Sposto con un soffio all'insù un lungo ciuffo di capelli neri che cade sul mio viso fuoriuscendo dalla coda di cavallo spettinata.
Il peso sulle mie braccia di uno scatolone sigillato appena portato giù dalla polverosa soffitta sembra aumentare nelle strette e ripide scale in marmo della mia casa.
Ormai è passata un mese dal mio arrivo in città, e come da lista sto cercando di mettere in ordine la mia vita, iniziando dalla soffitta.
Estraggo dalla scatola una bellissima lampada di un colore rossastro a forma di peperone e la poso soddisfatta sul mio comodino.
Mi dirigo alla porta e poi mi giro, osservando con fierezza la mia bellissima stanza appena sistemata.
«Assolutamente perfetta» esclamo con entusiasmo alla vista dell'ortaggio sul mio comodino «un capolavoro» continuo, battendo le mani freneticamente per poi andare al piano inferiore.
Prendo tra le mani la mia lista sedendomi sul divano, per poi con una penna spuntare con una V la voce 'decorazioni'.
Guardo il punto successivo e quasi prendo un sussulto «ricomincia la scuola» leggo ad alta voce.
«Forse dovrei» dico a me stessa quasi per convincermi.
Prima di tornare a Boston ho sempre avuto il desiderio di diplomarmi e di iniziare una carriera, ma non mi è mai stato permesso.
Non potevo più vivere senza avere qualcuno che mi controllasse, ero costantemente sotto osservazione, come se fossi una bomba pronta ad esplodere.
Mi sentivo impazzire.
Scuoto la testa come a scacciare via quel brutto pensiero, insuinatosi nella mia mente senza permesso.
«Bene, posso farcela» mi incoraggio ancora una volta, per poi mettere dei comodi stivaletti bassi ed infilare la lunga giacca imbottita, era da tanto tempo che non uscivo di casa da sola.
Prima di varcare la soglia della casa sistemo allo specchio dalla cornice elaborata dipinta d'oro i capelli, per poi rinunciarci ed indossare una cuffietta di cotone.
Prendo un respiro profondo aprendo la porta, trovando il freddo autunnale a solleticarmi il viso, facendomi battere i denti ad un ritmo rapido.
Metto le braccia conserte e le stringo quasi al petto, camminando rapidamente verso il cancello della casa, inguaiandomi più volte con le chiavi che, per colpa del tremolio, cadono più volte a terra sul pavimento bagnato dalla pioggia.
Chiudo il cancello mettendo le chiavi nella tasca, asciugando le mani bagnate sulla giacca nera.
Amo il freddo che mi accarezza il viso, le foglie secche autunnali che circondano le strade e gli stormi di uccelli che danzano in cielo. Era da troppo che non osservavo l'atmosfera della stagione.
Continuo il mio percorso per almeno venti minuti, raggiungendo l'ingresso della scuola.
Quando ho lasciato Boston avevo 15 anni. Mi sono trasferita a New York, trascinata da una strada buia, che mi hanno lasciata in un baratro di oscurità che lentamente ha distrutto la mia vita.
Scelte sbagliate che mi hanno cambiata, rovinata e messa in difficoltà da cui sono fuggita. Scelte che mi hanno allontanata da quello che restava dalle mia famiglia.
Scelte che mi hanno fatta rinchiudere in una casa e resa sola, spaventata.
Dopo anni è la prima volta che rimetto piede in una scuola pubblica, da tanto ero costretta a studiare con un insegnate privato, ed il pensiero di essere circondata da altri adolescenti brufolosi mi rende emozionata ma preoccupata allo stesso tempo.
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Why?
Romance«La sua morte mi ha portata in un baratro ed in un oblio da cui non si può uscire se non scappando. È andato via, lasciandomi da sola in quella casa da un giorno all'altro, mi sono immischiata in cose più grandi di me, che mi hanno mangiata dentro f...