CAPITOLO 2

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ERIC


La sala mensa oggi è più rumorosa del solito ma dovrò abituarmi alla gente chiassosa vista la mia destinazione.
Lascio vagare lo sguardo da un tavolo all'altro, mentre aspetto di venire chiamato per fare il test attitudinale.
I Candidi parlano a voce alta come sempre e gesticolano in continuazione. Al tavolo dei Pacifici non c'è seduto quasi nessuno, loro preferisco fare sciocche attività di gruppo che comportano sempre stare seduti in cerchio e cantare. Sono felice di non dover avere a che fare con loro. Gli Intrepidi sono turbolenti e rumorosi: stravaccati su tavoli e sedie o appoggiati gli uni agli altri. Non mi dispiace il loro stile di vita ma non so quanto riuscirò a sopportare la loro stupidità.
Torno con lo sguardo al nostro tavolo, è ricoperto di libri e fogli, gli Eruditi discutono pacatamente a voce bassa. Immagino che i ragazzi delle altre fazioni stiano pensando che a questo tavolo si sta parlando di argomenti legati allo studio, ma in realtà i miei compagni di fazione si stanno scambiano confidenze e pettegolezzi, soprattutto le ragazze. Tutte tranne una. Lei è seduta in silenzio e fissa con aria preoccupata la copertina del libro che tiene sulle gambe.
«Miriam, è solo un test. Sarai libera di scegliere la tua fazione indipendentemente dal risultato che otterrai.»
Lei si volta e mi guarda. I suoi grandi occhi nocciola mi osservano come se fossi l'ultima cosa che vedranno prima che le palpebre calino su di essi per l'ultima volta.
«Ti ho già detto tutto quello che c'è da sapere. Smettila di fare la bambina.»
Lei resta in silenzio e abbassa di nuovo lo sguardo sul suo libro.
Non capisco perché si comporta in questo modo. Le ho spiegato che non cambierà nulla, dovremo stare separati solo per le due settimane dell'iniziazione e poi sarò libero di vederla tutte le volte che voglio.
Non posso biasimarla, non le ho detto come stanno davvero le cose. Lei sa solo che dovremo stare in due fazioni diverse e, come tutti, conosce le regole: nessun legame con persone di altre fazioni.
Le ho spiegato che deve avere fiducia in me, che continueremo a stare insieme ma, senza conoscere tutto quello che so io, potrebbe pensare che non ho il coraggio di dirle in faccia che voglio lasciarla.
Vorrei poterle rivelare il motivo che si nasconde dietro la mia scelta di trasferirmi negli Intrepidi, ma mi è stato vietato dal nostro leader, Jeanine Matthews.
Mi fido di Miriam, la conosco bene e so che non approverebbe quello che Jeanine ha deciso di fare. Se le dicessi tutto subito, penserebbe che sono un mostro e mi lascerebbe, ma forse, se scoprisse le cose un poco alla volta, sarebbe un colpo meno duro e alla fine capirebbe. No, mi illudo se penso che lo farà, posso solo sperare che mi amerà così tanto da non poter stare senza di me e trovare la forza di perdonarmi.
«Eric... ho fatto molti progressi in un anno, potrei farcela a...»
«È rischioso e comunque questo non è il momento di parlarne» le dico lapidario.
Prevedevo che non sarei riuscito a convincerla a restare negli Eruditi e così ho chiesto a Jeanine di farle avere un posto sicuro negli Intrepidi. Per me le cose si complicheranno. Non sarà facile svolgere il mio compito tenendola all'oscuro di tutto. No, sarà impossibile. Lei si accorge subito quando mento e alla fine sarò costretto a rivelarle tutto, ma essere lasciato è il meno che mi potrà capitare. Miriam a volte è troppo impulsiva e, senza il mio controllo, sarebbe capace di rivelare a qualcuno i piani di Jeanine e questo equivale a una condanna a morte.
Miriam è anche cocciuta come un mulo e se davvero ha deciso di seguirmi è meglio essere lasciato ora che rischiare di vederla morire. Devo confessarle il mio segreto.
«Dopo il test facciamo una passeggiata e ne parliamo, ok?»
«Fino al lago dei cigni?» domanda. Finalmente i suoi occhi sono di nuovo sereni.
«Miriam, sono anatre e non è un lago ma un minuscolo stagno.»
«Anche tu non indossi una scintillante armatura ma io immagino che sia così.»
«Però vesto di azzurro» le faccio notare sorridendo.
«E sei un principe?»
No piccola, ma presto sarò qualcosa di meglio di un principe.
«No, un ranocchio» mi guardo intorno e aggiungo «vedi qualche principessa?»
«No. Mi dispiace, resterai un ranocchio a vita» risponde scoppiando a ridere.
Rido insieme a lei chiedendomi se la cerimonia di domani chiuderà un capitolo della nostra vita o, qualunque sia la nostra scelta, tutto resterà come in quest'ultimo anno passato insieme.

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