Capitolo Cinque

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Non appena entriamo in camera, Matteo crolla sul letto come un sasso e cade in un sonno così profondo che non si accorge nemmeno di me che lo spoglio e che gli do una ripulita da tutta quella puzza di alcol che si è portato dietro.

Cado anche io come un peso morto sul letto completamente esausta e il nervoso che sento mi fa impiegare un bel po' di tempo per addormentarmi.

E il risveglio non è nemmeno dei migliori.

Ho un mal di testa atroce, manco avessi bevuto, e la rabbia ancora da smaltire.

Quella che doveva essere una vacanza da sogno si è trasformata in una vacanza da incubo.
Mi sento sola, uffa! E Matteo non accenna a svegliarsi.

Inizio a vestirmi facendo dei rumori assordanti di proposito. Batto le mani proprio accanto al suo orecchio, poi le batto sul letto, poi sul comodino, ma niente. Non mi da neanche un segno. Allora gli do uno spintone facendolo voltare sull'altro lato ma in risposta ricevo solamente un orribile grugnito.

Mi metto seduta per un attimo a sbuffare e a pensare cosa posso fare per svegliarlo ma poi penso che non me ne frega più un cavolo. Ieri mi ha rovinato una serata e adesso non gli permetterò di rovinarmi anche questa giornata.
Quindi decido di scendere senza di lui e di rilassarmi un po'.

Borbotto un «Vaffanculo» e lascio la stanza.

La mia pancia brontola ed ha bisogno di una buona colazione.

Prendo l'ascensore per raggiungere il ristorante e intanto controllo sul mio telefono se ci sono messaggi o chiamate perse.

Ma quando le porte si aprono continuo a camminare con la testa basta e non mi accorgo di andare a sbattere, petto a petto, contro qualcuno. Qualcuno che ha un corpo davvero sodo e muscoloso.

«I'm sorry, Miss» dice lui e intanto io ripeto le mie scuse in italiano completamente rimbambita.
Sia per la figuraccia della mia disattenzione che dai meravigliosi occhi blu che si ritrova questo tipo.

Solo dopo qualche secondo realizzo che il tizio è straniero e quindi ripeto le mie scuse in inglese, che per fortuna conosco bene, ma quando faccio per andarmene noto che qualcosa mi tiene bloccata a lui.

Noooo! Non ci posso credereeeeeee!

Divento rossa immediatamente e alzo lo sguardo sul suo viso facendo un sorriso imbarazzato.

Il mio braccialetto si è impigliato in uno dei passanti dei suoi pantaloni e mai come ora desidero di scomparire, evaporare, qualsiasi cosa purché finisca quest'imbarazzo.

Strattono il mio polso sperando di riuscire a liberare il bracciale ma la posizione della mia mano, a pochi centimetri dalla patta, è davvero indecente e quindi non so se sia meglio stare ferma o continuare a fare tentativi.

Mi volano dalla bocca parole per niente eleganti mentre lui, nella sua lingua, mi dice di stare ferma un momento.

Faccio come dice e la sua mano si posa sul mio polso cercando un modo per liberarmi.

Resto a guardare i movimenti delle sue dita che leggermente mi sfiorano la pelle.
Ha delle mani così belle, virili, forti, proprio da maschio.

Ho un leggero batticuore e non so perché. Forse perché mai nessun uomo aveva posato le sue dita sulla mia pelle oltre Matteo?

Eppure non c'è malizia o indecenza nei suoi tocchi. Sta solo cercando di liberarci da questa imbarazzante situazione e probabilmente sarà anche sposato e avrà dei figli dato che si nota lontano un miglio che ha almeno quarant'anni.

Oh Gesù santissimo! Spero solo che non sia qui con la moglie e i figli!

E quando il panico inizia a impossessarsi di me, finalmente riesce a liberarmi.

Tiro un sospiro di sollievo e scappo via urlandogli un «Grazie» e poi un «Scusa» ricordandomi dopo che era straniero e che sicuramente non ha capito.
Beh, meglio così. Soprattutto per prima quando ho detto tutte quelle parolacce.

Tiro un sospiro e cerco di dimenticare quest'episodio abbuffandomi al buffet della colazione.

Controllo di tanto in tanto il cellulare per vedere se Matteo si fa vivo. Ma più non trovo sue chiamate e più mi arrabbio.

Appena finita la colazione raggiungo la reception e mi faccio spiegare come funziona per l'ingresso alla spiaggia, dato che quando sono arrivata ero così rimbambita da non ascoltare nulla di quello che diceva la tizia dietro il bancone.

Mi dice che con la stessa chiave magnetica della stanza posso accedere allo spogliatoio dove trovo i teli e tutto l'occorrente.

La ringrazio gentilmente e scendo in spiaggia carica di buon umore. Anche se mi giro continuamente intorno intimorita di trovare il tizio di prima.

Sono ancora imbarazzata per l'accaduto!

Ma comunque non permetterò a nessuno di rovinarmi questa mattinata.

Mi sdraio sotto il tiepido sole settembrino e chiamo le mie amiche.

Facciamo una videochiamata e si meravigliano di vedermi da sola senza Matteo.

Vorrei tanto raccontare la verità su quello che è avvenuto ieri sera in discoteca ma non sono per niente felice di ascoltare poi i loro commenti.

Mi invento qualche rapida scusa sul fatto che ieri sera ci siamo divertiti tanto e che adesso è stanco.

Ma nella mia mente continuo a pensare che gliele canterò di tutti i colori non appena si sveglierà.

Resto a telefono con le ragazze per più di un'ora a spettegolare e ad aggiornarci sul programma universitario, poi mi rilasso al sole e mi addormento.

Quando mi risveglio scopro che è già passata l'ora del pranzo e che Matteo non si è fatto vivo per niente.

Dormire al sole mi ha praticamente prosciugata e quindi mi tolgo il leggero vestitino e vado a farmi un bel bagno.

L'acqua è perfetta e l'ambiente in spiaggia è tranquillo.
Niente di quello che c'era ieri per strada o in discoteca.
Quest'hotel è fantastico!
Potrei anche non uscire più da qui dentro.

Mi faccio coccolare dalle onde leggere e dall'acqua cristallina socchiudendo più volte gli occhi godendomi la bellezza dell'estate che finisce.

Mi bagno i capelli. Nuoto in largo e quando decido di rimettermi al sole scopro che sul mio cellulare ci sono cinque chiamate perse. Tutte di Matteo.

Non so perché ma inizia salirmi l'ansia.
Forse si è arrabbiato non vedendomi in camera? Oppure si sarà sentito male mentre io mi facevo un bel bagno?

Metto tutte le mie cose nella borsa e avvolgo il mio corpo nel telo blu donato dell'hotel.

Tutta gocciolante mi avvio verso l'ingresso.

I capelli bagnati mi ricadono sulle spalle nude che al contatto con l'aria condizionata nella hall si ghiacciano facendomi venire i brividi.

Il mio telefono in borsa continua a squillare e so che è Matteo a chiamare ancora.

Accelero il passo e non appena svolto nel corridoio dell'ascensore mi scontro di nuovo con qualcuno.
Ironia della sorte: di nuovo il tizio straniero di questa mattina!

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