Uno strano incontro (Ebook e Cartaceo)

Capitolo Sei

Sbatto talmente così forte contro il petto muscoloso dell'uomo che mi ci vogliono alcuni lunghi secondi buoni per rendermi conto di essere rimasta con il corpo attaccato al suo e le mani sul suo petto.
Mi perdo per qualche istante in quel mare che si ritrova al posto degli occhi e il cuore inizia a battere forte.

Totalmente imbarazzata cerco di staccarmi ma le sue mani sui miei fianchi mi tengono bloccata per il solo motivo di non far cascare giù il telo.

Divento rossa immediatamente e afferro i lembi del telo per rimetterlo di nuovo al suo posto e mi rendo conto che nell'impatto sono caduti per terra anche alcuni fogli che lui aveva in mano. E poi scopro anche che non è solo. Accanto a lui ci sono altri due signori altrettanto eleganti e con un portamento di classe che mi guardano divertiti.

Inizio a ripetere delle scuse e mi offro di aiutarlo a recuperare i fogli, ma maldestramente ne bagno alcuni dato che sono ancora gocciolante. E noto che anche la sua camicia all'altezza del petto e della spalla è bagnata.

Il tipo, nella sua lingua, mi dice di non preoccuparmi e alla fine, completamente a disagio, mi alzo e mi rifugio nell'ascensore.

Sbuffo per la mia seconda gaffe e spero che mi dimenticherò presto di questi inconvenienti e soprattutto di non dover imbattermi ancora in lui nei prossimi giorni.
Dovrò stare più attenta quando corro.
Da oggi in poi camminerò solamente!

Ma quando arrivo al terzo piano davanti alla porta del camera non riesco a trovare la chiave magnetica.
Nooooo, ma dove ho la testa?
Eppure ce l'avevo in mano quando correvo verso l'ascensore. Dove l'ho messa adesso?

Scavo nella borsa ma della chiave magnetica nessuna traccia.

Forse mi sarà caduta nell'impatto di prima? Sì, sicuramente e dopo andrò a cercarla.

Intanto busso delicatamente alla porta e spero che Matteo si alzi per venire ad aprirmi. Anche perché sto congelando qui fuori con il costume e i capelli bagnati.

E fortunatamente viene ad aprirmi subito con l'aspetto di un moribondo.

«Ma dov'eri finita?» Mi dice mentre si ributta sul letto a pancia in giù.

«Ero in spiaggia. Mi annoiavo a stare chiusa qui dentro... tu hai bisogno di qualcosa?» Chiedo mentre mi libero dal costume e mi do un asciugata.

«Sì, qualcosa per la testa. Mi sta esplodendo» mugugna sul cuscino e mi infilo un vestitino leggero.

«Dovresti prima mangiare. Che ne dici di scendere in spiaggia? C'è un chiosco niente male» vado in bagno e mi pettino i capelli, ma non so perché ho ancora il batticuore per lo scontro di prima con quel tizio straniero.

Matteo accetta la mia proposta e scuoto la testa per cambiare pensiero.
Ritorno in camera e sorrido nel vederlo intento a cercare qualcosa da mettersi.

Lo aiuto e passiamo il resto del pomeriggio in spiaggia. Stesi sulla stessa sdraio a rilassarci e a farci le coccole.
E non appena vedo che inizia a riprendersi un pochino gli faccio la fatidica domanda «Non avrai mica intenzione di andare di nuovo in discoteca stasera?»

Fa spallucce «Perché no? Ci siamo divertiti ieri sera»

Mi alzo dal suo petto e lo guardo allibita «Tu ti sei divertito. Io mi sono annoiata per tutta la serata e come se non bastasse mi sono anche ritrovata a trascinarti in hotel tanto che eri ubriaco»

«Bene. Se non ti va di venire puoi anche startene in camera» sbotta alzandosi dalla sdraio con uno sguardo di sfida e va a tuffarsi in mare.

Non mi da nemmeno il tempo di rispondere che mi ritrovo di nuovo ad essere ignorata.

Lo odio quando fa così!

Perché non mi da ascolto?
Infondo voglio solo passare questa vacanza da sola con lui, non in una discoteca a farmi venire i mal di testa.

Sbuffo infastidita e mi infilo il vestitino.
Ritorno nella hall dell'albergo e mi metto a cercare la chiave magnetica della stanza.
Se scopre che l'ho perduta inizierà a chiamarmi anche stupida imbranata.

Inizio a cercare un po' dappertutto fin quando una voce non cattura la mia attenzione «Stai cercando questa?»
Il tizio straniero esce dall'ascensore parlando un perfetto italiano. Quindi non è inglese come avevo pensato?

Trasalisco non appena lo vedo avvicinarsi a me con la chiave magnetica della mia stanza che estrae dalla tasca anteriore dei pantaloni.
E poi lo fisso stranita e confusa.
«Credevo che... che lei fosse straniero» dico nel pallone più completo e anche troppo imbarazzata nel ripensare a quanto accaduto prima e stamattina.

«Puoi darmi del tu. Non sono poi così vecchio» alza fiero un sopracciglio castano e mi porge la chiave magnetica con un mezzo sorriso davvero delizioso.

Scuoto la testa per riprendermi «Grazie» mi riprendo la chiave ma non mi torna una cosa «Se allora parli italiano, perché continuavi a parlare inglese?»

Ridacchia leggermente. Una di quelle risate basse, roche e sexy «Perché mi stavo divertendo parecchio nel sentirti imprecare in quel modo»

Nascondo il viso nelle mie mani nel ripensare a tutte quelle parolacce «Scusami. Ovviamente non erano riferite a te ma a questo stupido braccialetto» alzo il braccio per farglielo vedere ma lui non toglie gli occhi dal mio viso.
E nemmeno io riesco a staccare i miei dal suo.
Ha dei lineamenti così magnetici.
Un uomo in tutti i sensi!

«Un braccialetto senz'altro fortunato» mi prende la mano e mi bacia delicatamente le nocche «Ci si scontra in giro... Mia» aggiunge poi sorridendomi ancora divertito e va via.

Per un attimo mi chiedo come faccia a sapere il mio nome ma poi mi rendo conto di avercelo scritto sul bracciale.
E poi perché è un bracciale fortunato? Non l'ho capita.

Faccio spallucce e ritorno in spiaggia sperando di non dovermi più scontrare con lui.

Al mio ritorno Matteo è al telefono e sta organizzando la "sua" serata.

Sbuffo sdraiandomi sul lettino e quando si rende conto della mia presenza, alquanto delusa e annoiata, riattacca e si siede accanto a me.
«Okay, scusami per ieri sera. Ma non vedevo quei miei amici da una vita e mi sono lasciato un po' andare ma stasera sarà diverso. Te lo prometto» mi sorride e mi prende il viso per poi baciarmi appassionatamente.

Come al solito mi lascio convincere e lo credo ma la serata in discoteca non va come lui aveva detto. Procede esattamente come la sera prima.