Capitolo 6

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Del ritorno a Hogwarts, Hermione non si ricordava granchè: solo il faccione arrabbiato e preoccupato di Hagrid, che le comunicava il suo disappunto; il rombo della moto che riprendeva vita e il vento fra i capelli. Forse si era addormentata, stretta al giaccone del guardiacaccia, per poi ritrovarsi, diversi minuti più tardi, davanti alla dimora dell'amico. In una specie di dormiveglia, era poi rientrata nell'edificio scolastico; in lei c'era ancora qualche residuo della Felix, perciò non ebbe problemi  con i professori, né tantomeno con Gazza.
Quando fece il suo ingresso nella Sala Comune, vi trovò un putiferio: i ragazzi stavano festeggiando la vittoria a Quidditch dei Grifondoro. Guardò con occhi stanchi i suoi compagni Grifondoro e alcuni studenti Crovonero e Tassorosso urlare, cantare, muoversi per la stanza con grandi balzi e abbracciarsi a vicenda. Posò gli occhi su due figure avvinghiate, al centro di tutto quel putiferio, e si accorse che una delle due persone in questione era niente meno che uno dei suoi migliori amici, Ronald Weasley. Sbarrò gli occhi, scioccata, e guardò l'amico che baciava con passione Lavanda Brown, o meglio, quest'ultima sembrava averlo assalito e lui, come ovvio che fosse, le stava lasciando fare. Quale ragazzo si sarebbe tirato indietro, se una ragazza gli si fosse buttata tra le braccia di propria volontà? Se poi si trattava di Ron...
Un ragazzo le si avvicinò, vestito in uno dei suoi soliti maglioni deformi bordeux e nei pantaloni larghi neri. Con la coda dell'occhio lo vide passarsi una mano tra i capelli mori e puntarle gli occhi verdi addosso, da dietro le lenti rotonde degli occhiali. -Tutto bene?- le chiese Harry, vedendola boccheggiare davanti alla scena inaspettata.
Hermione respirò piano, cercando di darsi una calmata. Distolse lo sguardo da quei due, per puntarlo negli occhi chiari dell'amico, che la guardava con rinnovata preoccupazione. -Sì, certo, tutto bene- fece un tentativo di sorridere, ma le riuscì alquanto difficile. Non era un segreto il sentimento che, in quegli anni, aveva scoperto di nutrire per Ronald Weasley, tuttavia sperava di poter superare anche quel dolore. Quando vide che il moro non ne era affatto sicuro, ampliò il sorriso, riuscendo a farlo diventare sincero, e aggiunse: -Sul serio, Harry, non devi preoccuparti per me, in fondo tutti dobbiamo fare conto con le pene d'amore- sospirò rassegnata, lanciando un'altra breve occhiata a Ron e Lavanda che, grazie al cielo, si erano separati e ora guardavano la folla di studenti quasi si aspettassero una ricompensa. Lei era ancora ancorata al braccio del ragazzo, e sul viso aveva un sorriso di trionfo, quasi stesse urlando al mondo intero: "Guardatemi, ce l'ho fatta, ho baciato Ronald Weasley!". Hermione fece una smorfia, ma si sorprese a non provare nulla: nessuna fitta di dolore al petto, nessuna lacrima a bruciarle gli occhi, né tantomeno un senso di rabbia verso quell'oca. Niente di niente. Forse, superare quella semplice cotta si sarebbe dimostrato più facile.
-Harry?- la ragazza, improvvisamente, s'incupì. Voltandosi verso l'altro suo migliore amico, Hermione si sentì morire dentro. Era l'ora delle rivelazioni, non poteva andare oltre con le bugie e lo sapeva bene.
