Capitolo 18

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"Quelli che sono più difficili da amare, sono quello che ne hanno più bisogno"
(Socrate)

Spostò il peso del corpo da un piede all'altro, guardandosi attorno mentre si stringeva nel maglione della divisa. Perchè non si era portata dietro anche il mantello, come suo solito? Si era quasi dimenticata che, nonostante i mesi più freddi fossero passati, nell'aria girava ancora un vento freddo capace di graffiarti la pelle, quasi avesse avuto gli artigli. Seguì i suoi amici giù per il pendio, attenta a non scivolare sul manto erboso che lo ricopriva. Davanti a lei, Harry e Ronald camminavano tranquillamente, senza dare segno di star gelando quanto lei; negli ultimi tempi, ammise la ragazza, non avevano trascorso molto tempo insieme e voleva rimediare in qualche modo. Per tale motivo, quel pomeriggio al concludersi delle lezioni, aveva accettato ben volentieri la proposta di Harry di andare da Hagrid. Era da tanto che non vedevano il loro grosso e barbuto amico, era passato un bel po' di tempo dall'ultima volta che gli avevano fatto visita. Così, i ragazzi erano usciti di soppiatto dal castello e si erano diretti verso la casa del guardiacaccia.
Allungò le maniche del maglione, portandole così a coprirle le mani rattrappite dal freddo, dopodiché fece gli ultimi balzi che la separavano dai suoi migliori amici, circondando le loro spalle con le braccia. -Voi non state gelando?- chiese loro, la voce leggermente tremolante per la tensione del corpo, troppo impegnato a mantenere un po' di calore.
Harry scrollò il capo. -Anche noi avremmo freddo, se avessimo indosso solo il maglione- notò, facendo un lieve sorriso e abbracciando la vita della ragazza. Quest'ultima sbuffò, ma non replicò nient'altro, godendosi il calore che Ron e Harry emanavano. La casa di Hagrid era ormai davanti a loro, e i tre amici si ritrovarono ben presto a bussare all'alta porta di legno scuro, tendendo le orecchie ad eventuali rumori provenienti dall'interno. Ad accoglierli, però, vi era solo un tombale silenzio.
-Che sia fuori?- domandò Ronald, spostandosi dalla porta e andando davanti ad una finestra, facendosi ombra con le mani per poter sbirciare l'interno buio. -Questi vetri sono talmente luridi che...- il ragazzo non riuscì nemmeno a terminare la frase che un omone grande e grosso spuntò alle sue spalle, seguito da un cane altrettanto enorme.
Hagrid li accolse con il suo solito vocione gentile, accompagnato da una grassa risata. -Pensa agli affaracci tuoi, Ron, casa mia è pulitissima- sostenne con tono solenne, facendosi strada tra i tre ragazzi. Salì i pochi gradini di pietra e aprí la porta con un'energica spinta, tanto che per poco non sfondò i cardini. Fece cenno ai tre di entrare, dopodiché la rinchiuse con un'altra spinta. -Chi vuole una tazza di tè?- chiese afferrando il pentolino, e sventolandolo in aria.
Nessuno dei tre amici ebbe il coraggio di rifiutare: il freddo li aveva ghiacciati, riuscendo a raggiungere le loro ossa, rendendoli così intirizziti e desiderosi di una bevanda bollente. A quanto pareva, Hermione non era l'unica a soffrire il gelo invernale. Thor si andò ad accomodare sull'enorme poltrona di Hagrid, mentre Harry, Ron e Hermione si sedettero attorno al tavolo di legno posizionato al centro della stanza. Ben presto, davanti a loro, vi erano tre tazzine fumanti.
Hermione prese la propria tra le mani ed un brivido le percorse la schiena, mentre si beava del caldo che le riscladava il viso gelido. Le sembrava di essere diventata una statua di ghiaccio, dalla punta del naso che si era colorata di un vivido rosso, fino ad arrivare alle punte dei piedi.
-Lo sapete che mi fa molto piacere che mi veniate a trovare, ragazzi, ma prima che faccia buio ritornate immediatamente a Hogwarts- li avvertì il Mezzogigante, con la sua solita voce roca e graffiante. Si sedette davanti al trio, su una seggiola di legno decisamente troppo piccola per lui e che, se non si ruppe sotto il suo consistente peso, fu un miracolo.
Hermione guardò il legno piegarsi sotto al peso dell'amico, le sopracciglia lievemente inarcate. -Come sempre, Hagrid- replicò con fare innocente, coinvolgendo gli altri tre in un generale sorriso. Era bello poter stare di nuovo tutti insieme, tutti e quattro si erano improvvisamente resi conto che, in effetti, era da fin troppo che non passavano un po' di tempo insieme. In realtà, non era passato poi così tanto dall'ultima volta che il trio aveva fatto una delle sue scorribande fuori dal castello, tuttavia a loro pareva fosse trascorso un secolo.
Hagrid si schiarì la voce. La tazza di tè, nelle sue grandi mani, appariva ridicolmente piccola e strana, quasi si fosse trattato di un oggetto della casa delle bambole. -Allora, ragazzi, a cosa devo questa vostra visita?- era una domanda alquanto bizzarra, visto che le loro visite non erano di certo una novità; tuttavia, quando i suoi occhi scuri si posarono sul giovane viso di Harry, tutti i presenti capirono che vi era un motivo ben preciso, se si trovavano lì.
Gli occhi dei tre - Hagrid, Ron e Hermione - si puntarono simultaneamente sull'altro ragazzo. Harry Potter ricambiò gli sguardi di ciascuno di loro, prendendo un profondo respiro e preparandosi a vuotare il sacco: -Non volevo che qualcuno mi sentisse, quindi ho pensato di venire qui da Hagrid... senza offesa, Hagrid- aggiunse, indirizzando gli occhi chiari verso la faccia rubiconda e barbuta dell'altro. L'uomo non parve prendersela e fece un vago gesto con la grossa mano, che risultò alquanto impacciato, tanto che per poco non fece ribaltare le tazze sul tavolo.
Tutti e quattro, ormai dimentichi del rimasuglio di tè sul fondo delle loro tazze, si immersero in un fitto silenzio, finché Hermione non incitò l'amico: -Harry, sei consapevole del fatto che ci stai tenendo sulle spine? Dài, racconta!- non stava più nella pelle, voleva sapere cos'aveva da dire di talmente pericoloso, da costringerlo ad allontanarsi da Hogwarts per poterne parlare. Che avesse a che fare con il compito che gli voleva affidare Silente? No, Hermione non sapeva perché, ma era sicura che non riguardasse il preside della scuola; una sensazione di ansia le si creò nel petto, quando una bizzarra idea si fece largo nella sua mente. Che riguardasse Draco? La sua mente era corsa subito a lui, che in quei giorni aveva occupato intere ore del suo tempo. Dopo l'ultimo loro incontro in biblioteca, dopo quel bacio scambiato tra gli alti scaffali straripanti di libri a nasconderli, si erano visti più volte del previsto. Hermione sentì una stretta al petto, proprio lì dove c'è il cuore, e dall'espressione sul viso di Harry Potter, capì che la sua supposizione fosse giusta: Draco Malfoy non era solo il centro dei suoi pensieri, ma anche quello del suo amico. Fin dall'inizio dell'anno scolastico, Malfoy aveva assunto un comportamento strano, assai diverso dal suo solito arrogante portamento, e questo non aveva attirato solo gli occhi curiosi della Granger. A Harry Potter non era sfuggito neanche un movimento di Malfoy - o quasi -, ma questo Hermione non poteva certo saperlo.
-Malfoy- pronunciò con astio Harry, gli occhi chiari che scintillavano di quello che la ragazza percepì come odio puro. Ogni speranza che l'argomento principale non fosse Draco, fu spazzata via da quella semplice parola. -Ho pensato... insomma, negli ultimi tempi è molto strano, e mi è ancora capitato di... ecco, seguirlo-
A questo punto, Hermione sbiancò. -Hai seguito Malfoy? Harry!- in passato non si sarebbe scandalizzata così tanto, al contrario avrebbe persino appoggiato l'amico, probabilmente trovandosi al suo fianco mentre pedinava il biondo. Ma in quel momento, non riuscì a pensare altro se non: che cos'ha scoperto? Come le guance avevano perso velocemente colore, altrettanto rapidamente si tinsero di un vivace rosso fuoco. No, se avesse scoperto di loro due, sicuramente non sarebbe stato così calmo, in più sarebbe andato direttamente al dunque, invece che tenerli così tanto sulle spine. Doveva essere dell'altro, qualcosa di più... importante.
Harry, per un attimo, apparì pentito di ciò che aveva fatto. -Beh, sì...- ammise, guardando l'amica di sottecchi. -Ma non è questo il punto!- tagliò corto con veemenza, il senso di colpa spazzato via da qualcos'altro, Hermione non riuscì bene a distinguere l'emozione sul volto del ragazzo. -Credo che Malfoy sia un Mangiamorte- tutti i presenti rabbrividirono, sbarrando gli occhi.
Questa volta, fu il turno di Hagrid di intervenire: -La tua è un'affermazione molto grave, Harry- gli fece notare, con tono di voce profondo. Negli occhi scuri dell'uomo, però, era apparsa una lieve scintilla. Che il ragazzo avesse ragione? Non sarebbe stato nemmeno così strano, in una famiglia come i Malfoy...
Ron fu il secondo ad esprimersi: -Potresti avere ragione, Harry, ma...- per la seconda volta, non riuscì a finire la frase che la Granger lo interruppe: -Hai delle prove?!- fu la sua domanda spiccia. Nessuno notò il suo sgomento, perché riuscì a camuffarlo dietro un'espressione di pura curiosità, tuttavia dentro di sé, Hermione Granger aveva un tornado che stava distruggendo ogni buona emozione nei confronti di Malfoy: lei sapeva che Harry aveva ragione, non aveva delle prove vere e proprie nelle mani, ma una semplice certezza dentro il proprio petto. Come aveva fatto ad essere così stupida? Si era persino dimenticata di quel giorno, passato a Notturn Alley. Si era dimenticata di aver visto Narcissa e Bellatrix parlare concitate, e comportarsi in maniera più sospetta del solito. Non aveva mai pensato che Draco Malfoy potesse essere un Mangiamorte, o forse lo aveva fatto, ma aveva allontanato tale pensiero dalla testa perché era troppo doloroso per poterlo gestire. Forse, inizialmente quando ancora non provava nulla nei suoi confronti, aveva iniziato a farsi una sua teoria - in fin dei conti, era stata la prima ad accorgersi dei comportamenti strani del Serpeverde -, nonostante ciò aveva rimosso tutto. E questo solo perché... non osò nemmeno pensarlo.
-In realtà, no. Non ancora, ma sono deciso ad andare fino in fondo a questa storia. Se Malfoy è davvero un Mangiamorte...- trattenne il fiato, serrò i pugni e non terminò la frase. Ma gli altri tre capirono perfettamente dove voleva andare a pwarare, non c'era bisogno che terminasse ad alta voce il suo pensiero, perché tutti stavano pensando esattamente la stessa cosa.
Se Malfoy è davvero un Mangiamorte, che cosa vuole fare?

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