5. La foto

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La prima cosa che sentì fu un profumo, un odore buonissimo che mi lasciò imbambolata per un po', mi face immaginare semplicemente la più assoluta tranquillità, si poteva definire anche... serenità, una profonda serenità. Quando sentì il mio letto cigolare aprì di scatto gli occhi. I capelli chiari erano tutti arruffati e si allungavano verso il viso, quasi coprendo i suoi occhi chiusi. Michele aveva un'aspetto così sereno che mi venne spontaneo sorridere. Quando riuscì a distogliere lo sguardo da lui, mi guardai intorno e mi accorsi di essere dall'altra parte del letto: com'era possibile?

Il mio cervello fece finalmente appello alla memoria, facendomi ricordare di tutti gli ospiti che si trovavano giusto al piano di sotto. Presi il telefono e guardai l'ora; erano già le dieci e senza pensarci due volte scossi il ragazzo sul mio letto.
Si rigirò un'attimo ma poi mi guardo, rimasi un'attimo spiazzata per il bellissimo colore che avevano i suoi occhi appena sveglio, gli teneva spalancati, ma non sembrava affatto lucido. Dopo aver sbattuto un paio di volte le palpebre –e dopo averlo fissato per un minuto intero– riuscì a parlare «È tardissimo, su scendiamo» detto questo il mio cervello mi colpì con un'altro pensiero: mi sono appena svegliata anch'io, chissà che aspetto avrò. Mi alzai velocemente e mi chiusi in bagno, come pensavo avevo un'aspetto orribile, mi lavai la faccia e mi slegai i capelli, gli pettinai un'attimo per poi uscire. Non c'era più in camera, presi la felpa vecchia che era poggiata sulla sedia e corsi di sotto.

Erano già tutti svegli e pimpanti, si erano persino presi la libertà di farsi la colazione da soli –ormai le mie amiche sapevano dove trovare tutto– e per me andò più che bene: la mia tazza di latte e nesquik era già sul tavolo. Certo era tardi per fare colazione, ma non avevo affatto pensato a mettere la sveglia, ma c'era da dire che neanche i nostri amici erano venuti a svegliarci.

«Buongiorno merde, svegliarmi no?» dissi afferrando la tazza e avvicinandomela al viso. Quando ero entrata in cucina avevo dato solo uno sguardo al salone, ero riuscita a vedere che erano tutti sparsi, parlando e ridendo di "prima mattina", ma non ero riuscita ad individuare Michele. Il mio telefono trillò, inclinai un po' la testa di lato, cercando di vedere i miei amici dalla porta, erano tutti lì quindi il messaggio da chi mi era arrivato? –mia mamma non poteva essere, sapeva solo chiamarmi praticamente– sbloccai lo schermo e quasi non sputai tutto il lette che avevo in bocca.

Nello schermo si era aperta la chat del nostro gruppo, era stata inviata una foto da Riccardo: ritraeva me e Michele nel mio letto, entrambi sotto le coperte, appiccicati e accoccolati, io praticamente sopra di lui. Chiusi un'attimo gli occhi, poi sbuffai e mi affacciai sul salotto di casa mia. Tutti scoppiarono a ridere e io gli guardai male «Seriamente? stavamo solo dormendo, non posso controllare i miei movimenti mentre dormo». «Buongiorno» mi salutò Giada facendo finta di niente «Ma almeno potevate svegliarci!» lei fece spallucce «Eravate così carini che non ce la sentivamo di svegliarvi» storsi il naso, tornano in cucina, non prima di guardare dove fosse Michele «È andato a cambiarsi» mi rispose Ivan leggendomi nel pensiero, non dissi nulla e tornai a bere il mio latte.

Venti minuti più tardi, tutti stavano andando via, mentre io me ne stavo comoda sul divano: forse un lato positivo nell'invitare tutti a casa mia c'era. Mi salutarono tutti mentre uscivano, ma mancò qualcuno "all'appello" «È già uscito Michele?» chiesi a Riccardo, l'ultimo della fila «Sta cercando il suo cellulare». Mi alzi «Michele?» «Arrivo» disse sbucando dal corridoio che portava allo studio e al bagno del primo piano.
Una mano in tasca e l'altra che reggeva il suo telefono, distolse lo sguardo dal display per guardami, si fermò difronte a me. Tutti gli altri erano già usciti e avevano lasciato la porta aperta, questa lasciva entrare un po di venticello fresco, l'autunno nonostante lo smog della città, lasciava nell'aria un buon odore.
«Mi sopporti di più ora?» ridacchiai «Vai vai!» dissi spingendolo fuori, lui mi prese il polso, giro la testa e mi stampò un bacio sulla guancia, subito dopo uscì «Addio» «Ciao» gli urlai dietro.

Qualche ora più tardi, pranzai da sola. Poi passai il resto della serata a studiare geografia e a ritirare il casino che avevano lasciato i miei amici. I miei tornarono verso le sette, borbottarono un po' tra di loro, mentre entravano nello studio; io non entravo mai in quella stanza, era pieno di scartoffie e libri di papà, aveva le pareti color verdone e non potevo sopportare di stare più di dieci minuti in una stanza di quel colore.
Probabilmente tra un paio di minuti, mamma sarebbe salita a chiedermi com'era andata la serata e a chiedermi se avevo studiato. Per lei erano importanti tre cose: Che studiassi, che andassi in chiesa e che fossi ordinata ed educata. Io da brava figlia unica, le avevo sempre dato tutto ciò che si aspettava da me, mi era sempre dato fastidio deluderla o comunque disubbidirle. «Ma dove l'hai messo?» sentì mio padre, mentre scendevo le scale «Non lo so, era in quel cassetto, prova a guardare là» gli disse mia madre uscendo dallo studio «Ciao mamma» la salutai sbucando dalle scale, si spaventò, poggiandosi una mano sul cuore: a differenza mia era facile spaventarla. «Tesoro fai più rumore ti prego» scherzo baciandomi la fronte, eravamo quasi alte uguali «Hai studiato?» annuì, andando verso la cucina «Com'è andata?» alzai le spalle «Bene è stata una serata tranquilla» nonostante mia mamma odiasse definirlo halloween, non mi aveva impedito di "festeggiarlo".
L'aiutai a cucinare la cena, poi quando fummo tutti seduti a tavola cenammo in silenzio.

«Buonanotte» gli salutai, dovevo farmi la doccia e guardare una puntata di Trono di spade sul PC, ma prima di salire sentì i miei genitori che finalmente conversarono «Alla fine l'avevi spostato Angela, era nel cassetto a sinistra» «Non sono entrata tesoro, ti sbagli».

Sotto la doccia pensai tanto a quello che era successo con Michele. Mi sarebbe piaciuto diventare sua amica, in fin dei conti non lo conoscevo bene, non era mai stato al centro del gruppo, era così riservato...

Poco prima di addormentarmi, presi il telefono e aprì il gruppo, osservai lo schermo per diversi minuti, alla fine cliccai sulla freccia, scaricandomi sul telefono la foto di me e Michele nel letto. Nemmeno io capii il mio gesto e mi addormentai desiderando arrivasse al più presto il giorno seguente.

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