CAPITOLO 11

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ERIC


La mensa del complesso residenziale degli Intrepidi è una caverna illuminata dal basso da lampade azzurre e bianche, che proiettano sugli oggetti una luce inquietante.
Diversi tavoli sono già occupati da Intrepidi che tengono gli occhi puntati sul lato opposto della stanza, dove cuochi ricoperti di tatuaggi stanno ancora finendo di apparecchiare.
Vedo il Rigido e Amar avvicinarsi al tavolo degli iniziati, sembrano essere diventati amici in queste poche ore trascorse nella fazione. Non so cosa ci trova in lui, è secco come un chiodo e, visto quanto è pallido, non credo riuscirà a sopportare altri scenari della paura.
«Accidenti, Rigido. Sembri sul punto di svenire» esclamo.
Lui non mi degna di uno sguardo, i suoi occhi sono fissi sul suo nuovo amichetto.
«Siete sopravvissuti tutti quanti» dice Amar. «Congratulazioni. Avete superato il primo giorno di iniziazione, con diversi gradi di successo.» Mi lancia un'occhiata ed io mi preparo alle meritate lodi.
«Però nessuno di voi è stato bravo come Quattro» dice, indicando il Rigido.
«Hey, Tori» grida Amar in direzione di un tavolo alle sue spalle. «Hai mai sentito di qualcuno a cui si sono presentati solo quattro ostacoli nello scenario della paura?»
Cosa? Non è possibile! Non può avere ottenuto quel risultato, nessuno ci è mai riuscito.
No, non ci credo... sarebbe troppo umiliante ritrovarmi a combattere per il posto migliore proprio con un Rigido.
Devo liberarmi di lui e non sarà una cosa difficile visto che non è uno dei tanti Abneganti anonimi ma l'unico figlio di Marcus Eaton, il loro leader. Sono certo che Jeanine mi darà tutto il suo appoggio. Il suicidio del figlio di Marcus sarebbe la proverbiale ciliegina sulla torta per la sua campagna diffamatoria. Già immagino l'articolo che scriverà. Un figlio fuggito da un padre violento che non riesce a superare le ferite di anni di abusi e si toglie la vita durante l'iniziazione.
«Ricordami come ti chiami in realtà? Comincia con la E...?» lo punzecchio.
Esita, è intimorito. Come pensavo, il suo nome è un pesante fardello e io vedrò di farlo diventare un peso sempre più insostenibile.
«Mi chiamo Quattro. Chiamami "Rigido" un'altra volta e io e te avremo un problema» dice, inarcando le sopracciglia. È davvero fastidioso.
Alzo gli occhi al cielo. Crede davvero di spaventarmi? Fatico a non scoppiare a ridere.
Passerei la serata a tormentarlo con sottili allusioni sulla sua provenienza, ma ho una cosa molto più importante da fare: incontrare Max.


Ho imparato a memoria le mappe di questo posto ed è stato un gioco da ragazzi trovare l'ufficio di Max. Anche passare inosservato non è stato un grande problema, gli Intrepidi passano gran parte delle loro serate mezzi ubriachi, non mi avrebbero notato neanche se avessi camminato all'indietro indossando i miei vecchi abiti azzurri da Erudito.
«Così tu sei uno dei candidati che ha mandato Jeanine» dice squadrandomi. «L'altro dov'è?»
«L'altra, Miriam, ha avuto un piccolo contrattempo.»
«Di che tipo?» domanda.
«Non è arrivata in tempo per prendere il treno e...»
«Quindi non è un'iniziata ma un'Esclusa. Non è un mio problema» conclude.
Apre la porta e mi invita ad uscire.
Se lo può scordare. I bei tempi in cui contava qualcosa stanno per finire e, se avesse un po' di sale in zucca, la smetterebbe di guardarmi come se fossi uno scarafaggio, perché sarà un mio atto di clemenza non ucciderlo quando diventerà un peso inutile.
«Possiamo trovare un accordo» dico, chiudendo la porta. «Per Jeanine è importante quanto lo sono io e non credo apprezzerà il fatto che tu l'hai lasciata sola in mezzo a quella gentaglia.»
Max mi guarda per qualche secondo, indeciso se credere o no a quello che gli sto dicendo.
Jeanine sottovaluta molte persone e credo che Max sia una di esse. Non è un genio ma neanche uno stupido e sono certo che ha capito che sto mentendo.
A Jeanine non importa niente di Miriam, sono mesi che mi suggerisce di scaricarla perché la ritiene solo una perdita di tempo. La capisco, Miriam è una grossa distrazione e senza di lei svolgerei meglio il mio incarico, ma io non riesco a separarmi da lei. È paradossale, ma Miriam è il mio punto fermo, ha il potere di calmarmi e farmi sentire sereno. Io ho bisogno di lei, non solo per superare brillantemente l'iniziazione, ma anche per tutto quello che verrà dopo.
«Cosa hai in mente?» mi domanda.
«Devi inserirla negli archivi come membro effettivo e trovarle un appartamento dove stare fino a quando non avrò concluso l'iniziazione, dopodiché penserò io a lei.»
«No. Non se ne parla. Troppo rischioso. La mia fazione deve restare pulita, inattaccabile. Il più piccolo segno di corruzione potrebbe insospettire le altre fazioni quando l'alleanza con gli Eruditi sarà siglata.»
«Gli archivi sono gestiti dagli Eruditi, nessuno verrà mai a conoscenza di quello che hai fatto.»
«Allora, chiedi a loro» dice con un sorriso vittorioso. «Ora se vuoi scusarmi, ho altro da fare.»
Esco dal suo ufficio stringendo i pugni e mi allontano il più velocemente possibile perché fatico a trattenermi dal colpirlo fino a lasciarlo agonizzante sul pavimento.
Ho le mani legate, è ancora lui a detenere il potere e chiedere a Jeanine di falsificare i registri è fuori discussione, non lo farebbe mai. È stata fin troppo chiara: Miriam non deve creare problemi o verrà allontanata.


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