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Una nuova identica mattina era appena iniziata nella casa di riposo. Come ogni giorno tutto il personale del turno diurno iniziò ad arrivare nel parcheggio della struttura e a prepararsi per il lavoro. Come ogni giorno il programma delle attività era lo stesso come lo sarebbe stato anche il menù della colazione.
A conferma di ciò, proprio come al solito, anche le assistenti irruppero nella stanza 101 nello stesso modo chiassoso di sempre.
Ma per Yoongi ogni cosa quel giorno era profondamente diversa.
Era diverso il silenzio della stanza quando si era svegliato un po' prima dell'arrivo del personale.
Era diverso il suo umore che lo stava rendendo apatico e remissivo.
Era diverso il comportamento delle ragazze che per una volta si affaccendarono subito intorno a lui e che si stupirono non trovando nessuna resistenza da parte di Yoongi quando cercarono di aiutarlo a vestirsi.
Anche la conclusione di quella visita di routine fu diversa.
Le due donne dopo aver finito di infilargli il maglioncino e le scarpe erano semplicemente uscite dalla stanza. Nient'altro.
Yoongi lanciò un ultimo sguardo al letto vuoto davanti al suo, poi uscì dalla stanza 101 e si diresse al giardino.
Lentamente, con una lentezza quasi estrema, si diresse verso quella panchina su cui gli era piaciuto trascorrere diversi pomeriggi fino a quel momento.
Era un punto tranquillo del giardino, dove d'estate crescevano tantissimi fiori che quasi riuscivano a sommergere ogni anno le gambe di quella panchina su cui finalmente si andò a sedere. Con la testa un po' piegata all'indietro si godette i raggi del sole sul viso mentre riprendeva fiato per la passeggiata.
Quella semplice sensazione di calore sulle guance lo riportò di nuovo indietro nel tempo, a quel pezzo di storia che non aveva avuto il tempo, o forse il coraggio, di raccontare il giorno prima.
Era la parte della storia che più lo aveva tormentato negli anni seguenti, la parte che più di tutte aveva fatto fatica a superare, quella che ancora adesso sperava fosse andata diversamente, quella che avrebbe voluto cancellare.
Quella che in fin dei conti non aveva ancora mai accettato.

*

La mattina successiva a quella serata al cinema conclusasi nel suo capanno degli attrezzi, Yoongi si era svegliato tardi, con la luce che filtrava dalle tende arrivandogli dritta in faccia.
Era sceso più addormentato che sveglio fino in cucina dove sua madre lo aveva rimproverato per essersi svegliato a quell'ora e dove suo padre leggeva il giornale ignorando moglie e figlio. Restò con loro giusto il tempo di prepararsi qualcosa per colazione e poi se la svignò alla svelta nella sua biblioteca privata.
Scena analoga si svolse quella mattina in casa Park. Jimin era rientrato tardissimo tentando di non fare il minimo rumore e si era addormentato ancora con gli abiti per uscire addosso. Probabilmente avrebbe avuto la forza di cambiarsi solo se Yoongi lo avesse prima spogliato... con quel pensiero in testa si era addormentato di sasso fino al mattino, quando suo padre era andato a bussare alla sua camera per avvisarlo della colazione.
Come un morto che cammina si era alzato, cambiato, sciacquato il viso e finalmente aveva raggiunto il suo posto in cucina. Fissava il nulla con la guancia abbandonata sul palmo della mano, rivivendo sprazzi confusi della sera precedente con la mente ancora impastata dal sonno.
Suo fratello lo risvegliò tirandogli un poco gradito scappellotto sulla nuca prima di sedersi a sua volta.
«Allora, hyung! Ti è piaciuto ieri il film?»
«Mh? C'eri anche tu?»
Cercò di trattenersi dal guardarlo male, concentrandosi invece finalmente sul piatto che aveva davanti.
«Oh sì, io c'ero. Ma tu? Non te ne sei mica andato via a metà film con il tuo amico? Cos'è, ti sei imbarazzato a vedere una donna nuda?»
