4. L'inizio

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Inizia a singhiozzare e ci provai davvero ad essere silenziosa. «Ma che?» sentì la voce roca di Michele, era buio pesto e doveva appena essersi svegliato per colpa dei miei lamenti, non capiva niente. Senti delle dita toccarmi il viso, così spostai la testa all'indietro, pulendomi le lacrime con le lenzuola «Ma stai piangendo? Che succede?!» mi alzi –rischiando di sbattere su qualcosa– e andai nel bagno di camera mia, accesi la luce e lasciai la porta aperta. Mi bagnai il viso poi lui mi raggiunse e si fermò davanti alla porta, osservandomi dallo specchio, avevo gli occhi rossi e gonfi, mentre lui aveva un aspetto da cucciolo: con i suoi capelli biondini tutti disordinati e il viso stanco. Guardai in basso osservando il lavandino «Scusa se ti ho svegliato» dissi debolmente e la mia voce tremò.
Mi passai una mano sul viso, mi tremava il labbro, anzi, tremavo tutta, ma almeno mi ero calmata un po'.
Nessuno si mosse e ci fu un sordo silenzio per minuti.
«Ora mi dici che succede? Hai fatto un brutto sogno? Ti sei fatta male?» mi chiese e nel suo sguardo leggevo il più vivido interesse. «Ehm, io- ho solo... Un brutto sogno» era più complicato di così, ma non me la sentivo di confidarmi «Così terribile da ridurti così?» annuì, tornando verso la stanza aggirandolo e lasciandomelo alle spalle «Ma fai spesso incubi?» «Si» ci pensò un'attimo «Ti riducono sempre in questo stato?» mi buttai i capelli all'indietro «Anche peggio» sussurrai tenendo lo sguardo sul vuoto, in effetti era così che mi sentivo: vuota.
«Anch'io non riesco mai a dormire» mi spostai i capelli di lato, «Mh» non mi andava molto di conversare, ma lui continuò comunque «Passo troppe ore davanti al computer o al cellulare» aggottai la fronte, anch'io passavo parecchie ore davanti al telefono o a giocare alla playstation, ma mai sino ad avere mal di testa «Perché passeresti tutte queste ore davanti al computer?» adesso fu spiazzato lui dalla mia domanda, non lo vidi in viso, ma capì di aver fatto una domanda personale «Mi- piace molto l'informatica» possibile che avessi notato qualcosa di strano nella sua risposta, mi sembrava molto, superficiale?
Feci un grande sospiro per poi tirar su con il naso. Accesi un'attimo il mio cellulare per vedere che ore erano, 4:43. Aprì i messaggi: avevano inviato una foto di Riccardo con la faccia tutta pasticciata di pennarello –nel nostro gruppo– ovviamente la foto l'aveva inviata Giada.
Spensi il telefono e quando mi girai trovai immersi nel buio gli occhi bellissimi di Michele.
Osservare una persona da così vicino era tutt'altra cosa, in una sola sera era riuscito a modificare la sua impressione su di me e a far nascere una strana curiosità, perché in quel momento era così vicino a me? sapeva ben più di quanto io sapessi sul suo conto e questo mi infastidiva un poco, mi misi l'obbiettivo in testa di scoprire qualcosa in più su di lui. «Mi hai completamente svegliato» non mi accorsi di starlo fissando finché non ruppe il silenzio «Scusami» dissi con la voce più dolce che avevo «Ma scherzi?! Stai tranquilla non fa niente» mi infilai ancora di più tra le coperte.

Il silenzio riempì l'aria molto più delle parole, soprattutto perché non avevo molta confidenza con lui e mi sentivo tesa, cosa che succedeva raramente.
«Quindi non hai né fratelli né sorelle?»  chiese probabilmente per fare conversazione «No, mi sarebbe piaciuto però. Mi avrebbe fatto compagnia un fratello, i miei sono presenti si, ma spesso rivolgano tutte le attenzioni verso altre cose. Soprattutto sulla chiesa» sembro davvero interessato a ciò che dicevo, cosa stranamente appagante «Cioè attenzioni alla chiesa?» «I tuoi sono atei?» «Si dà quanto hanno divorziato, così come me» aggiunsi mentalmente un tassello al puzzle che stavo costruendo su di lui nella mia testa: i suoi genitori erano divorziati, io non sapevo neanche immaginarmeli i miei separati. «Allora non puoi capire. Comunque fanno molte più cose che dei semplici cristiani, fanno parte di qualche comunità cristiana, roba strana di cui non ho capito niente» ridacchiai sentendomi stupida, non sapevo spiegare neanche una cosa così semplice. Rise anche lui «E tu credi?» «In questo momento ho molti dubbi, ma credo in qualcosa, perché a pensarci è tutto troppo perfetto per essere un caso» «Beh, ci sono moltissime cose imperfette, tutta questa perfezione nell'umanità non la vedo» scossi la testa «Non parlo di questioni della nostra vita quotidiana, della povertà e della fame del mondo, dico; pensa al corpo umano. Ogni cosa è fondamentale per la nostra vita» ci pensò un'attimo «Ci sono molte cose disgustose in questa vita, ma credo che questo dipenda solo e soltanto dall'essere umano» aggiunsi.
«Disgustose e rivoltanti ce ne sono di troppe. Comunque continuo a pensare che potremmo essere anche solo un "caso"» feci spallucce «Comprendo» passò qualche attimo di silenzio, ma non durò perché gli chiesi subito qualcos'altro «E tu ne hai fratelli o sorelle?» annuì, iniziandomi a raccontare della sorellina di undici anni.
Alla fine non ci fu più un'attimo di silenzio, le parole iniziarono ad avere meno catene, meno freni e fu stupendo poter parlare così con lui, mi raccontò un po' di come era incasinata la sua famiglia, anche se non disse più di tanto, parlai più io; raccontandogli di quanto tempo passassi con mia nonna e spiegandoli meglio "l'assenza" dei miei genitori.
La notte passo in fretta, mi addormentai senza neanche accorgermene, affianco a quel ragazzo che fino a qualche ora prima, conoscevo ben poco.

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