Capitolo 1.

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Nel mondo, c'è chi crede che il nostro destino sia già deciso, che la vita funzioni come un meccanismo perfetto, che non ci sia fortuna o sfortuna.

Solo momenti giusti e posti giusti.

La verità è che non esistono scorciatoie, niente è programmato, siamo noi i reali artefici del nostro destino.

Ogni scelta condiziona quello che ci succederà, nel bene o nel male.

L'importante è scegliere, farlo sempre. Scegliere quello che è giusto per noi, per stare bene. Per vivere senza rimpianti.

Scruto con cura i numeri scritti sui sedili dell'aereo, cercando il mio posto; chissà con chi mi toccherà stare accanto.

Forse una persona gentile. Un tenero anziano con i suoi racconti sulla vita.

O un bambino che urla e piange.

O un barbone.

O una ragazza claustrofobica con la vescica piccola.

Eccolo, il mio posto. A31.

Vado per sedermi e noto un bel ragazzo seduto proprio accanto a me. Cercherò di non dargli troppa confidenza, ma è sempre meglio di un bambino.

Mi sorride, e ricambio di riflesso.

«Ciao» mi dice guardandomi con i suoi bei occhioni marroni.

Ha una bella barba curata, e porta un buon profumo.

«Ciao» rispondo freddamente abbassando il tavolino e poggiandoci sopra la mia borsa. Nessuna confidenza.

«Qualcuno si è svegliato male oggi» dice sbuffando.

Rettifico, preferivo il bambino.

Non gli do troppo peso, in questo viaggio devo dormire e recuperare le forze, anche se per ora il decollo dell'aereo sembra volermelo impedire.

Vedo il segnale delle cinture di sicurezza acceso e senza pensarci due volte mi lego al sedile, tenendomi ai braccioli con una presa salda.

Odio gli aerei.

«Sta tranquilla» dice il ragazzo «è l'aereo che parte».

Qualcuno qui ha mangiato pane ed ovvietà a colazione.

«Questo significa che puoi lasciarmi il braccio» afferma dopo poco.

Mi giro di scatto e noto che uno dei braccioli non è esattamente del sedile.

«Scusa...»

«Scuse accettate» sorride.

«... Se il bracciolo del mio sedile è così attraente da doverti far violare il mio spazio vitale» continuo.

Sbuffa con un sorrisetto sotto i baffi che mi contagia.

Non devo iniziare nessuna conversazione, non ora.

Mi giro dal lato opposto prima che possa dire qualcosa, cadendo in un sonno profondo dopo qualche minuto.

Ho sempre trovato buffo il mio strano rapporto con il sonno.

Passo notti infinite a fissare il soffitto senza accennare la minima stanchezza, ma quando mi ritrovo su un mezzo di trasporto, mi addormento rapidamente, come se stessi tra le braccia di una madre pronta a cullarmi.

Questi aggeggi hanno un effetto soporifero per me.

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Sono con lo sguardo alla ricerca di cibo, guidata da un forte appetito.

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