Epilogo

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  È sempre lì. Quando mi affaccio dalla finestra anche solo per pochi secondi, il Dottore è lì che mi fissa. Guarda e aspetta. Molte volte ha suonato alla mia porta e molte volte gliel'ho sbattuta in faccia.

Il primo giorno, quando è venuto a farmi visita dopo quell'avvenimento terribile, mi ha chiesto come stavo. Restava lì solo per sapere come stavo. Gli ho riso in faccia, mi ricordo questo. Poi l'ho cacciato.

La povera signora Hudson è stata costretta ad inventarsi non so quante scuse pur di mandarlo via nei giorni successivi. Lui le diceva "gli dica solo che io sono qui, per qualunque cosa".

Ma lui non demorde, ed ogni giorno aspetta.

Cosa vuoi che faccia, Dottore?

Mi hai portato via John.

La mia vita è cambiata. Sono passati due mesi, due maledettissimi mesi e non ho più seguito un solo caso da allora. Sono rinchiuso tra le quattro mura del 221B da quel giorno e non mi sono più mosso. Mangio (quel poco che serve a sopravvivere), bevo, fumo, suono qualcosa, poi vado a letto. Rifiuto qualunque contatto con le persone, con Mycroft, perfino con la mia padrona di casa. Ho dovuto dirle che John era partito urgentemente per stare dalla sorella che si era ammalata. Ma quanto avrebbe retto questa scusa?

Di solito arrivava a suonare alla mia porta verso le nove del mattino, ma non oggi. È arrivato alle sette, ha suonato insistentemente e ha urlato il mio nome dal piano di sotto, bussava così forte che ho perfino creduto che avrebbe buttato giù la porta. Sembrava così impaziente, diversamente dai giorni precedenti.

Ne ho abbastanza delle sue continue visite quindi, mosso da una furia incontrollata, mi alzo dalla mia poltrona e scendo di corsa le scale, superando la signora Hudson che, turbata, torna di nuovo all'interno del suo appartamento.

Apro la porta e me lo ritrovo lì, in piedi. È ancora mortificato, apre la bocca ma nessun suono ne fuoriesce. Io lo precedo. Non voglio sentire cosa ha da dire.

- Devi lasciarmi in pace, sono due mesi che non mi dai tregua. –

- Lasciami parlare, Sherlock... stavolta è importante. -

- Non voglio sentirti dire "mi dispiace", Dottore. Hai fatto il danno. Se proprio ci tieni a tirarmi su il morale, vattene. – Chiudo subito la porta, senza aspettare una risposta.

Faccio per salire il primo gradino, ma la frase che dice subito dopo mi spiazza: risulta ovattata per colpa della porta che interferisce con il suono della sua voce, per un attimo infatti mi sembra di aver capito male, ma non è così. Quella semplice frase mi fa tornare indietro e mi costringe ad aprirgli la porta.

- Posso salvare John. –

Note autrice:
Ebbene, siamo alla fine definitiva... oppure no. Come avete visto dalla fine potrebbe esserci un continuo, se lo volete, oppure posso semplicemente lasciare un finale aperto. In ogni caso, se volete un continuo e volete essere avvertiti su quando lo posterò, vi basterà chiederlo nei commenti e al primo capitolo vi verrà immediatamente spedito un messaggio.
Altre informazioni che potrebbero interessarvi se avete seguito questa storia e vi è piaciuta:
1. Sto pensando di fare la versione cartacea per venderla.
2. Non solo, siccome me la cavo abbastanza bene con il disegno, ho pensato di fare anche il fumetto e poi venderlo. Ho pensato che sarebbe una cosa figa. Ma sono solo idee, voi che dite?
Infine, i ringraziamenti: per quelli che hanno lasciato un voto o messo la storia nelle loro liste che, anche se non hanno lasciato commenti, sono contenta abbiano letto fino alla fine e, spero, apprezzato.
Alla prossima, baci.

P.S. qui trovate il seguito https://www.wattpad.com/story/87212349-the-wrong-side  

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