Peur

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Mi ricordo quando, da piccolo, mi persi nel boschetto vicino alla mia casa delle vacanze in Irlanda.
Il verde mi confondeva.
Tutte le sue sfumature e il forte contrasto con il marrone ruvido mi ammaliarono e mi spinsero ad andare oltre.
Vagavo solo e ascoltavo i versi degli scoiattoli e degli uccelli che si destreggiavano abili e veloci sugli alti alberi nodosi.
Le ore passarono rapide come un soffio di vento.
Mi feci trascinare, mi lasciai trasportare e non so quanto darei per sentirmi di nuovo così vivo.
Infatti, non mi resi conto di essermi perso finché non notai che si era fatta sera.
È facile dimenticarsi di tutto ciò che non ci interessa e vagare liberi nella natura.

Mi piace ripensarci.
È un ricordo così rilassante e fresco.
Mi sa di rugiada e di foglie bagnate, di una goccia sul punto di scivolare del tutto da una foglia e di stendersi sul terriccio umido.
Canticchiavo una canzoncina, non so se la conosci, ma forse, un giorno, te la sussurrerò all'orecchio.
Certo, mi concentro solo sugli istanti di libertà e non sulle due settimane successive di punizione.

Con questo voglio dire che, tutto sommato, anche da piccolo amavo la solitudine.
Mi piaceva rotolare da solo sull'erba in pendenza e rincorrere i piccioni.
Leggere fumetti e libri con figure per bambini.
Alle medie è capitato che mi chiamassero 'frocio' come insulto, ma io non lo vedo così.
È che, semplicemente, preferisco interessarmi ad un solo genere e non fare cilecca su due.
Qualunque genere sessuale esso sia.
E poi, ora ci sei tu e a me non interessa più di nient'altro.
Colpa tua, colpa mia, chi se ne frega?
Appunto, nessuno.

È solo che, non essendo mai stato un ragazzo socievole, trovo difficile iniziare una conversazione.
O anche rispondere.
Così ora sono impietrito e non riesco a sputare neppure un 'ciao' per la bocca troppo impastata.
Non parlo da giorni, dopotutto.
Riesco solo ad abbassare la testa e a fissarmi la punta lucida delle scarpe.

Ho la porta alle spalle e sono fronte al muro.
Il suo giallo freddo mi scruta.
Ho le mani congelate e non sono completamente certo di voler scoprire di chi sia questa voce.
O meglio, non voglio accertarmene.

《Quindi?》

Ho paura.
Il tono è impaziente e il suo sguardo mi è addosso.
Sento che mi osserva le spalle larghe e mi affretto a rifugiarmi nel cappuccio del cappotto nero e a stringermi in me stesso.
Scuoto leggermente la testa di fronte alla mia innaturale timidezza.
Ma non posso fare nulla, ormai sono già in questa situazione.

Raccolgo un briciolo di coraggio nei recessi della mia anima e mi volto tenendo gli occhi chiusi e la testa abbassata.
Mi ficco le mani in tasca e domando mentalmente il perché della mia esistenza.
Anche se so che non mi risponderà nessuno.

Il cappuccio mi nasconde buona parte del volto e tutto il resto del mio corpo è nascosto dalla stoffa pesante dei pantaloni e del cappotto.
Avrò un aspetto terribile visto dall'esterno, ora come ora.
E sempre in generale.
Pesanti occhiaie scure e capelli aggrovigliati in un folto cespuglio riccio e rosso sono quotidiani, d'altronde.
Sento dei passi avvicinarsi lentamente a me ed inizio ad indietreggiare.

《Lasciati guardare, non mangio nessuno, anzi...》

Sospira e temo seriamente che possa convincermi ad aprire gli occhi ed a mostrarmi solo respirando.
Il suo profumo sovrasta la puzza del piccolo retro e mi ingabbia.
Apro la bocca per parlare, ma la richiudo prontamente.
Tocco il muro con il tacchetto della scarpa e mi blocco.

《Non essere scortese. Puoi essere timido quanto vuoi, ma sembra che tu non abbia mai parlato con qualcuno!》

Beh, non ha tutti i torti.
Poi aggiunge una frase che mi fa alzare di botto la testa e spalancare gli occhi.

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