Il ragazzo sorrise impercettibilmente. -Sì?- era così dolce, così puro, lo sguardo che le rivolse, che la giovane si sentì a disagio. Come poteva comunicargli ciò che aveva fatto? "Ehi, Harry, l'altro giorno ti ho rubato la Felix e stamattina l'ho usata per i miei comodi, non è che potresti perdonarmi?" non suonava molto bene, doveva essere più cauta e anticipargli le scuse. Aveva una paura da matti, ma non poteva - non doveva - tirarsi indietro.
-Ti dovrei parlare- sussurrò la Granger, afferrandolo per una manica del maglione e trascinandolo fuori dalla Sala Comune. Harry non disse nulla, stette zitto e si lasciò tascinare dall'amica per i corridoi silenziosi e immersi  nella semioscurità di Hogwarts. La osservava in silenzio, chiedendosi che cosa passasse per la mente di Hermione in quei giorni, in cui sembrava così suscettibile e chiusa in sé stessa. Era da tempo che non si parlavano veramente, che non si guardavano negli occhi e non si confidavano i propri segreti. Quell'anno era cambiato tutto, loro erano cambiati, e né Harry né Hermione potevano mutare la situazione; era tutta colpa dei tempi bui che avevano colpito il Mondo della Magia, colpa di ciò che stava accadendo con il ritorno di Lord Voldemort.
Ad un tratto, senza preavviso, la giovane strega si fermò di colpo e l'amico le finì addosso, facendola sobbalzare, quasi non si ricordasse che insieme a lei c'era un'altra persona. Lei si voltò, guardandolo con i grandi occhi dorati spalancati, le labbra distese in una linea sottile e tremante. -Allora...- iniziò, respirando piano per cercare di regolarizzare il battito cardiaco. Gli avvenimenti di quel giorno le piombarono addosso come una cascata, facendola rabbrividire: lei che andava da Hagrid, il ruggito della moto quando il guardiacaccia aveva acceso il motore, il vento, Diagon Alley e i suoi stretti vicoli particolarmente vuoti, il negozio di Olivander, Kreacher, Magie Sinister, il pacchetto che Sinister aveva passato all'elfo domestico, Bellatrix e Narcissa... tutto le si ammassò nella testa, trasformandosi in una terribile emicrania. Voleva soltanto coricarsi a letto e riposare, non poteva... non poteva...
-Hai preso la Felix- quell'affermazione la fece sobbalzare e sbiancare di colpo. I suoi occhi color dell'oro si spalancarono ancora di più, se possibile, e le labbra si dischiusero di scatto per lo stupore. Harry sorrise flebilmente e scosse la testa, passandosi un'altra volta le dita tra i capelli e cercando di districare i nodi. -Me ne sono accorto ancora dopo le selezioni di Quidditch che non ce l'avevo più. All'inizio ho pensato di averla lasciata nel dormitorio, e quindi sono andato a controllare, ma poi... ho incontrato Luna- fece una breve pausa e alzò lo sguardo sull'amica, alquanto preoccupata e pallida. -Mi ha fatto un discorso piuttosto strano. E con "strano" intendo strano anche per lei, ma comunque mi ha fatto capire, con molto giri di parole, chi aveva preso la mia fialetta- concluse con estrema sincerità.
-Quindi sai...- incominciò la ragazza, che fu subito interrotta da Harry: -Non so perchè tu l'abbia presa, no, e non lo voglio neanche sapere. Mi fido di te, Hermione, e so che se lo hai fatto c'è un motivo valido, quando sarai pronta a spiegarmi cosa sta succedendo, sai dove sono- e detto questo la attirò in un affettuoso e lungo abbraccio, in cui Hermione Granger si sentì finalmente a casa. Ricambiò l'abbraccio, circondando il collo dell'amico con le braccia, e schiacciando il viso contro la sua spalla. Inspirò a fondo il profumo di lui, chiudendo gli occhi e lasciando libero sfogo alle lacrime; non sapeva perchè stesse piangendo, non era triste ma nemmeno felice, era una strana sensazione di oppressione, come se, da un momento all'altro, dovesse accadere qualcosa di brutto e oscuro.

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