Senza aspettative

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"Sono tornata!" esclamò Chantal, dopo essersi richiusa l'uscio alle spalle.

Passi pesanti si avvicinarono a lei. Pesanti e impacciati. "Auguri! Auguri, bambina mia che diventa grande, la mia bambina!" le piombò addosso la zia Cécile. Continuò a farfugliare banalità, mentre la ragazza accettava passiva il suo abbraccio, e tendeva le orecchie alla camera del giovane Marc.

"Zia," sussurrò poi, "Marc è già a casa?"

E la sentì irrigidirsi, per poi iniziare a massaggiarle la schiena con vigorose manate. "Siete cresciuti come fratelli..." considerò, estemporanea.

Chantal rifiatò. Ma perché me lo fa sempre notare? Lei sa quanto lo amo...

"Stamattina non ho voluto disturbarvi. Avete parlato?"

Chantal trasalì. "Stamattina?" domandò, "Credo lui abbia dormito fino a tardi, sono dovuta andare a scuola senza nemmeno salutarlo..."

La zia Cécile assunse un'aria leggermente turbata. Prese qualche secondo di tempo, poi elaborò: "Temo stia ancora dormendo."

"Ma sono quasi le due del pomeriggio..."

Cécile allargò le braccia. "Vieni in cucina, mangiamo qualcosa, si farà vedere..."

E Chantal la seguì, un po' preoccupata. Certo non aspettava questo giorno quanto me!, pensò delusa.

"Siete cresciuti come due fratelli..." ribadì ancora la zia, guadagnandosi uno sbuffo in risposta.

"Lo fai sembrare... incestuoso!" la rimproverò Chantal, prendendo posto attorno al tavolo già apparecchiato. "Mi viene quasi il dubbio che lui la pensi come te, e che sarà schifato quando gli dirò ciò che provo."

La zia non rispose, limitandosi a scuotere la testa. "Digli quello che provi, o lo rimpiangerai." suggerì, come sempre, ma per la prima volta aggiunse: "Senza aspettative. Qualunque sarà la sua reazione, non toglierà nulla a quanto di bello hai provato tu, né al rispetto che gli hai usato attendendo la maggiore età per dichiararti."

Chantal sentì lo stomaco contrarsi. E proprio mentre era così emozionata, due ragazze e un ragazzo irruppero nella piccola stanza.

"Ancora non escono, immagino le peggio cose!" esclamò, ridacchiando, una delle due femmine; una tipa dinoccolata con un vistoso piercing sotto il labbro.

Chantal la conosceva di vista, era amica di un amico di Marc, o qualche cosa del genere, e proprio Sergio, il ragazzo in questione, le diede di gomito e disse: "Probabile che debbano parlare. E stop." Sorrise all'indirizzo di Chantal, che ricambiò, mentre la vecchia prozia invitava tutti quanti a sedersi e aggiungeva qualche coperto: non era insolito che il figliastro invitasse gli amici a trattenersi per i pasti, e a lei non dispiaceva.

Intanto, Chantal era ancora fissa su Sergio: Sono contenta sia amico di Marc. Il suo accento italiano mi fa sempre divertire, e...

"Chantal!" la richiamò l'interessato, "Se vieni un minuto di là con me ti mostro una cosa..."

La ragazza lo guardò di traverso, le sue pupille guizzarono tra i presenti: le altre due amiche di Marc si stavano raccontando qualcosa a bassa voce, tra loro, ignorandola; invece la zia Cécile aveva in volto un largo sorriso, il suo sguardo era condiscendente. "Vai con lui. Quando sarà pronto il pranzo vi verrò a chiamare." sancì infatti.

Chantal seguì Sergio fino in camera propria. In fondo, visto che il mio compleanno non gli sta suscitando alcunché, mi va giusto bene di non accogliere Marc seduta attorno al tavolo, sempre a disposizione mentre lui... dorme?

"Eccoci, mi... mi fai vedere di nuovo quei ritratti di Marc?" esordì Sergio, insolitamente timido, una volta raggiunta la stanzetta.

Chantal trovò che fosse una richiesta un po' strana, ma accettò, e tirò fuori da un tubo di cartone una serie di fogli a spolvero arrotolati. "Ecco..." li porse al suo ospite.

Sergio srotolò i fogli e prese a guardarli, impiegò del tempo, che Chantal passò in parte a chiedersi perché quell'improvviso interesse – Non aveva detto che doveva, lui, mostrarmi qualcosa? - e in parte a immaginarsi Marc che dormiva della grossa e poi si svegliava con il mal di testa. Poi l'italiano le si fece accanto: "Sei proprio cotta, eh?"

Chantal sorrise. Non c'era traccia d'ironia in quell'affermazione così banale, ma qualcos'altro, un'emozione che lì per lì non seppe decifrare. "La zia insiste a dire che siamo cresciuti come fratelli, ma non è così."

"Non lo è." confermò Sergio. "Tua zia non sa di cosa parla."

Chantal sospirò.

"Non ti guarda come si guarda una sorella." disse ancora Sergio, facendola avvampare, poi aggiunse: "Non hai fatto una piega, prima, quando Angéline ha accennato al fatto che immaginava 'le peggio cose'. Di cosa credi stesse parlando?"

"Vuoi dirmi che malignava su Marc?"

"Non voglio dirti niente. Solo sapere cosa ti aspetti."

Chantal scosse la testa: "Niente aspettative." O almeno, credo dovrebbe essere così...

In quella, oltre la porta-finestra che separava la camera dal corridoio, l'imponente sagoma di Marc si palesò. Al suo seguito una ragazza.

Marc bussò alla porta, e il cuore di Chantal mancò un battito. "Sergio? Sei davvero qui? Devo raccontarti..."

"Non ora, sono con Chantal."

E Marc, così come si era manifestato, svanì.

Chantal abbassò lo sguardo. "Niente aspettative." ribadì mesta.

Sergio restò in silenzio. Con gesti lenti ripose i disegni nel tubo di cartone.

"Sai," riprese la ragazza, "se davvero Marc ha passato il giorno del mio compleanno chiuso di là a fare... le 'peggio cose'," fece una pausa, poi alzò lo sguardo e sorrise, "semplicemente accetterò il fatto che non è il Marc di cui mi sono innamorata." Sorrise ancora, si avvicinò alla porta.

Sergio la seguì.

"Lui sa cosa provo..." disse ancora Chantal.

Sergio annuì. "Niente aspettative. E' un buon sistema." la incoraggiò infine.

Mayumi - Chantal e il rifugio sotto la montagna - saga della realtà immaterialeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora