Capitolo 4

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Il colore del suo viso è di un bianco pallido, il resto è completamente ricoperto di sangue. I suoi occhi ondeggiano nell'aria secca e umida e il suo respiro diminuisce col passare del tempo. Jonathan la prende da sotto le spalle e un altro ragazzo dalle caviglie « Presto, portatela in infermeria!» Urlo stringendo i pugni, non posso permettere che qualcuno muoia prima di essere giudicato per le sue colpe...escludendo quel ragazzo di prima «Forza! Sta perdendo troppo sangue!»

L'infermeria è un posto buio e tedro, ci sono al massimo dieci lettini e quel poco di medicinali che ci servono, Non serve che i Diversi vengano curati ma, in casi come questi o per altri svariati motivi devono essere salvati. È distesa su quel lettino sporco e malandato, il suo corpo non sembra pesare un granchè visto il suo aspetto e la sua corporatura fragile. Entrambi i suoi polsi sono fasciati e il suo viso sporco di sangue. Mi avvicino a lei, contando i miei passi e cercando di non fare rumore. Prendo una pezza e la immergo in una bacinella d'acqua,la mia mano si avvicina alla sua guancia fino a sfiorarla con un dito.Ho paura di romperla. Passo la pezza sul suo viso e la pulisco dal suo stesso sangue, dal suo stesso dolore e anche dalla sua paura di morire per mano altrui. Perché non decidere da soli la propria sorte? Un occhio inizia ad aprirsi e la mia mano si allontana frettolosamente dalla sua bianca pelle «D-dove mi trovo?» Dice lei guardandosi attorno «Sono a casa?» Le ci volle poco per capire di non essere sotto il suo tetto, sotto le sue coperte e che tutto questo non era un sogno «Ciao, come ti chiami?» , «C-chi sei tu? Dove sono?» cerca di alzarsi ma barcolla e si lascia cadere sul cuscino «Cosa mi è successo?» «Hai cercato di suicidarti...» «E perché? Io amo la mia vita!» Abbasso lo sguardo sulle sue mani strette a pugno «Guardati attorno...Dove ti sembra di essere?» lei muove la testa in tutte le angolazioni possibili e poi guarda i suoi vestiti, il suo cuore sembra fermarsi e il suo fiato mozzarsi «Sono una Diversa non è cosi?» «Esatto...non so ancora per quale motivo però...» lei mi guarda, i suoi occhi si fissano sui miei e mi spiano dentro, credo di non essermi mai avvicinata cosi tanto ad una Diversa, cosi tanto da potermi specchiare nei loro occhi, nei sui occhi verdi smeraldo «Io sono...» Sento bussare alla porta e mi alzo di scatto «Avanti.» entra Jonathan ancora sporco di sangue e mi guarda «Non dovresti stare sola con lei» «Non preoccuparti, so difendermi...ricordi?» «L'ho imparato tempo fa» Sorride ed esce, lasciando la porta aperta «Adesso vado, ho da fare.» « Immagino...» dice lei con un occhio di disprezzo «Verrò a trovarti dopo, per vedere come stai.» mi avvio verso la porta e mi fermo,mi volto e le raccomando: «Non fare stupidaggini, non sei mai sola». Esco dalla stanza e chiamo una guardia, si mette davanti la porta e,soltanto adesso, posso stare tranquilla.

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