Faceva freddo. Tutto ciò che posso raccontare di quello strano momento è che faceva freddo. Il freddo che ti gela il sangue, che fa diventare viola la pelle, che ti fa lacrimare gli occhi perché il vento ti viene contro. Faceva freddo.
Quel buio pomeriggio lui s'alzò e mi diede un bacio, ma era arrabbiato. Ricambiai, lo baciai così forte che rimase il segno delle mie labbra sulle sue.Cazzo se faceva freddo, cazzo se non mi riscaldavano più i suoi gesti di affetto. Cazzo, se il suo nero non riusciva più a riempire il mio bianco. Cazzo, non eravamo più il grigio.
E avevo paura. Avevo una terribile e innata paura, forse terrore, forse non so spiegarlo.
Non lo volevo perdere di nuovo, non volevo lasciare il nostro amore bruciare e incenerizzarsi in uno stupido camino come legno. Noi eravamo più grandi di un camino, più grandi del legno, più grandi della cosa più grande al mondo. Eravamo enormi ed eravamo minuscoli, il buio e la luce, i completi opposti ma che assieme creavano una nuova unione. Eravamo piccoli, adolescenti senza uno scopo, ma eravamo infiniti, perché guardavamo avanti e non indietro. Guardavamo al nostro futuro, che tanto futuro non è, perché cercavamo di crearcelo un seguito. Una storia. Non la volevamo finire lì, non volevamo prendere in mano la nostra vita e poi lasciarla andare come lasci andare un palloncino d'elio quando non riesci più a prenderlo. Non eravamo compatibili, eravamo come l'acqua e l'olio, ma cazzo se ci amavamo. Cazzo se un bacio ne valeva mille, e un abbraccio valeva milioni di baci. Cazzo se sognavamo come due psicopatici, cazzo se eravamo psicopatici...ma cazzo, se non eravamo da soli. Cazzo se gli occhi dell'altro erano il nostro ossigeno, cazzo se anche un minimo sguardo ci rallegrava.Cazzo, però, se faceva freddo quel pomeriggio. Faceva freddo come se stesse nevicando, però nevicava nei nostri cuori.