Sento dunque vivo

14 1 0
                                    

Quando riaprì gli occhi trovò la zia Cécile, insolitamente austera, china su di lei a massaggiarle la testa.

Tamburellò i polpastrelli sul legno del pavimento, constatò che non era sporco d'altro che di polvere.

Accarezzò, quasi goduta, le assi di legno, strizzando gli occhi e stiracchiandosi come dopo un lungo sonno.

Piano, lentamente, si alzò da terra. Incrociò lo sguardo della zia, stranamente serio, poi la vide alla sue spalle. "Mamma..." sussultò, vedendo il corpo esangue, ormai rigido e cadaverico. E il sangue secco, tra la polvere, ma fu soltanto un attimo.

"Tranquilla." suggerì la zia, socchiudendo le palpebre.

Chantal le tuffò la testa in grembo, e lì pianse come una bambina. Non trovò il coraggio di alzare di nuovo lo sguardo, e la zia non la esortò a farlo. Invece: "Perché non ci allontaniamo da qui?" le propose.

Chantal, vuota, annuì. Lasciò che la zia le ripulisse il volto, poi le camminò al fianco, appesa al suo braccio, come non aveva mai fatto prima.

Si lasciò guidare fuori di casa, attraverso il viale alberato, poi nel parco.

Il tempo scorreva, i loro passi anche. E la ragazza non provava nulla, e non nel solito modo, quello di chi teme di non riuscirci, ma nel modo di chi ne ha avuto abbastanza. Ed era tutta un'altra cosa.

Oltre il parco si usciva dal centro abitato, e solo una volta lì, lontana da tutto, Chantal osò: "Tutto questo è... reale?"

"Trovo sia una domanda sciocca."

Chantal non smise di camminare al suo fianco, ma allentò la presa sul suo braccio e rallentò leggermente, confusa.

"Come ti senti?" le domandò la zia.

Chantal a quel punto si fermò a pensare. Cécile l'assecondò, e la guardò in volto mentre rispondeva: "Sono malinconica, e triste, e spaventosamente impotente rispetto a ciò che ho visto... o creduto di vedere... o ricordato..."

La zia annuì. "E quello che senti lo definiresti... reale?"

Chantal trasse un respiro. "Lo sto sentendo, quindi lo è. Vuoi dire che la realtà non è che il frutto delle nostre percezioni?" provò, ricordando di aver sentito dire cose di quel genere durante le lezioni di storia dell'arte.

Ma l'altra scosse la testa: "Potresti chiedermi se hai visto ciò che ti pare d'aver visto, o se lo hai solo sognato, o se invece lo hai ricordato. Ma, dimmi, c'è forse una di queste opzioni che ti farebbe sentire in modo diverso?"

Chantal sospirò, e l'altra proseguì.

"O potresti chiedermi se ora stai davvero camminando con me o se soltanto immagini di farlo. Ma la cosa non darebbe sollievo alle tue gambe affaticate. Perché le senti tali, dunque lo sono. O potresti chiedermi se ciò che vedi tu corrisponde a ciò che vedo io. Ma non essendo in te non potrei risponderti con onestà. E queste sarebbero comunque domande meno sciocche di quella che mi hai rivolto." Detto ciò, Cécile si fermò e cercò lo sguardo di Chantal: "Questo è... reale?" le ripropose.

Chantal sorrise: "Ho capito cosa voglio davvero sapere." Trasse un respiro per farsi coraggio, poi: "Sei davvero mia zia?"

L'altra sorrise: "Questa è una domanda migliore." 

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 05, 2016 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Mayumi - Chantal e il rifugio sotto la montagna - saga della realtà immaterialeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora