Capitolo secondo

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Warmness on the soul
Capitolo 2

19 Novembre 1901

Riza bussò cortesemente alla porta. Da dentro non provenne alcun suono.  Spesso capitava che il signor Hawkeye, immerso nei suoi studi, non si accorgesse minimamente di ciò che gli accadeva intorno e non rispondeva nemmeno quando veniva chiamato. La giovane entrò in camera del padre, ma effettivamente lui non c'era.

L'aria nella stanza era viziata. Berthold di rado apriva le finestre. Era geloso dei suoi spazi in modo quasi patologico. Come se avesse paura che gli potesse essere portato via qualcosa, pensò Riza. La ragazza, di soli sedici anni, si approssimò alla scrivania dell'uomo. Teneva tra le mani un muffin fatto con le sue mani poco prima. Decise di aspettare il ritorno del padre, e nel frattempo colse l'occasione per dare un'occhiata a quella camera che lui custodiva con tanta scrupolosità. Sulla scrivania c'erano fogli su fogli, pieni di appunti e scarabocchi indecifrabili agli occhi di Riza. Quei simboli erano tutta la vita di Berthold Hawkeye, letteralmente. La giovane si chiese se lei fosse importante per il padre almeno quanto quegli appunti. Stupida, stupida Riza. Gelosa di un paio di disegni. Pensò la ragazza. Su una pila di documenti, era poggiata una scatolina argentata. Non l'aveva mai vista prima. Chissà dove l'aveva presa.

«Riza! Che ci fai qui? Quante volte ti ho detto che non devi entrare nella mia stanza?» Tuonò Berthold, cogliendo di sorpresa la giovane che si girò di scatto, nascondendo il muffin dietro la schiena. «S-scusami, ti stavo cercando e pensavo fossi qui.»
«Non importa cosa pensavi. Te l'avrò ripetuto mille volte. Allontanati da lì ed esci.» Rispose l'uomo. Nemmeno un attimo dopo fece scansare la figlia e si sedette sulla poltrona, col capo chino sulle sue scritture. Riza rimase inerme per qualche istante, fissando le gracili spalle del padre. Prima di andare via chiudendosi  la porta alle spalle, sussurrò debolmente: «Buon compleanno, papà.»

«Ops, mi dispiace.» Si scusò Roy, che accidentalmente si era scontrato con la giovane figlia del suo maestro, mentre era intento a portare uno scatolone nello studio di quest'ultimo. «No, chiedo scusa io. Stavo camminando un po' troppo veloce senza guardare.» Si affrettò a dire lei.
«Ma quello è un dolce?»
«Sì, è un muffin al cioccolato. L'ho preparato io.» Rispose Riza, con tono amareggiato. Avrebbe tanto voluto farlo assaggiare al padre, sentirgli dire che era buono, che era stata brava. «Ha davvero un aspetto delizioso.» Esclamò il moro, sorridendo.
«Se vuoi lo do a te. Io non ho fame, adesso.» Disse la giovane, porgendoglielo e sperando che, almeno in questo modo, la sua fatica non fosse sprecata.
«Davvero? Io invece ho una fame da lupi! Grazie mille.» Dichiarò Roy, prendendo delicatamente il muffin dalle mani di quella ragazza così carina e addentandolo famelicamente. «Esattamente come immaginavo. È squisito.»
Roy intento a trangugiare il dolce in quella maniera così buffa, fece ridere Riza. «Se ti piace così tanto, sappi che in cucina ce ne sono altri.»

«Roy Mustang! Ti vuoi sbrigare?!» La voce del signor Hawkeye giunse alle orecchie dei due fin da dentro alla camera chiusa. Roy, senza esitare un attimo di più, riprese lo scatolone che aveva poggiato ai suoi piedi e corse diritto dal suo maestro, salutando con un cenno Riza.



«Generale Mustang!» Esordì Havoc, entrando nell'ufficio del suo Capo. Il Generale era lì, riverso sulle pile di pagine e fogli, con un braccio penzoloni  dalla scrivania.  Si era addormentato e ronfava beatamente. Havoc gli si accostò all'orecchio.
«Generale!» Urlò, volutamente, più del necessario, facendo sobbalzare Roy che lo guardò con disprezzo. «Havoc, ti sembrano questi i modi per svegliare il tuo superiore?» Disse l'uomo, stropicciandosi gli occhi. «Spero che tu non tratti così anche le donzelle. O meglio, credo che sia proprio questo il motivo per cui...»
«Generale» lo interruppe Breda «siamo di ritorno dalla stazione. Non abbiamo riscontrato nessun movimento sospetto, tuttavia ci è stato riferito da alcuni testimoni che due giorni fa vi erano due persone di dubbia provenienza, probabilmente un uomo e una donna, che cercavano informazioni riguardo la Centrale Militare» affermò Heymans, fermandosi per un instante nel suo resoconto.
«Esatto, la nostra Centrale.» Concluse Havoc , mentre si accendeva una sigaretta. Roy si alzò dalla poltrona, portandosi una mano al mento. «Bene. Per il momento non c'è molto che possiamo fare. Vedremo come evolverà la situazione nei giorni a venire. State allerta.» Disse il Generale, prendendo il cappotto e poggiandoselo sulle spalle «Per oggi...»
«Signor Mustang» una vocina fece capolino da dietro le spalle dei tre uomini «io, vede, dovrei...»
«Sheska!» Roy si fece spazio per passare tra i due sottoposti e guardare in faccia la giovane ex bibliotecaria occhialuta. «Suvvia, non essere timida. Dicci la ragione che ti ha spinto a recarti fin qui. Non mi dirai che è per il mio ammaliante fascino.» Le disse Roy, ricevendo le occhiatacce di Havoc e Breda, che sospirarono arresi.
«In realtà, signore, è che ieri ero rimasta sola in Centrale. Sa, spesso rimango qui fino a tardi. Mi dimentico di essere a lavoro quando inizio a leggere i file in archivio. Soprattutto se mi capitano sotto mano robe interessanti, tipo ieri.» Sheska si arrestò, sembrava che le parole non riuscissero a uscirle dalla bocca. «Insomma, sia ieri sera che oggi, mi sono sentita osservata mentre andavo via. Ecco, vorrei che i miei sospetti si rivelassero infondati , però credo che ci sia la possibilità che qualcuno voglia metter mano all'archivio. Ho paura che per farlo, io...»
«Ho capito, Sheska. Sta tranquilla, ce ne occuperemo noi.» la rassicurò Roy stringendole le spalle «Adesso va a casa e non fermarti per strada. A proposito, Falman non era con te?»
«È andato via prima di me. Ha detto di aver terminato il lavoro, così sono rimasta solo io.» Rispose il giovane soldato, fissandosi la punta dei piedi. Si sentiva davvero inquieta. «Capisco» rispose l'uomo sorridendole « a quanto pare le risposte arriveranno più in fretta del previsto, miei cari amici!» Disse infine il Generale, sfregandosi le mani con un sorrisetto di sfida.  Sembrava fin troppo entusiasmato dalla situazione: alla faccia del "ne abbiamo già vissute abbastanza".

Warmness on the soul. (Fullmetal Alchemist) Where stories live. Discover now