva stupenda che contagiò in fretta la bocca di lei, che nascose parte del viso dietro alle ginocchia piegate.
«Mi piace osservare le persone tristi.» disse lui. Quelle parole appena sussurrate sotto al cielo nero della notte suonavano come un altro, succulento segreto intimo che la luna poteva collezionare, eppure per il ragazzo non sembrava così.
Era tranquillo, le sue dita affusolate e rese biancastre dalla luce giocavano con i lacci delle scarpe bianche.
«È strano, sai?» Sussurrò a mezza voce lei. Aveva paura che il ragazzo si sentisse offeso dal suo commento, ma i suoi pensieri erano ancora più cupi e impervi delle sue parole e non sapeva cos'altro dire.
Il ragazzo diede tregua ai lacci delle scarpe e tornò a guardare ostinatamente lei, i suoi occhi ardevano e brillavano sotto al cielo stellato e nessuno sarebbe mai stato in grado di equiparare la passione che lui metteva nei suoi sguardi.
La ragazza sapeva che non sarebbe mai stata in grado di dimenticare uno solo di quegli sguardi. Sguardi rubati alla notte, lanciati forse inconsapevolmente, sguardi carichi di mille e mille pagine di parole scritte.
«È che mi sono stancato di essere sempre circondato da persone felici o che fingono di esserlo, ne ho la nausea» disse, mettendo sulla panchina arrugginita anche l'altra gamba e incrociando le gambe, per essere più vicino a lei. «Voglio vedere il lato triste delle persone.» Affermò.
Era fermamente convinto, sicuro di ciò che aveva appena detto, bramoso di realizzare il suo strano, inusuale sogno.
La ragazza tirò le maniche della felpa fino ai gomiti, iniziava ad avere caldo e il ragazzo davanti a lei sembrava emanare un fuoco scoppiettante come aura, mano a mano che il tempo passava la incuriosiva sempre di più. «Perché?» Chiese.
«Perché?» ripeté lui, inarcando entrambe le sopracciglia lunghe e ben definite, «Voglio poter mostrare il mio dolore agli altri e non dovermi nascondere dietro a un finto me stesso pieno di felicità e gioia. Voglio poter soffrire come tutti e voglio stare con qualcuno che sia in grado di condividere il mio dolore.» Disse.
I desideri del ragazzo avevano dell'utopico, erano contorti, strani, avevano degli accenni di ribellione verso i canoni del mondo e riportavano a qualche forma di masochismo, eppure erano tra i più belli e concreti che qualcuno potesse avere.
«Wow» sospirò lei, ancora senza parole per la maturità morale che mostrava il ragazzo ogni volta che diceva qualcosa. «Beh, io... Mi dispiace, ma non sono brava a dare conforto alle persone.» Sussurrò poi.
La ragazza dovette distogliere lo sguardo. Non riusciva a parlare del cambiamento che aveva causato con la sua assenza a testa alta, stava male per poterlo affrontare, non era ancora il momento giusto.
La cosa che più la faceva arrabbiare era che, quando stava scalando il percorso tortuoso, ispido e impervio che li avrebbe portati alla vetta del cielo, lei aveva fatto affidamento quasi completamente su di lui, incapace di proseguire con le sue sole forze.
Si era permessa di condividere con lui la fatica dell'impresa ed era pian piano entrata a far parte di lui. O meglio, lui era presto diventato parte integrante di lei tanto che le era impossibile continuare senza il suo appoggio.
Aveva perso la sua autonomia, da quando lui l'aveva lasciata sola non era più riuscita a portare niente a termine da sé.
«Non voglio il tuo conforto» il ragazzo scosse la testa e alzò un dito affusolato verso le ginocchia giunte di lei, che si sentì scaldare da quel gesto come fosse avvolta da una coperta di lana morbida. «Voglio che tu mi faccia capire cosa significa stare male per davvero.» Spiegò.

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¹⁵⁰ ᵐⁱⁿᵘᵗᵉˢ - ˡʲʰ
Short StoryShort Story per Lee Jooheon, main rapper dei Monsta X, completa. · • • ✤ • • · «Non c'è niente di più attraente di una situazione complicata, di una persona contorta e di un discorso bisbigliato alla luna sotto una coperta di stelle» · • • ✤ • • · ...