Quella stupida frase sarcastica provocò una serie di reazioni a catena. Jimin in primis si irrigidì visibilmente. Dopo un attimo di silenzioso imbarazzo sua madre esclamò che quelli erano discorsi da uomini e lei aveva molto da fare; al contrario suo padre sembrava improvvisamente molto interessato e nella testa del ragazzo anche più arrabbiato di quanto in realtà non fosse.
«Cosa significa, Jimin?»
«Io-
Si stava vergognando da morire, ma doveva trovare una risposta convincente, una risposta che lo facesse apparire come un vero uomo etero.
«Io mi sono imbarazzato, è vero. Ma semplicemente perché vorrei poter scoprire le bellezze di un corpo femminile in una situazione più piacevole, ecco.»
Forse non era passato esattamente come un "vero uomo etero", ma più come un "vero sfigato etero".
«Verginello» gli sibilò malevolo suo fratello, attento a non farsi sentire dal padre che, dal canto suo, sembrava soddisfatto della risposta, ma non altrettanto contento della situazione.
«Jimin, ormai sei quasi un adulto a tutti gli effetti, non mancano molti anni a quando potrai andare al militare. Non puoi continuare a prendere certe... "questioni" alla leggera. Vorrei morire con il capezzale circondato dai miei nipoti.»
Sottolineò tutto il discorso con uno sguardo penetrante e severo. Solo un "Sì, papà" abbandonò le labbra di Jimin in risposta.
Divorò la colazione senza più alzare la testa, ascoltando distrattamente i nuovi discorsi della sua famiglia. Poi si rintanò in camera sua: quel giorno non poteva andare da Yoongi. Se qualcuno avesse scoperto qualcosa... Non voleva nemmeno pensare a quell'eventualità.
Evidentemente invece Jihyun non vedeva l'ora di pensarci.
Cosa diamine aveva fatto di così grave a suo fratello da meritarsi tutto quell'odio?
«Hyung, secondo te sospettano già qualcosa? Che hai fatto di bello col tuo amichetto per tornare addirittura più tardi di me?»
Il sorriso sarcastico stampato sulla sua faccia irritò Jimin ancor più delle sue frasi malevole, soprattutto perché ormai a quelle era abituato fin sa quando suo fratello lo aveva beccato semplicemente abbracciato un po' troppo stretto ad un suo amico.
«Secondo te nostro padre sospetta già qualcosa della gravidanza della tua rispettabile ragazza da una notte e via? Temo sarai nei casini una volta tornato a casa.»
Non voleva dirlo. Non voleva dirlo davvero, con quel tono cattivo per di più. Aveva tenuto il segreto per mesi, da quando aveva incontrato in lacrime davanti a casa una delle tante avventure di suo fratello. Tra i singhiozzi gli aveva prima confessato di aspettare un bambino e poi lo aveva scongiurato di non dirlo a nessuno, cercando di convincere più se stessa che Jimin che avrebbe trovato una soluzione.
Ma ormai lo aveva detto. Non poteva rimangiarsi le parole. Aveva perso troppo le staffe e si era trasformato nel Jimin subdolo che mai avrebbe voluto essere.
«Senti, Jihyun, mi dis-
«Cosa- Come lo sai? Chi cazzo te l'ha detto?!»
Sembrava a dir poco terrorizzato. Nel giro di un secondo aveva controllato tre volte la porta, come se sperasse di poterci guardare attraverso per assicurarsi che nessuno stesse ascoltando. Poi si avvicinò di colpo al fratello, senza nemmeno aspettare una risposta.
«Non osare farne parola con nessuno, hai capito?»
«E tu non mettere in giro strane voci su me e i miei amici, hai capito?» lo scimmiottò.
Anche se era stata una mossa orribile da parte sua, certo non più orribile di quello che gli stava facendo suo fratello, ormai doveva cercare di sfruttarla. Jihyun fece un verso di disapprovazione, ma comunque annuì.
