<<Mi chiamo Martina ho 27 anni, sono qui oggi perché mi ritengo qualificata per questo lavoro, in base alla mia esperienza come...>>
<<Va bene così grazie mille, signorina è sufficiente!>>.
La donna all'altro capo del tavolo, mi rivolse " quel Sorriso", che avevo imparato a conoscere, da ormai troppo tempo.
Quel giorno mi ero sforzata con tutta me stessa, di pensare positivo, "Puoi farcela Marty, puoi farcela" avevo ripetuto costantemente nella mia testa.
Arrivata davanti alla scuola media G. Arcoleo, della mia cittadina Caltagirone, il mio buon umore era andato scemando con il passare del tempo, arrivata nell'androne dove si svolgevano, i colloqui per il posto di assistente all'infanzia nella ludoteca comunale, il mio stomaco si attorcigliò, lo spazio brulicava di persone, per lo più ragazze, che in periodo di crisi, come quello attuale, cercavano un lavoro fisso, che non comportasse troppo dispendio d'energie magari, nel mezzo comunque vi era qualche ragazzo che probabilmente, aveva un talento genitoriale spiccato. E qualche donna di mezza età , più adatta a ricoprire il ruolo di nonna., che di educatrice. Ma chi ero io per giudicare? Tralasciando l'apporto economico che un altro stipendio avrebbe dato alla mia famiglia, soldi che per altro sarebbero finiti nel fondo studi di mia sorella al DAMS, era il mio biglietto per la normalità, per essere qualcosa di diverso da quella parola disgustosa, che aleggiava sulla bocca di chiunque incrociasse il mio cammino.
Ma le mie fantasie vennero stroncate sul nascere da quell'unica frase che mi venne rivolta.
E' strano fermarsi a riflettere su come una singola parola può farti piombare nel baratro, per me quelle parole, troppo perfette e cortesi, pronunciate da una bocca appartenente ad una donna altrettanto, perfetta, con la sua acconciatura bionda curatissima e la camicia blu che faceva risaltare in modo impressionate i suoi occhi azzurri, aveva rimarcato, nel modo più crudele possibile, ciò che significavo per l'intera umanità, ciò che la gente vedeva, quando mi guardava, ovvero la mia inseparabile miglior nemica, la mia Ferrari a due ruote.
<<Non mi ha nemmeno lasciato finire la presentazione!>> la rabbia stava cominciando a montarmi in corpo, mentre l'affascinate esemplare di donna che mi stava davanti si toglieva gli occhiali, stroppiandosi gli occhi.
<<Signorina CaffO>>
<<Martina>>
<<Martina, abbiamo visionato più di cento candidati, oggi e sinceramente, tutto ciò che ci interessa sapere è scritto dentro il vostro curriculum>>
<<Bene dunque se ha visto il mio" dissi indicando con un dito il foglio che aveva sotto gli occhi " Sa bene che sono più che qualificata per questo lavoro>>.
La donna emise un sospiro, che sembrava contenere tutta l'aria presente nella stanza.
<< Martina! Presumo che lei sia una persona intelligente>>
<<Mi è stato detto cosi>> risposi in modo acido.
<< Quindi presumo conosca le leggi in materia di disabilità nei concorsi pubblici>>
<<Perché crede che mi sia presentata>> dissi sbattendo i palmi sulla scrivania lucida <<La legge stabilisce che i disabili possiedono il diritto di prelazione sugli altri candidati>>
<<Esattamente, ma dice anche che, se il lavoro non è idoneo ad essere svolto da un soggetto con disabilità, il soggetto in questione può essere respinto.>>
Cercai di fulminare la donna che mi trovavo davanti, sperando che una sorta di potere stile Superman, saltasse fuori improvvisamente.
<< Dunque signorina se non ha altro da obbiettare la accompagno fuori>>. Disse alzandosi nel suo glorioso metro e novanta d'altezza, mentre io nel mio metro e settanta, accorciato, bollivo di rabbia.
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TRENI BIANCHI...
Romanzi rosa / ChickLitLa vita di Martina non è mai stata facile, del resto per una come lei, facile è una parola che non si presenta spesso, nel suo vocabolario, Dopo l'ennesima delusione che la vita le presenta, la madre la carica su un treno in direzione Lourdes, per f...