6 - New Orders

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"Come ti senti, Miharu?"

La dott.ssa Takatsuki gli sorrise da sopra l'arco dello scanner, mentre impostava una scansione full-body. Miharu si limitò a scrollare le spalle.

Lo scanner entrò in funzione e intorno al bioletto apparvero una serie di schermi olografici che mostravano i dati biometrici di Miharu.

La procedura durò pochi minuti, durante i quali la dott.ssa studiò i dati con occhio clinico. Terminata la procedura, gli schermi scomparvero, ma la dott.ssa aveva annotato i risultati dell'esame sul suo hPad.

Mentre l'arco dello scanner si sollevava, Takatsuki andrò a prendere una sacca di sangue e una di plasma. Ripetendo la terapia tutti i mesi e prendendo le medicine, Miharu era sopravvissuto al suo corpo martoriato dalle radiazioni.

Erano passati dieci anni dalla distruzione di Jupiter One. Miharu compiva diciannove anni alla fine del mese e la Delacroix aveva deciso di festeggiarlo affidandogli una nuova missione.

Questo non era un semplice controllo di routine, ma un check-up completo pre-missione.

La dott.ssa sistemò le sacche sui loro sostegni e inserì l'ago della fleboclisi nel catetere venoso fissato alla mano destra di Miharu.

"Vuoi ascoltare della musica?"

"No, sono a posto così, grazie, sensei."

Miharu chiuse gli occhi e si concentrò sulla propria respirazione. Dopo alcuni minuti entrò in uno stato di profondo rilassamento.

Si risvegliò nella sala degenze attigua allo studio della dott.ssa Takatsuki. Dalla finestra schermata dalla veneziana entrava un bagliore arancione.

La dott.ssa Takatsuki sedeva su uno sgabello accanto al letto e leggeva un libro sul suo hPad. Miharu la scrutò di sottecchi. Era giovane. Non tanto più vecchia di lui, 22-23 anni. Aveva i capelli neri acconciati in un caschetto alle orecchie e occhi color nocciola. Era alta e slanciata. L'uniforme della Flotta nascondeva il poco seno, ma lui la trovava bella. Soprattutto i lineamenti del volto, gentili e delicati. Aveva sempre una parola gentile e un sorriso da regalare ai suoi pazienti.

"Ti sei svegliato?"

"Mi ero addormentato?"

Takatsuki lo aiutò a sollevarsi a sedere e gli allungò le pillole e un bicchiere d'acqua.

"Allora, sono pronto a partire?" le chiese Miharu, prendendo le medicine.

"Il tuo stato di salute tutto sommato è abbastanza buono. Ho rinnovato le tue prescrizioni e ti ho dato medicine più forti, giusto per stare sul sicuro."

Miharu sospirò.

"Mi farebbe partire comunque..."

Takatsuki gli scostò un ciuffo dalla fronte e Miharu la ringraziò con un flebile sorriso.

La dott.ssa lo lasciò solo mentre si rivestiva. Miharu passò dal bagno per rinfrescarsi il viso e si accigliò con il suo riflesso.

Anche se aveva 19 anni, non li dimostrava. Era rimasto piuttosto minuto di statura ed era magro e pallido a causa della malattia. Sembrava molto più giovane. La gente non gli dava mai più di sedici anni.

Takatsuki bussò lievemente alla porta.

"Miharu? Il tenente Meguro è giù nel parcheggio che ti aspetta."

Marianna Delacroix sedeva sul sedile posteriore dell'auto. Miharu se lo aspettava. Gli riferiva sempre personalmente i suoi ordini.

Meguro si mise al voltante e fece manovra. Attesero di essere in autostrada, poi la Delacroix gli passò il fascicolo della missione.

Miharu studiò i dati sul suo hPad. Quando ebbe terminato di esaminare il fascicolo e gli allegati, sollevò su Delacroix uno sguardo interrogativo.

"È sicura, generale?"

"Sicurissima."