«Non una parola, siamo intesi» e si avviò di nuovo verso la porta, dove si fermò per aggiungere con un ultimo ghigno «Cerca solo di non farti beccare con un uomo!»
La porta si richiuse troppo in fretta e l'oggetto che Jimin aveva lanciato, qualcosa di leggero preso a caso dal tavolo, rimbalzò inutile contro il legno.
Alla fine, anche se non si erano dati appuntamento e nonostante la promessa che aveva fatto a se stesso, appena dopo pranzo, Jimin sgattaiolò fuori casa e, con un percorso più lungo del solito, raggiunse la villa di Yoongi.
Suonò al campanello annunciandosi alla madre con nome e cognome, per andare sul sicuro.
«Buon pomeriggio signora Min, le ho portato della frutta fresca. Suo figlio è sempre così gentile con me, mi sembrava giusto ricambiare»
Lei lo accolse cortese, lasciandolo entrare nell'ingresso di casa.
«Ti ringrazio, Jimin. Vuoi che ti chiami Yoongi?»
«Gliene sarei grato. Spero di non disturbarlo, non ci eravamo messi d'accordo per vederci.»
La madre al "disturbarlo" fece un gesto come a dire che non era possibile.
«Mio figlio è sempre rintanato in quella sua biblioteca, sono contenta che abbia qualcuno con cui uscire un po'» fece una pausa, poi sembrò voler aggiungere qualcosa «Ah, Jimin»
«Mi dica, signora»
Lei lo fissò, indecisa, ma alla fine scrollò la testa.
«No niente, seguimi»
Alla fine furono loro ad andare di sopra. La madre di Yoongi lo annunciò prima di farlo entrare nella piccola biblioteca privata del figlio. Era una stanza bellissima, con file di librerie e una comoda poltrona da cui il suo probabilmente ormai ragazzo si era appena alzato.
«Jimin! Buon pomeriggio. Che ci fai qui?»
«Yoongi- sua madre parlò prima che l'ospite potesse rispondere -tuo padre tornerà questa sera. Con questa giornata così calda, comunque, vi consiglio di restare in casa al fresco o a godervi l'ombra in veranda. Meglio non uscire. Vi chiamo appena la macedonia sarà pronta.»
Detto ciò lasciò la stanza, ma solo dopo aver lanciato una veloce occhiata di intesa al figlio.
«Non credo faccia così caldo oggi» osservò Jimin stranito.
«Restiamo qui comunque, ti va? Parliamo un po'.»
Davanti al sorriso di Yoongi che accompagnò le sue parole, l'altro non trovò nulla da obiettare e si lasciò velocemente convincere.
Durante quel pomeriggio, il più piccolo si ritrovò, tra un argomento e l'altro, a raccontare pieno di imbarazzo la sua visione dei fatti di quel periodo di amicizia, da quando aveva scoperto di provare dei sentimenti per l'altro fino alla sera prima. Anche Yoongi in modo molto più sintetico e spiccio confessò come aveva vissuto alcuni momenti insieme, le sue paure e perfino le paure di sua madre, che era a conoscenza della sessualità del figlio ormai da tempo.
Così, alla fine, anche Jimin si aprì ancor di più con l'altro, vedendo lo sforzo che aveva fatto Yoongi per rivelargli quel suo timore. Gli raccontò così tutto ciò che era successo quella stessa mattina, spaventandosi anche solo a ripensarci.
Si rese conto che suo padre era completamente l'opposto della signora Min: non avrebbe mai accettato di avere un figlio anormale, uno che invece di sognare di stringere una bella figliola tra le braccia aveva pensieri schifosi su altri uomini.
Yoongi decise di non fare alcun commento sull'uomo vedendo quanto quell'accaduto avesse scosso il figlio. Dopotutto non era nemmeno così sorpreso: come lui, anche una larghissima parte della popolazione coreana la pensava esattamente allo stesso modo.
Dovevano solo stare attenti, molto attenti.

Silenzi [BTS - YoonMin]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora