Capitolo 6

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Dopo 5h e 30 arrivarono a Cincinnati.
Il cielo aveva cambiato colore in un accenno di rosso serale. Era una giornata serena e alcune nuvole si stavano spostando per il vento autunnale. La prossima tappa sarebbe stata Washington D.C finalmente.
Dean in quelle ore aveva controllato spesso il cellulare, per vedere se Cas avesse scoperto qualcosa ma non aveva ancora sentito la notifica di un suo messaggio.
Mary aveva spento la radio dopo due ore chiedendosi dove fosse andato a finire il buon gusto per le canzoni in questo nuovo secolo e aveva dato il cambio a Dean il quale, controvoglia, aveva dovuto riconoscere che era stanco.
La donna stava guardando la strada davanti a sé mentre di tanto in tanto controllava il figlio che si stava per assopire di fianco a lei.
Non voleva dare inutili preoccupazioni al figlio, per questo non aveva aperto bocca, ma stava incominciando a dimenticare la sua permanenza nel Paradiso e alcuni ricordi prima della sua morte.
Era preoccupata di perdere degli indizi importanti ma, soprattutto, di dimenticare i suoi pochi ricordi di quando Dean e Sam erano piccoli.
In una vita passata a vedere come il destino può essere alterato e come anche la Morte può morire, quali erano le certezze che lei aveva?
Si passò una mano sugl'occhi sentendoli pizzicare. Non poteva permettersi di piangere, non poteva addolorarsi su qualche supposizione. Non sarebbe servito a niente.
Si convinse che era solo una sua immaginazione che, con una dormita si sarebbe risolto tutto.
Aveva sempre seguito i movimenti dei figli dall'alto, come da spettatrice, e si era sempre chiesta, come in quel momento per pensare ad altro, se questo fosse una punizione o un dono da parte di Dio.
Era terribile vedere le sofferenze dei figli quando lei era impotente e, soprattutto, quando non era più in quel mondo.
Ma come poteva volgere lo sguardo altrove se aveva la possibilità di vedere i suoi figli?
Era grata che Chuck non le avesse fatto vedere ogni singolo momento della loro vita dopo aver sentito il racconto di Dean su quegl'anni. Certo, un racconto molto sullo spicciolo, ma ora aveva un quadro generale della situazione. Il suo caro Bobby... non l'avrebbe mai ringraziato abbastanza. Joe, Benny, Kevin, Charlie... troppe morti.
Decise alla fine che era stato un dono, meritato o no era un altro discorso.
Girò la testa e vide Dean nel mondo di Orfeo. Ora che aveva tempo di osservare il figlio, notò la sua faccia preoccupata anche nel dolce sogno. Aveva un atteggiamento rigido e una ruga era scolpita sulla fronte incorniciata dai suoi capelli color cenere. La testa era appoggiata nello spazio tra il poggiatesta e il finestrino e il collo scoperto lasciava intravedere il cordino di una collana, Mary non si fece troppe domande e osservò la strada davanti a sé, agl'altri chilometri da percorrere.
Quasi senza accorgersene iniziò a intonare "Hey Jude" a bassa voce mentre il testo della canzone si faceva limpido nella sua mente. La cantava sempre al figlio maggiore per farlo addormentare.
Con lo sgyardo fisso davanti a sé, non notò l'espressione di Dean molto più rilassata.

***

<< Non parlare, non ancora >> 
La donna digitò un numero sul cellulare e aspettò che la chiamata venisse accettata dall'altro capo.
<< Tonim, vuole parlare >>
Sam sentì un gracchiare dall'altra parte del telefono infine la linea si interruppe.
La donna dai capelli scuri spostò la propria sedia lontano dall'uomo e si posizionò in piedi vicino, con ancora in mano l'ultimo oggetto delle torture di Sam.
Pochi minuti dopo la porta si aprì e Tonim entrò con la sua fastidiosa aria altezzosa e il suo blocco per gli appunti. Questa volta aveva un completino blu professionale ed era senza occhiali.
I suoi occhi privi di empatia si posizionarono sulle numerose ferite dell'uomo per una manciata di secondi, poi si spostarono sul suo viso e lo analizzarono.
Si sedette sulla sedia di legno mentre l'altra si posizionava dietro l'uomo, e con tutta la calma del mondo iniziò a parlare.
<< Bel lavoro Diana, ne terrò conto. Farò una buona parola al Consiglio. >>
Sam non vide la risposta a quel complimento da parte della donna dai capelli scuri dietro di lui.
<< Vedo che ti abbiamo convinto, bene - fece azionare la penna un colpo col pollice - incomincia pure >>
<< Mi avete convinto solo perché non trovo una via di fuga da qua, di torture ne ho sopportate peggiori >> ribattè lui con un piano stabilito nella sua mente. Le lusinghe piacevano a tutti e aumentavano l'ego di una persona.
<< Complimenti, acuta osservazione. A proposito parlavi delle torture da parte di Lucifero? Nel 2009 ci è giunta voce che i Winchester abbiano causato l'Apocalisse, altre che avesse collaborato con Lucifero e con Michele, l'arcangelo. Terze voci invece che combattevano fra di loro e voi eravate innocenti.
Cosa puoi dirci a riguardo? Avevi rapporti con il Re dell'Inferno? >>
Sam pensò automaticamente a Crowley. Avrebbe potuto aiutarlo, certo, ma a quale scopo? Non poteva offrirgli niente in cambio e sicuramente li avrebbe voluto morto. Non poteva contattarlo poi. Sperava che Castiel lo avrebbe salvato dalle grinfie di questi "Uomini di Lettere".
<< Io e Dean eravamo delle pedine. Ci volevano imposessare, dovreste sapere che anche gli angeli possono farlo ed entrambi, Lucifero e Michele lo sono di origine, chi più chi meno col tempo. >>
<< Quindi stai dicendo che voi eravate le vittime? >> parlò lei più interessata ma al contempo più suscettibile.
"Loro sono dei studiosi non si sporcano le mani" ragionò Sam sul tono della donna prima di rispondere.
<< Si >>
Tonim scrisse qualcosa sul foglio prima di continuare ad ascoltare l'uomo.
<< Io e mio fratello siamo stati scelti, prima ancora della nostra nascita a diventare i tramiti dei due prediletti di Dio e... >>
<< Dio? - lo interruppe la voce stupita della donna - e io dovrei crederci? >>
<< Io sto scegliendo di raccontarti la verità, vedi tu se credere alle mie parole o no >> rispose Sam dando un colpo alla testa per spostare i capelli sulla fronte. Le mani legate gli impedivano di fare qualsiasi movimento quindi si doveva arrangiare.
Anche il gesto di prendere il coltello alla cintura di Tonim era faticoso.
O almeno per ora.
Più Sam parlava, più riprendeva fiato, più poteva rinvigorire il corpo e riuscire a prenderlo. Ma questo era solo una parte del piano.
<< Gli angeli però hanno il bisogno del consenso dell'umano visto la loro natura di Luce e Purezza. Nè io nè mio fratello volevamo permetter loro di soggiogarci ma gli angeli ci trovavano sempre. Ci dicevano di scegliere perché se non l'avessimo fatto di nostra spontanea volontà, loro ci avrebbero costretto con i loro modi. >>
Tonim alzò la testa dai suoi appunti e osservò il cacciatore. Sembrò soddisfatta di qualcosa pertanto ordinò alla donna:
<< Diana, puoi andare. Non servono più i tuoi servigi. >>
La donna ribattè così Tonim alzò il tono della voce e urlò : << FUORI! >>
Diana percorse il tratto di strada tra la sedia e l'uscita in poco tempo dopo l'esasperata reazione del suo capo.
<< Angeli e Dio quindi >> sussurrò tornando al racconto di Samuel. Sembrava una scolara che seguiva la lezione dell'insegnante.
Sam tossì, aveva la gola secca e la vice rauca. Inoltre non mangiava da due giorni e il suo corpo ne stava risentendo.
<< Ti meriti un premio >> disse lei uscendo poco dopo.
Non era nata ieri, pertanto chiuse la porta a chiave alle sue spalle.
Era meglio di niente.
"Sono solo studiosi arroganti " pensò Samuel sorridendo tra sé e sé.
Si guardò intorno, il momento era arrivato; non poteva perdersi questa opportunità finalmente che era solo.
Girò la testa e vide con la coda dell'occhio alcuni strumenti appuntiti alla sua sinistra. Sarebbe bastato rompere la sedia all'indietro e prendere con le gambe l'attrezzo per poi tagliare le corde ai polsi, ormai aveva perso il conto di quante volte l'avesse fatto.
Tonim tornò proprio nel momento in cui Sam finì di formulare quel pensiero.
Aveva in mano una caraffa d'acqua, della carne esiccata e qualche tovagliolo. Gli fece bere l'acqua e gli asciugò la bocca anche se Sam ribattè, non avrebbe perso la propria dignità con lei e in quel modo. Era una persona dopotutto e sapeva badare a sé. Era un osso duro come diceva sempre Dean. Mosse la testa per evitare che la donna lo toccasse ma la sua mano gli prese la mandibola con forza e continuò il suo lavoro.
<< Bene, per quanto sia... contenta dei tuoi sviluppi - ebbe un momento di esitazione dopo il sia, come se volesse utilizzare un altra parola - ti lascerò riposare. Sarò di nuovo qua domani mattina. >>
Prese il cellulare e fece per chiamare una persona quando ad un certo punto abbassò la mano dall'orecchio.
<< Ci sono diverse guardie fuori di qui, quindi ti consiglio, per la tua salvaguardia, di non metterti in testa strane idee >> detto questo chiuse la porta alle spalle.
Sam riuscì a sentire l'inizio della conversazione prima che la donna se ne andasse.
<< Non è come credevamo >>
Poteva significare tutto e niente.

***

Nessuno voleva aiutarlo.
Appena sentivano il cognome dei due fratelli, i mietitori gli lanciavano uno sguardo d'odio prima di dire che non volevano immischiarsi in guai del genere.
Castiel si era rivolto a quelli che lavoravano in proprio, ai mercenari.
Non aveva acceso la radio degl'angeli, logicamente, per cui aveva ascoltato discorsi al tavolo di qualche demone da una discreta distanza.
Queste voci l'avevano portato a Edmonton in Canada, mentre altre adirittura a Pisa, in Italia.
In quel momento si trovava a Barcellona invece, in uno di quei pub dove potevi trovare tranquillamente qualcuno che avrebbe ucciso il tuo capo di lavoro per un semplice capriccio.
Stava tenendo sott'occhio due demoni al bancone mentre lui era seduto ad un tavolo qualche metro più in là e faceva finta di gustarsi una birra.
Era stata una scelta poco pensata ma lui era un angelo, avrebbe spazzato via senza difficoltà anche 40 demoni vista la sua energia ritrovata al completo. 99,9 %. Cosa fosse quello che gli mancasse non lo sapeva ancora. Credeva che fossero i ricordi nella stanza del Paradiso.
Lo avrebbe scoperto il prima possibile.
Era arrivato nel locale prima dei due figli di Lucifero senza aver notato nessun demone per cui aveva deciso di fare un sopralluogo. Era seduto lì da 3 ore ormai.
Un cameriere si avvicinò chiedendogli se desiderasse qualcosa. A Castiel venne un lampo di genio: chiese gentilmente, una gentilezza di 200 euro, di riferirgli il discorso che stavano facendo quei due signori al tavolo, anche se fossero state cose bizzarre, per avere più chiarezza.

Avrebbe aspettato, l'avrebbe fatto per Sam.

Supernatural - Il Finale ~ What hurts the most ~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora