Quarta parte

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Me ne andai in un albergo, non tra i più lussuosi, per non dare nell'occhio, ma nemmeno nei più squallidi. Presi una camera in un albergo a tre stelle. Qui avevano, al piano inferiore, la sauna e una vasca idromassaggio. Niente male per essere un tre stelle. 
La mia stanza era al quarto piano scala B numero 13. Una singola ma con il letto matrimoniale. C'era una tv, un armadio e un tavolino con due sedie. Il bagno era con doccia, bidè, lavandino e water. Come stanza mi piaceva. C'era tutto quello che serviva. Sotto la tv c'era addirittura un piccolo frigo da bar. Il primo giorno lo passai chiusa in stanza, avevo paura di essere riconosciuta.  Rimasi a letto a guardare la tv e ordinare  cibo in camera. Il giorno dopo scesi a fare compere. Acquistai alcune riviste famose e poi me ne andai per i negozi più importanti. Comprai tre camicie, due pantaloni, due giacche, e un paio di vestiti femminili. Uno lungo nero e un altro corto blu. Infine comprai due modelli di scarpe; uno maschile elegante e uno femminile col tacco alto. Insomma ormai avevo doppia identità. Potevo essere chi volevo, quando volevo. Andai da un parrucchiere, di quelli bravi e mi feci fare i capelli neri, un taglio a caschetto con la frangia. Non volevo dare troppo nell'occhio. "Sei davvero bella, come mai vesti come un uomo? Sei sprecata, dovresti essere più femminile, ti dona sicuramente di più"  Mi disse il parrucchiere che di etero non aveva nulla. Io mi sforzai a sorridere e a stare zitta. Ben presto realizzai, guardandomi allo specchio, che con questo taglio femminile non ci stavo poi cosí male. Non mi sentivo me stessa ma sicuramente era un bel modo per ricominciare. Quel giorno iniziai vestendomi da ragazza. Tacco 15, gonna lunga sopra al ginocchio a vita alta e una maglia corta a maniche lunghe abbinata. Ero sexy perfino per me. Me ne andai al bar, dove conobbi il barista Jason, un tipo niente male, aveva due anni in meno di me ma mi mangiava con gli occhi verdi. Stava sempre zitto. I suoi capelli erano biondi e il suo sorriso era bello ma misterioso. Mi presentai, parlammo per un po' e ci scambiammo i numeri. Poi tornai in hotel un po' brilla. Mi addormentai. Il giorno dopo andai alla ricerca di una casa. Presi in affitto un monolocale. Aveva una cucina che mi faceva anche da camera da letto e un piccolo bagno con doccia. Erano le 21:30 e avevo il numero di Jason davanti agli occhi che non chiamai mai. Lo misi in un cassetto del comodino e andai a fare una doccia. Misi su una minigonna nera, un mini top oro scintillante e degli stivali neri alti fino al ginocchio. Mi truccai solo sugli occhi con un ombretto oro brillantinato e nero poi misi un rossetto rosso scarlatto. Presi il taxi e andai a ballare in un locale notturno a un paio di km da casa. Entrai e mi fiondai subito al bar. Presi un cocktail super alcolico e chiesi se cercassero personale come ballerina o barista. Mi dissero che una volta a settimana cercavano ballerine per streep tees e pole dance. Dissi che ero interessata quindi lasciai il mio numero. Non sapevo ballare col palo quindi pensai di iscrivermi a una scuola di ballo per imparare la lap dance. Intanto scesi in pista e iniziai a ballare. Ben presto mi trovai molti ragazzi a ballare con me ma io li ignoravo. Non facevano per me. Improvvisamente scoppiò una rissa tra un paio di ragazzi.
Jonathan ci stava provando con la fidanzata di un pezzo grosso. E tra varie minacce e mazzate varie jonny scoppió a ridere e poi fu cacciato fuori. Era davvero figo. Non mi erano mai interessati davvero i ragazzi fino ad allora. Uscì dal retro e vidi la sua faccia ferita. Gli usciva il sangue dalla fronte. Mi avvicinai e gli sorrisi. Lui mi guardò divertito. "Cosa ci fai qui bellezza? Non hai paura di me?"
"No, perché dovrei?"
"Perché tutti mi stanno lontano, dovresti anche tu"
"Come ti chiami?"
"Jonathan, ma per te va bene anche solo Jonny"  mi sorrise e mi guardó dal basso verso l'alto.
"Va bene Jonny, dove te ne vai di bello?"
"Penso proprio che andró a farmi qualche canna, me ne sono rimaste un paio, vuoi?"
"Con piacere, dove abiti?"
"Oh io dormo sempre in auto, ultimamente non ho un posto dove andare."
"Allora vieni da me a dormire..ok?
Mi si avvicinò, mi guardó negli occhi e mi rispose con il sorriso stampato sul viso.  "Oh si piccola".

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