Capitolo 1

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Christina Perri, A Thousand years

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"I have died every day waiting for you darling, don't be afraid I have loved you for a thousand years I'll love you for a thousand more..."


Dopo un’intera estate ecco riascoltare la sveglia che suona sulle note di A Thousand Years di Christina Perri, se suona alle 07:15 del mattino significa che questa non è una mattina qualunque perché oggi è il mio primo giorno di scuola superiore, oggi inizia la mia nuova vita. E’ finita così un’altra estate piena di ricordi, non sono per nulla triste che inizi la scuola, anzi tutto il contrario; ho una voglia matta di scoprire com’è essere una liceale. Mi alzo dal letto e corro a fare colazione; come sempre latte e biscotti. Finito di mangiare vado in bagno a lavarmi i denti, piastrare i capelli, e dopo aver messo un po’ di mascara e la matita negli occhi mi vesto: una blusa blu scuro, jeans e Byblos. Sono una ragazza alta con gli occhi verde acqua, ho i capelli castano chiaro e abbastanza lunghi, non sono magra e neppure grassa diciamo nella norma, anche se per me sono grassa. Ho una scarsissima autostima, anche se all’impatto sembro molto vanitosa, ma chi mi conosce sa che non sono per niente così, sono bipolare, dolce, divertente, emotiva e comprensiva, quando mi affeziono molto ad una persona posso diventare molto gelosa e sono in fase di lavorazione per cercare di migliorare la mia personalità e convivere con i milioni di difetti che ho. Questa sono io.
Appena ho terminato di prepararmi, ho preso lo zaino e con mia madre in auto ci siamo dirette a scuola, ero molto agitata, non conoscevo nessuno a parte tre ragazze, avevo paura di non essere accettata. Appena sono arrivata, imbranata come sono, sono inciampata e sono caduta a terra, per fortuna un ragazzo mi ha aiutata a rialzarmi. Quando arrivò di corsa ad aiutarmi mi disse “Tutto bene? Ti sei fatta male?” ed io in imbarazzo risposi con un filo di voce ironico “Si tutto bene tranquillo, mi sono fatta conoscere subito da tutti in pochi secondi”. Si mise a ridere e la sua risata coinvolse anche me. Se ne andò con il suo sorriso dicendomi “Mi piacerebbe restare a chiacchierare con te, ti trovo molto simpatica, ma devo andare in classe. Ci si vede in giro, comunque mi chiamo Bryan”. “Io sono Crystal, ci si vede”. E’ un bel ragazzo, ma la cosa che all’impatto mi ha colpito di lui è stata la gentilezza (di solito se una persona vede un’altra cadere si mette a ridere o altro, invece lui no, neanche una risata, tranne nel momento in cui ne ho detta un’altra delle mie). Appena se ne andò, aggiustai i lacci delle scarpe e notai una carta per terra, c’era scritto: “Carta dello studente di Bryan Cooper…”, c’era anche il suo numero di cellulare. Adesso grazie a questa scusa avrei potuto parlargli di nuovo e magari vederci qualche volta in giro o a anche a scuola durante la ricreazione. Mi precipitai di corsa in classe, ero in ritardo, appena entrai nell’aula mi sentii catapultata in un altro mondo, per fortuna la campanella era appena suonata, ma la professoressa era già in classe. Sostai per qualche minuto alla porta “Buongiorno, scusi per il ritardo, posso entrare?” “Buongiorno, sì tranquilla accomodati pure”. “Grazie mille”. Mi sedetti accanto alla mia amica e ascoltammo il discorso iniziale della professoressa. Ero molto agitata, continuavo a guardarmi intorno cercando di ricordare più volti possibili di coloro che sarebbero stati i miei compagni di classe per cinque anni. Al termine del discorso scendemmo tutti in aula magna per assistere al discorso del Preside. Proprio mentre scendevo intravidi Bryan, si sistemava il suo piccolo ciuffo color castano, indossava una maglietta blu, un jeans e le Converse rigorosamente blu, era poco più alto di me, con la carnagione non molto chiara. La mia amica mi fece conoscere subito una ragazza, sempre della nostra classe, Kathryn: una ragazza poco più bassa di me, magra, capelli corti ricci color castano chiaro come i suoi occhi. Fin da subito mi trovai molto bene con lei, proprio mentre parlavamo venne Bryan a salutarla, pensavo che fosse il suo fidanzato. “E’ mio cugino di secondo grado, non pensare che sia il mio fidanzato. Si chiama Bryan se vuoi te lo presento è molto carino vero?” “Tranquilla non pensavo affatto che fosse il tuo fidanzato…” mentii “…già stamattina ho potuto fare la sua conoscenza, in un modo molto strano”. Mi guardò sorpresa “Su dai racconta”. “Niente di particolare, sono caduta e lui mi ha aiutato a rialzarmi”. “E poi…su dai sono curiosa parla”. “Niente di più, mi ha detto il suo nome e mentre sistemavo le scarpe ho trovato la sua carta dello studente”. “Ah, ho capito tutto…con questa scusa vi vedrete e ci parlerai di nuovo, vero?” “Esatto, brava, ci capiamo subito senza che ci conosciamo”. “Sì infatti, adesso andiamo a sederci o non troveremo più posti”.
Ci sedemmo, continuammo a parlare e a conoscere un po’ più dell’una e dell’altra. Nel frattempo feci conoscenza con altre ragazze sedute dietro di noi: Ellie, Madison e Alexa. Sono tutte più o meno alte come me. Non sono una ragazza a cui importa tanto il fattore estetico, certo anche quello conta, ma soprattutto in una persona cerco di scoprire com’è fatta caratterialmente. Madison è una ragazza dai capelli rossi con gli occhi castani, estroversa, sempre sorridente, dolce e simpaticissima. Ellie ha dei lunghi capelli ricci neri ed un paio di occhi castani in cui potresti annegare, è timida, però abbiamo legato molto facilmente, è dinamica ed è un tesoro di ragazza, molto premurosa, sensibile e protettiva. Alexa è una ragazza dai capelli castani e ha degli occhi castani con una forma esotica che le conferiscono uno sguardo ammaliante, ha un carattere molto particolare: è impacciata, schietta, solare, sincera, spontanea, divertente, dolce, riservata, diffidente; per fortuna sto riuscendo a capire come gestirla. Lei è il mio uragano, la ragazza che mi incasina la vita più di chiunque altra. Loro sono le ragazze con cui ho instaurato un legame molto forte, ma ci sono anche altre ragazze con cui ho fatto amicizia. Alla fine del discorso del preside e della vicepreside siamo andate nel cortile della scuola, dopo alcuni minuti ho visto Bryan, era con dei suoi amici e amiche e non sapevo come dirgli che aveva perso la sua “Carta dello Studente”. Aspettavo il momento giusto per parlargli, un momento in cui fosse da solo; così quando lo vidi alla macchinetta delle merendine, mi precipitai da lui. Feci finta di comprare qualcosa, e appena si voltò sbattemmo la testa. “Sempre io sono, scusami non volevo.” “Chi si rivede…” disse con tono ironico “…tranquilla non mi hai fatto nulla, sei molto imbranata però”. “Sì scusami , non volevo, ti sei fatto male?” “No tranquilla sto bene”. Ero molto imbarazzata, non sapevo come dirgli che avevo la sua Carta, ma mi feci coraggio. “Senti volevo dirti…” mi interruppe “Dimmi pure” “…quando te ne sei andato stamattina ti è caduta dalla tasca la Carta dello Studente e ci tenevo a ridartela”. “Non me n’ero proprio accorto, grazie mille per fortuna l’hai trovata tu. Immagino che ti sarai segnata il mio numero, vero?” Sorrise “No no per niente, non sono quel tipo di persona.” “Tranquilla, anzi segnalo così ci teniamo in contatto”. “Okay, come vuoi”. Segnai il numero, ci salutammo e se me ne tornai dalle mie amiche. Ero felicissima, “Se ha voluto che segnassi il suo numero significa che mi vuole conoscere”, pensai tra me e me. Tutte le mie nuove amiche dopo una chiacchierata sulle nostra abitudine, le cose che ci piacciono o meno, sulla nostra famiglia… iniziarono a pormi delle domande come: chi è? Come vi siete conosciuti? Cosa vi siete detti? State insieme? Mi sentivo molto sottopressione, però risposi a tutte le loro domande. Erano molto contente per me, anche perché all’impatto mi  sembrò un ragazzo misterioso e avevo molta voglia di scoprire com’era caratterialmente e volevo conoscerlo in tutti i suoi aspetti: sia positivi che negativi.
Appena arrivai a casa i miei genitori mi chiesero com’era andata e le varie domande che fanno tutti i genitori i primi giorni, gli risposi e dopo pranzo andai a chiudermi nella mia stessa. Era una bella giornata di settembre, faceva molto caldo, avevo molto sonno, così mi addormentai e mi svegliai dopo un paio d’ore. Come al solito avevo sognato Leon: il ragazzo che mi ha lasciato una cicatrice nel cuore, ma allo stesso tempo mi ha fortificata. Però adesso non volevo pensarci, non volevo rischiare di piangere come sempre, “Su Crystal, sorridi, vai avanti e lotta come hai sempre fatto”, mi ripetevo. Dopo aver ascoltato un po’ di musica, che come al solito mi aiuta a schiarire i pensieri, andai in cucina per cenare; più tardi mi sdraiai sul letto, e come sempre con lo schermo del cellulare accesso sul suo profilo whatsapp, per cercare di immaginarlo accanto a me, mi addormentai.

BUON POMERIGGIO A TUTTI.
SPERO CHE VI PIACCIA IL PRIMO CAPITOLO DELLA MIA STORIA. SAREI MOLTO FELICE SE COMMENTASTE. GRAZIE A TUTTI, UN BACIO😘

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