Miharu avvertì un'improvvisa ondata di nausea e gridò a Meguro di fermarsi e lasciarlo scendere. Mentre sputava acidi gastrici, perché non aveva altro nello stomaco, avvertì lo sguardo di disprezzo della Delacroix alle sue spalle. Tra loro non scorreva buon sangue. Il generale gli aveva sempre riservato un trattamento di sufficienza, ma Miharu odiava il modo in cui lo faceva sentire insignificante e inadeguato. Nonostante la Flotta avesse investito su di lui le sue risorse, anche se era poco più di un catorcio umano rabberciato.

Meguro gli offrì una bottiglietta d'acqua per sciacquarsi la bocca quando risalì in auto, che Miharu accettò con un cenno di ringraziamento.

"Possiamo ripartire?" gli chiese Delacroix, sollevando un sopracciglio con fare interrogativo.

"Sì. Il malessere è passato."

Meguro mise in moto e ripresero a filare sull'asfalto.

"Prego, generale, mi confermi i contenuti della missione" disse Miharu, secondo la procedura standard.

"Confermati. Accetti la missione?"

"Sì."

"Molto bene. I particolari della missione sono descritti nel file. La partenza è fissata per domani alle 800 ora locale. Buona fortuna."

Avevano raggiunto la caserma in cui alloggiava Miharu. Meguro parcheggiò l'auto e spense il motore. Miharu indugiò prima di scendere.

"Mi dica la verità, generale," disse, guardando Delacroix dritta negli occhi. "Non le importa se tornerò vivo da questa missione."

Delacroix arricciò le labbra in un sorriso perfido. Nei suoi occhi la pietà dissimulava il disprezzo.

"Non insultare la tua intelligenza. Di che utilità sei, tu? Uno scarto di laboratorio. Morendo in missione faresti un favore a entrambi."

Miharu non aveva bisogno di udire altro, ma Delacroix lo fermò afferrandogli un braccio prima che potesse scendere.

"A me toglieresti una spina nel fianco," aggiunse, assaporando quelle parole.

Miharu scostò il braccio e scese dall'auto.

Mentre l'auto ripartiva, Miharu si piegò sulle ginocchia e si prese un momento per dominare i capogiri e la nausea. Sapeva di non avere alcuna importanza strategica per quelli come Delacroix, ma sentirsi pendere sulla testa una richiesta di morte pronunciata con tanta freddezza faceva male.

Entrò in caserma e si chiuse nella sua stanza. Quella stanza e ciò che conteneva, era tutto ciò che aveva. La sua prigione e al tempo stesso il suo rifugio, in quei dieci anni di vita strappati alla morte per volontà dei suoi stessi aguzzini. Una volta che fosse partito per la missione, la stanza sarebbe stata sgomberata e lui, sarebbe stato come se non fosse mai esistito.

Preparò uno zaino con solo l'essenziale. Tutto ciò che gli sarebbe servito durante la sua permanenza su Gliese 581 - Genesis, come lo avevano chiamato i colonizzatori, gli sarebbe stata fornita dall'intelligence locale, secondo gli accordi presi da Delacroix. Quindi avrebbe trovato una casa ammobiliata, vestiti, biancheria, cibo e tutto l'equipaggiamento tecnologico necessario ad attenderlo al suo arrivo.

Impostò la sveglia, mandò giù una pillola per dormire e si buttò sul letto vestito. Nonostante la pillola, dormì un sonno agitato. Ai vecchi incubi se n'erano aggiunti di nuovi, in cui incontrava la morte in varie modalità, tutte orribili e dolorose.

Il suono della sveglia lo strappò ai suoi incubi che non era ancora giorno. Nella luce grigia dell'ora che precede l'alba si fece una doccia, indossò un'uniforme pulita, controllò il bagaglio e poi, gettato lo zaino su una spalla, si chiuse la porta alle spalle. Consumò una colazione frugale nella mensa della caserma e prese un volo militare per il laccio orbitale. Il Giappone era una Zona Economica Speciale della Federazione dell'Eurasia Unita e il loro laccio orbitale toccava terra sull'isola di Sumatra. Giunto al porto spaziale in orbita, si imbarcò su una nave di linea per Gliese 581.

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