Chi mai l'avrebbe detto che ce ne saremmo andate? E chi l'avrebbe mai detto che saremmo state forti abbastanza per lasciarci andare?


La fioca luce dell'alba illuminava il salotto della casa. Era sporco, chiaramente trascurato, un filo di polvere risplendeva sulla superficie di ogni mobile. Julia non faceva le pulizie da più di un mese e soltanto adesso si era accorta del caos che la circondava. Le ultime quattro settimane le aveva trascorse tra le coperte, in piena solitudine, e non si era preoccupata di fare la lavatrice o di passare lo straccio. Detestando il disordine, Julia avrebbe dovuto provare del fastidio, invece non le importò minimamente.

Chiuse la valigia e guardò il luogo in cui era cresciuta e che, dopo circa vent'anni, stava per lasciare. Non si sarebbe portata nulla con sé, oggetti e ricordi sarebbero rimasti bloccati là dentro, in modo da pietrificare e confinare la memoria all'interno di quelle mura. Rinunciò ai peluche, ai poster, ai mobili scheggiati e mai cambiati. Lasciò la sua tazza preferita, quella bianca e decorata da un paio di fiori, con cui faceva ogni mattina colazione da quella volta in cui aveva imparato a prepararsi il caffè da sola. Ripiegò e lasciò sulla poltrona la sua morbida coperta lilla, con cui si copriva durante le fredde serate d'inverno, guardando film o sorseggiando del tè. Decise di abbandonare frammenti di una vita intera e il dispiacere che avrebbe dovuto provare non lo riuscì a percepire.
Prese dei vestiti, degli asciugamani, lo spazzolino e un quadro, il resto non le sarebbe servito. Si assicurò di avere il portafoglio, un paio di cuffie e gli occhiali, poi poté chiudere definitivamente la porta alle sue spalle.
Si incamminò lungo il fianco della strada principale di Stocklam, consapevole che quella sarebbe potuta essere l'ultima volta. La piccola cittadina provinciale era ancora avvolta dal sonno, le tapparelle erano chiuse e i lampioni accesi. Il cielo iniziò ad accendersi, il sole a salire e le nuvole a disgregarsi.
Julia, intanto, si guardava attorno. Ogni luogo adesso silenzioso le ricordava qualcosa, un momento che, rievocandolo, avrebbe reso la partenza più complicata di quanto si aspettasse. Passò di fronte all'unico parco della città, dove trascorse le sue mattinate più belle sin da quanto era una bambina e superò il bar, da sempre stato il suo preferito, dove beveva un veloce caffè prima di recarsi a scuola. Quanti ricordi, pensò, diventati cenere.
Il dolore divenne più forte quando, quindici minuti più tardi, raggiunse la stazione di Stocklam. Si sedette su una panchina di legno, si accese una sigaretta ed attese il treno per Abergele delle 06:43. Guardò il fumo espirato dissolversi nell'aria iniziando a picchiettare il piede a terra. Era agitata e non ne sapeva il motivo. Probabilmente era quel posto a portarle angoscia, nonostante la facesse sentire al sicuro nelle giornate più difficili. Sospirò e abbassò lo sguardo puntandolo sulla punta delle sue scarpe.
Una volta salita sul treno, Julia si rese conto della scelta presa e capì che il disagio che provava era dovuto ai sensi di colpa. Quella mattina non era salita sul The Cambrian Lines, il treno delle 15:06 che l'avrebbe portata a Floms Bay, come per anni aveva fatto ogni settimana. Se ne sarebbe andata lontana, talmente lontana da provare quasi paura. Non volle sedersi. Rimase di fronte alla porta, pronta a scendere da un momento all'altro per tornare indietro. Ma, riflettendo, capì che nulla sarebbe cambiato. Julia avrebbe potuto continuare a prendere il The Cambrian Lines altre mille volte, avrebbe potuto continuare a dormire nel letto della madre altre mille notti ma, se non tra gli incubi, non l'avrebbe più rivista.



Ciao gente :)
eccomi qua a pubblicare per l'ennesima volta questa storia nel bel mezzo della notte, perché ho trovato un attimo libero e sono stata pervasa dalla nostalgia nei confronti di wattpad e dei miei cari personaggi! Che dire, dopo varie revisioni, spero che questo capitolo di apertura vi sia piaciuto. Lasciatemi un commento se vi va, mi farebbe molto piacere! 
Un bacio xx

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