4- Domenica 14 ottobre

6 0 0
                                    

Il mattino dopo, non appena fu in piedi, Asakawa telefonò a Ryuji. «Sì?» rispose l'altro, col tono di chi non è ancora del tutto sveglio. Asakawa fu assalito subito dalla frustrazione che aveva provato il giorno prima, e ringhiò nel ricevitore: «Dov'eri, ieri sera?» «Eh? Oh, sei tu, Asakawa.»

«Avresti dovuto richiamarmi, no?» «Ah, sì. Ero ubriaco. Certo che le studentesse del college reggono bene l'alcol, oggigiorno. E sanno fare, anche tante altre cose, non so se mi capisci. Accidenti, sono sfinito.» Asakawa rimase sbigottito. Era come se i tre giorni appena trascorsi fossero stati soltanto un sogno. Si sentì un idiota per avere preso tutto tanto sul serio. «Bene, sto arrivando da te. Aspettami», disse poi, prima di attaccare. Per andare a casa di Ryuji prese il treno fino a Nakano Est e proseguì a piedi per dieci minuti in direzione di Kami Ochiai. Mentre camminava, rifletteva speranzoso che, anche se la sera prima era uscito a ubriacarsi, Ryuji era pur sempre Ryuji. Senz'altro aveva scoperto qualcosa. Forse aveva addirittura risolto l'enigma, ed era uscito a bere e fare baldoria per festeggiare l'avvenimento. Più si avvicinava all'appartamento dell'amico, più diventava agitato e accelerava il passo. Tutte quelle emozioni lo sfinivano, facendolo oscillare tra paura e speranza, pessimismo e ottimismo. Ryuji venne ad aprirgli la porta in pigiama. Era trasandato, con la barba lunga; si era appena alzato dal letto. Asakawa si affrettò a togliersi le scarpe. Era ancora nell'ingresso quando domandò: «Hai scoperto qualcosa?» «No, per la verità no. Comunque entra pure», rispose Ryuji, grattandosi la testa con energia. Aveva gli occhi annebbiati. «Su, svegliati», lo esortò Asakawa. «Bevi un caffè o qualcosa del genere.» Sopraffatto dall'impressione che le sue speranze erano state tradite, mise sul fuoco il bollitore, facendo un gran fracasso. D'un tratto era di nuovo ossessionato dal tempo. I due uomini si sedettero a gambe incrociate sul pavimento del soggiorno. Lungo una parete erano accatastati i libri. «Allora, dimmi che cosa hai scoperto», disse Ryuji, muovendo il ginocchio a scatti. Non c'era tempo da perdere. Asakawa ricapitolò tutto quello che aveva appreso il giorno prima, disponendo i dati in ordine cronologico. Anzitutto informò Ryuji che il video era stato registrato dal televisore del cottage, dopo le otto di sera del 26 agosto. «Davvero?» Ryuji pareva sorpreso. Era convinto anche lui che fosse stato realizzato con una videocamera e poi portato nella stanza. «Questa sì, che è una cosa interessante. Ma se è stato un atto di pirateria, come dici tu, qualcun altro dovrebbe aver visto le stesse immagini.» «Ebbene, ho chiamato le nostre sedi di Atami e Mishima per chiedere informazioni, ma loro rispondono che non hanno ricevuto nessun rapporto su trasmissioni sospette nella zona di Hakone Sud, la sera del 26 agosto.» «Capisco, capisco...» Ryuji incrociò le braccia, riflettendo per qualche istante. «Mi vengono in mente due possibilità. Primo: tutti coloro che hanno visto la trasmissione sono morti. Ma aspetta un momento... quand'è stata trasmessa, la formula finale doveva essere ancora intatta, quindi... Comunque i giornali locali non hanno pubblicato nessuna notizia, vero?» «Sì, esatto. Ho già controllato questo punto. Intendi dire se ci sono state altre vittime, vero? No, non ce ne sono state. Se il video è stato trasmesso, altre persone potrebbero averlo visto, però non ci sono state altre morti sospette, e neppure voci su strani incidenti.» «Eppure... Ricordi l'epoca in cui l'AIDS ha fatto la sua prima apparizione nel mondo civile? Sulle prime, i medici americani non avevano idea di quello che stava succedendo. Sapevano soltanto che alcuni pazienti, che avevano sintomi mai riscontrati prima di allora, morivano. Avevano tutti il sospetto che si trattasse di una strana malattia. Hanno cominciato a chiamarla AIDS due anni dopo la sua comparsa. Sono cose che succedono.» Le valli di montagna a ovest della catena di Tanna ospitavano soltanto qualche fattoria isolata, lungo il tratto inferiore dell'autostrada Atami-Kannami. Guardando in direzione sud, non si vedeva altro che il Pacific Land Club di Hakone Sud, isolato come un

sogno in mezzo ai prati di montagna. Chissà, forse in quella regione era all'opera una potenza invisibile? Forse erano molte le persone che morivano improvvisamente, però non facevano ancora notizia. Non era successo soltanto con l'AIDS: anche il morbo di Kawasaki, scoperto in Giappone, esisteva già dieci anni prima di essere riconosciuto ufficialmente come una nuova malattia. Era passato appena un mese e mezzo da quando la trasmissione pirata era stata accidentalmente registrata sulla videocassetta. Era più che probabile che la sindrome non fosse stata ancora riconosciuta. Se Asakawa non avesse scoperto l'elemento che accomunava quei quattro ragazzi morti - se una di loro non fosse stata sua nipote - probabilmente quella malattia sarebbe rimasta ignota. Era un pensiero ancor più spaventoso. Di solito ci volevano centinaia, anzi migliaia, di morti prima che si riconoscesse ufficialmente l'esistenza di una «malattia». «Purtroppo non abbiamo tempo di andare porta a porta per parlare coi residenti della zona. Ma tu, Ryuji, hai accennato a un'altra possibilità.» «Sì. Le uniche persone che hanno visto la cassetta siamo noi e i quattro giovani. Ehi, credi che il moccioso delle elementari che l'ha registrata sappia che le frequenze delle trasmissioni variano da una regione all'altra? Quello che a Tokyo si vede sul Canale 4 potrebbe essere mandato in onda nel resto del Paese su un canale del tutto diverso. Quel piccolo idiota non poteva saperlo... forse ha programmato il videoregistratore in base al canale che vede a Tokyo.» «Dove vuoi arrivare?» «Pensaci. Due come noi, che vivono a Tokyo, si sintonizzano mai sul Canale 2? Qui non viene usato.» E così, forse il ragazzino aveva regolato il videoregistratore su un canale che un abitante del posto non avrebbe mai usato. Dato che registrava la cassetta mentre i genitori stavano guardando un altro programma, non aveva neanche visto che cosa stava registrando. In ogni caso, con una popolazione così scarsa su quelle montagne, non dovevano esserci molti telespettatori. «In un modo o nell'altro, il vero problema è da dove è partita la trasmissione.» Sembrava facile a dirsi, ma solo un'indagine organizzata in modo scientifico avrebbe potuto accertare la fonte. «Aspetta un momento. Non sappiamo neppure se la tua premessa iniziale sia valida. Che il ragazzo abbia registrato per caso una trasmissione pirata è soltanto una congettura.» «Lo so. Ma se prima di procedere aspettiamo di avere prove sicure al cento per cento, non arriveremo mai da nessuna parte. Questa è l'unica pista che abbiamo.» Onde elettromagnetiche. Le conoscenze scientifiche di Asakawa erano molto scarse. Non avrebbe neppure saputo spiegare che cos'erano esattamente; le sue indagini dovevano cominciare lì. Bisognava individuare il punto di partenza della trasmissione. Ciò significava che sarebbe dovuto tornare laggiù. E l'indomani gli sarebbero rimasti solo quattro giorni. L'interrogativo era: chi aveva cancellato la formula finale? Se si ammetteva che la cassetta fosse stata registrata sul posto, non potevano essere state che loro, le quattro vittime. Asakawa aveva controllato presso la rete televisiva e accertato che effettivamente il giovane cantante, Shinraku Sanyutei, era stato ospite del Night Show il 29 agosto. Avevano visto giusto. Era quasi certo che fossero stati i quattro giovani a cancellare la parte finale. Asakawa estrasse dalla borsa alcune fotocopie. Erano fotografie del monte Mihara, sull'isola di Izu Oshima. «Che te ne pare?» domandò, mostrandole a Ryuji. «Il monte Mihara? Direi che è senz'altro questo.» «Come fai a esserne tanto sicuro?» «Ieri pomeriggio ho chiesto informazioni a un etnologo dell'università riguardo al dialetto parlato dalla vecchia. Mi ha detto che non è più molto usato, ma probabilmente si parlava a Izu Oshima. Infatti conteneva elementi che si possono rintracciare nella regione di Sashikiji, all'estremità meridionale dell'isola. È un tipo molto cauto, quindi non sarebbe disposto a giurarci, ma se combiniamo questo indizio con le foto ritengo che possiamo

RingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora