CAPITOLO 1.

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Fu in un giorno come tanti , un giorno a caso di 10 anni fa , che la incontrai , lei, la ragazza che mi cambiò la vita.

Erano circa le 10:00 del mattino quando fui svegliato di colpo dal suono della sveglia, e con gli occhi ancora chiusi e la testa stordita per il sonno cercai di spegnerla. Mi alzai lentamente dal letto e andai in bagno a lavarmi la faccia. Andai a fare colazione , e subito dopo mi vestii. Era una giornata molto calda , non c'era vento e il cielo era senza nuvole. Accesi la tv in cerca di qualcosa da guardare per passare il tempo , quando mi arrivò un messaggio da Vincenzo (il mio migliore amico)in cui mi invitava ad un concerto in un locale non molto lontano da casa mia , non avevo programmi per quella sera , quindi decisi di andarci. Dovevamo vederci alle 20:30 , ma erano già le 20:40 e di lui non vi era ancora traccia. Il concerto doveva iniziare per le 21:00 , cosi' decisi di entrare per non rischiare di rimanere in piedi. Nonostante mancasse ancora un po' al concerto il posto era già affollato e alla fine rimasi comunque in piedi. Intanto si erano fatte le 20:55 e ancora Vincenzo non si era fatto vedere. Alla fine il concerto cominciò, visto che ero solo decisi di tonare a casa, ma quando mi girai per andarmene urtai la spalla di una ragazza. Le chiesi scusa , ma lei mi rispose di stare tranquillo e mi rivolse un sorriso. Nonostante sapessi che fosse un semplice sorriso , un senso di calore si espanse in tutto il mio corpo dandomi una sensazione di tranquillità. Era bellissima , ne rimasi quasi incantato , era poco più alta di me , aveva gli occhi marroni , ma non di quel classico colore che ha la maggior parte della popolazione mondiale.  No. Erano quegli occhi profondi , di chi nasconde una parte di se, di chi vorrebbe gridare al mondo il proprio dolore , ma alla fine sta in silenzio , di chi ha un vuoto dentro e aspetta solo che qualcuno possa colmarglielo, erano quelli che ti bastava osservarli un secondo per perderti dentro. Erano... incredibili. Lei era incredibile. In quel momento non capii che cosa mi stesse succedendo. Non avevo capito proprio nulla di quello che sarebbe accaduto di li in poi. Di come sarebbe cambiata la mia vita. Parlammo tutta la sera , e quando arrivò la fine del concerto lei se ne andò. Mi sali' un nodo in gola ,il respiro cominciò a mancarmi...rimasi li'. Fermo. Immobile, a guardarla salire in macchina , e andarsene  fino a quando non fu talmente lontana da diventare un piccolo puntino rosso nella notte. Cominciai a correre. Sempre più velocemente, i polmoni mi bruciavano ,il fiato si affievoliva sempre più , le gambe sembravano quasi muoversi da sole , come se sapessero già dove volessi andare. Arrivai a casa. Salii velocemente le scale , aprii la porta di casa e mi fiondai verso la mia camera. Mi buttai sul letto.  Chiusi gli occhi, con la speranza di rivederla di nuovo. Nei miei sogni. Lei. Che stava diventando  lentamente il sogno della mia vita.

Erano circa le 16:30 del pomeriggio. Lei era seduta vicino al muretto di casa mia , con il suo solito sorrisetto. Da quel giorno in cui la incontrai erano passati 5 anni , Avrei dovuto cominciare le medie. Mancava solo un mese alla mia nuova avventura scolastica , sperando che qualcosa cambiasse , sperando che qualcosa in me cambiasse. Avevo preso altri 10 kg , ne pesavo 60 , dov'era il problema? Avevo 11 anni. Essere diverso spesso non ti aiuta , perché essere diverso significa che nessun'altro può comprenderti , essere unico, solo al mondo.  La gente parla, e ti indica come se fossi uno scarafaggio da allontanare, come se l'essere marocchino significasse essere inferiori. Come riuscivo a superare tutto questo? Chiedetelo a lei.

Scesi le scale lentamente... e lei disse :" No guarda se vuoi posso portarti anche il caffè. Muoviti!!". Scoppiai in una risata e mi affrettai a raggiungerla.

Passavamo cosi' il nostro tempo. A girare senza una meta precisa , a parlare di qualsiasi cosa , dalla più seria alla più stupida. Adoravo sentirla parlare. Il suono della sua voce , la sua risatina , il suo sorriso. Adoravo tutto di lei. Più il tempo passava e più i miei sentimenti per lei crescevano. Non sapevo esattamente che cosa provassi per lei , ma di una  cosa ero certo. Volevo qualcosa che andasse oltre la semplice amicizia.

