Mi sono illusa spesso che qualcosa potesse durare per sempre, sin da quando ero solo una bambina con un ridicolo codino biondo sulla fronte e dei vestiti dai colori improponibili, abbinati fra di loro come se mia mamma mi avesse vestita al buio. A quei tempi - dovevo avere non più di quattro anni - capitava spesso che cadessi per terra e mi sbucciassi le ginocchia e i palmi delle mani. Guardavo la pelle arrossata e sanguinante e mi mettevo a frignare, convinta che non sarebbe mai più tornata liscia e per nulla dolorante come poco prima che la forza di gravità mi richiamasse a sé.
Verso i nove anni, invece, intrecciavo braccialetti dell'amicizia con bambine di cui non ricordo neanche il nome e, lo ammetto, quegli ammassi di filo devono essere finiti dritti nel water e ancora più giù verso l'Oceano Indiano. In effetti, qualcosa di eterno c'era: le perline colorate. Dato che per smaltire un sacchetto di plastica è necessario un tempo compreso fra i cento e i mille anni, avrei fatto prima a ingoiare quei braccialetti, decisamente. Ad ogni modo, ormai è acqua passata e gli uomini del quarto millennio studieranno i miei braccialetti come reperti storici, concordando sul fatto che Phoebe Anderson, oltre a ignorare del tutto i bidoni per la raccolta differenziata da persona del tutto incivile, era davvero una frana nell'intrecciare fili e perline.
Eterni mi sono sembrati anche i rimproveri di mia mamma quando... in realtà non so di preciso cosa facessi di male, doveva solo trovare particolarmente divertente l'idea di urlarmi contro senza una vera ragione e, a giudicare dagli sguardi che zia Maddie e Derek mi rivolgevano quando erano presenti in occasione delle sue sfuriate, credo proprio che questa sia l'unica spiegazione plausibile.
Tuttavia, non avrei mai immaginato che potesse esistere qualcosa dall'apparenza ancora più interminabile, qualcosa di così sfiancante da farmi considerare l'idea di un bel volo dal balcone della mia camera da letto, ma sono costretta a ricredermi: Calum Hood, intento a blaterare da un paio d'ore qualcosa riguardo una storia su una patita di astrologia e costellazioni che - non si sa bene come, forse grazie al seno prosperoso concessole molto gentilmente da Madre Natura - riesce a conquistare la sua cotta, uno Scorpione, pur non possedendo alcun genere di filtro che impedisca ai suoi pensieri più sconci e perversi di raggiungere direttamente la bocca ed essere espressi ad alta voce, proprio di fronte al tizio in questione. Tutti questi particolari, mi sembra ovvio, sono stati dettagliatamente raccontati da Calum, fan accanito di questa storia di cui aspetta con ansia il prossimo aggiornamento, mentre continuava a gesticolare per la foga, rischiando di far scivolare il cellulare che tiene in mano direttamente sul pavimento.
«Riuscite a capire quanto sia importante per me sapere quando i due protagonisti si metteranno finalmente insieme in maniera ufficiale?»
«Sinceramente? No,» risponde Michael, del tutto atono, sfogliando con una noia a dir poco incredibile un libro di ricette che Derek mi ha gentilmente prestato. Ho cercato di fargli capire che non sono portata per la cucina, ma lui e zia Maddie sperano ancora che un giorno sia io a gestire il loro ristorante, visto che sono la loro nipote preferita - oltre che l'unica. Michael, ad ogni modo, sembra molto interessato al capitolo dei primi piatti, perciò smette di ascoltare qualsiasi cosa Calum stia blaterando e si immerge completamente nella sua lettura, non degnando più nessuno di un solo sguardo.
«A me interessa,» interviene Ashton, pur avendo l'aria di non aver capito una sola parola.
«Davvero?»
«Certo, anche se devo ammettere che è piuttosto strano che una persona si innamori di uno scorpione. A proposito, sapevate che in alcuni paesi del sud-est asiatico gli scorpioni vengono mangiati fritti? Sono un po' come le nostre patatine, insomma.»
«Oh, mio Dio,» riesco solo a dire, trovando raccapricciante anche solo l'idea di ingoiare uno scorpione. Penso sia persino peggio di un serpente.
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Two Survivalists || Luke Hemmings
FanficAlmeno questa volta, a distanza di tre anni, posso dire che davvero Luke Hemmings era l'ultima persona con cui mi sarei voluta ritrovare in una situazione simile. * Luke cade rovinosamente a terra, svenuto. «Oh, l'ha presa bene, tutto sommato,» comm...