4° Capitolo.

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Quando il suo profumo mi giunge fino alle narici, sbarro gli occhi.
Non può essere vero. -Harley, chi è?!- urla mia madre dalla cucina.
Quando si stacca dal mio corpo posso osservare i suoi capelli del mio stesso colore e gli occhi marroni. Lei mi fissa sorridendo mentre io non posso che non posso credere ai miei occhi. All'improvviso davanti gli occhi mi passa un veloce flashback.

-Guarda, zia! Ho vinto il premio!- corre verso mia madre sotto i miei occhi. L'abbraccia e mamma fa altrettanto, io alzo gli occhi al cielo cambiando il canale alla TV.
Dio, quant'è odiosa.
Glie lo vorrei dire, o meglio, sputare in faccia ma non ho voglia di una nuova litigata con lei, che poi alla fine sarò io comunque la colpevole. Quindi sospiro scuotendo la testa oramai stufata della presenza di questa qui, e felice nello stesso momento che fra pochi giorni si trasferirà in un altro posto con i suoi genitori, non vedo l'ora di non averla più fra i piedi. Scorgo con la coda dell'occhio la medaglia che ha vinto alla gara di nuoto che ha organizzato la Provincia.
Forse si, sono invidiosa di lei.
Sono invidiosa del fatto che è più brava di me;
Che tutti credono che sia meglio di me;
Che tutti mi paragonano a lei in tutto quello che faccio e, che sempre sono io quella che viene messa da parte.
Ho solo dodici anni.
Una semplice ragazza di dodici anni, a cui è stato rubato le amicizia, il rispetto e l'orgoglio.
Da parte di lei, la mia presupposta cugina.
Che odio.

Sbatto le palpebre riprendendomi dallo shock, si perché tutto quello che sta succedendo è un'enorme trauma. -Harley, chi è alla porta?!!- la voce di mia madre e i suoi tacchi che sento sempre più forte secondo per secondo mi fanno girare la testa verso il corridoio, da cui appare e non appena vede chi è il nostro "ospite" inaspettato si porta la mano sulla bocca sgrannando gli occhi. -Zia!- senza che aspetti più di tanto vedo Iris oltrepassare la stipite e correre verso mia madre, la cui naturalmente le mostra un grandioso sorriso.
Io guardo la scena disgustata. Ditemi che non è vero, ditemi che è solo un incubo, uno stupido incubo che sembra reale ma che però non lo è affatto e che quando mi sveglierò tutto questo scomparirà.
-Ma quando sei arrivata?! Oh, mio Dio, accomodati Iris!- sospiro quando deduco che non è un sogno. Tiro un grande respiro chiudendo la porta e poggio la fronte sopra, chiudendo gli occhi e cercando di calmarmi.
Che vita di merda.
-Harley porta un bicchiere di aranciata.- apro gli occhi di scatto girandomi verso mamma, che ora vorrei incenerirla con lo sguardo, se potrei. Alzo gli occhi al cielo e lei se ne accorge tanto che mi rivolge una dura espressione senza farsi però vedere da Iris. -Certo.- dico con un sorriso così falso come quello delle ciglia della mia "carissima cuginetta". -Oh, no. Non ne voglio, grazie comunque Harley.- spunta la voce della reincarnazione di Satana sotto forma di angioletto. -Ok.- faccio e mostro un grande sorriso gentile cercando di controllare l'istinto soprannaturale di strangorarla e buttarla in un campo abbandonato.
Si a questo forse ci lavorerò in futuro.
-Siamo arrivati questa sera, i miei hanno detto che domani andremmo a farvi visita insieme, ma io non ho resistito e sono venuta da sola.- e gli scappa un sorriso, sulla sua faccia da schiaffi cronici. -Ma sei venuta a piedi, da sola poi?!- esclama mamma. Già, mi chiedo anch'io. Non la potevano rapire e stuprarla?
Ma guarda caso, no.
-Veramente abitiamo a due case di distanza.- sbarro gli occhi e mi si congela il sangue nel cuore.
COSA??!!
COSA CAZZO HA DETTO?!!
-Davvero?- mamma la guarda non riuscendo a credere. Come neach'io. Come diamine abita a 50 metri da casa mia?!
-Si. Ho chiesto ai miei genitori se potevano acquistare la casa più vicino a voi, e mi hanno accontentata.- ma tu vuoi essere uccisa dalle mie mani Iris.

Dopo circa un quarto d'ora la vedo finalmente abbandonare questa casa e non so se essere felice o piagere dalla disperazione e dal nervosismo che bolle nelle vene. Senza nemmeno dare il buona notte a mia madre mi rifugio in camera sbattendo la porta più forte di quanto possa e afferro la prima cosa che mi passa davanti urtandola al pavimento per calmare la rabbia.
Non può essere vero!!
No!
Ma che diavolo, perché mi deve succedere una cosa del genere? Proprio adesso!!
Se così vuole Dio punirmi per quello che ho fatto è un'ingiustizia!! Non può mandarmi Iris fra i piedi!
Che diavolo c'è di sbagliato nella mia vita?!!
Peggio di così si può?!

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