L'estate passò velocemente e settembre arrivò. Lei cominciò ad uscire sempre meno per via dei suoi genitori, cosi' cominciammo a vederci solamente due volte a settimana. I giorni passarono in fretta e il primo giorno di scuola si avvicinò.

Ero preso dall' ansia di affrontare una nuova scuola , nuovi amici , nuovi professori , ma dall'altra parte ero felice ,felice di poter dare una svolta alla mia vita , di lasciare alle spalle il mio passato. Ma purtroppo dovetti ricredermi.

I primi giorni di scuola passarono in tranquillità , anche se ancora non l'avevo vista , ma ero sicuro che prima o poi l'avrei incontrata.

Morivo dalla voglia di rivederla. La aspettavo sempre davanti la porta della mia classe , sperando che potesse passare di li per caso , ma non accadde. Cosi' decisi di farmi un giro della scuola , passai davanti al bagno dei maschi. C'erano un gruppo di ragazzi messi in cerchio , probabilmente stavano guardando il telefono di qualcuno. Appena passai di li , uno di loro alzò lo sguardo verso di me e disse  << uh guarda li , c'è una balena >> accompagnata dalla risata dei suoi amici. Prima di allora non venni mai preso in giro per il mio fisico , ma solamente per la mia provenienza. Non seppi che rispondere, mi trovai spiazzato, mi girai verso le persone che passavano di li in cerca dell'aiuto di qualcuno , ma niente. Si limitavano  a guardare e continuare la loro camminata indisturbati. Cominciarono a gridare  << balena, balena! >> alternate da alcune risatine di chi era li. Volevo scappare , nascondermi in un angolino buio , dove poter rimanere solo. Escludermi dal mondo.

Fu in quel momento che la rincontrai.

Sentii dei passi veloci dietro di me . Poi qualcuno mi spostò. Era lei. Si mise davanti a me. Cominciò ad urlare al gruppetto di ragazzi , minacciando di piacchiarli. Una piccola risata mi sfuggi' , ma portai subito le mani alla bocca per non farmi sentire. Mi guardai attorno per vedere se qualcuno se ne fosse accorto, ma tutti erano concentarti sulla scena di una ragazza che se la prendeva con un gruppetto di ragazzi. Alla fine fini' che i ragazzi mi chiesero scusa . Quello però non fu un episodio mirato , ma fu solo  l'inizio di una lunga catena di episodi che da li a poco sarebbe degenerata.

Una volta che il corridio si svuotò dall'enorme afflusso di gente che era venuta a guardare che cosa stesse succedendo , mi abbracciò.  << Ma che combini? >>  mi disse sorridendo  << Niente , ero venuto a cercarti e... >>  la voce mi si bloccò in gola. << Tanquillo non dare retta a quello che è appena successo , sono solo un gruppetto di idioti >>  e entrambi scoppiammo a ridere. Non riuscivo a non ridere in sua compagnia , poteva succedere di tutto , ma un sorriso me lo strappava sempre. Nonostante avesse i suoi problemi , rideva. Quindi come potevo io non ridere insieme a lei. Mi bastava starci pochi minuti e tutti i problemi sembravano scomparire.

Mi mostrò dove si trovava la sua classe in modo tale che la prossima volta non mi sarei perso. Suonò la campanella che segnava la fine dell'intervallo.  La salutai e tornai in classe. Le ore passarono lentamente.  Non facevo che riflettere su quello che era accaduto quella mattina , cosi' cercai di fare come mi disse e non ci pensai più. Suonò la campanella d' uscita e i miei compagni di classe si trasformarono in pecore per fare a gara a chi uscisse per primo. Rimasi per ultimo.  Aspettai che lei scendesse (Era al secondo piano ,  era un anno più grande di me) per poi andercene insieme da scuola. Notai che nel cortile c'era il gruppetto di ragazzi di quella mattina. Mi guardarono , ma non dissero nulla. Proseguii per la mia strada e feci finta di niente. Aspettai con lei fino a quando non vennero a prenderla. Come al solito restai a guardarla fino a quando la macchina non si allontanò.

Tornai a piedi a casa. Mia madre non era ancora tornata. Così andai in camera mia, posai lo zaino a terra , mi buttai sul letto e il sonno prese possesso del mio corpo.

Quando il mio cuore smise di battereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora