L'INFERNO ESISTE

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Dopo mezz'ora di cammino, Angelica era finalmente riuscita a trovare una fermata dell'autobus.

Passava di lì la linea del 56: non aveva idea di dove portasse ma, appena fosse arrivato il pullman, avrebbe chiesto informazioni all'autista.

La rabbia verso Andrea era ormai scemata, sovrastata dalla stanchezza. Inoltre, era ormai un quarto d'ora che attendeva il bus e stava iniziando a perdere la pazienza.

Si guardò un po' in giro per cercare di distrarsi, forse così il tempo sarebbe passato più velocemente. Era circondata da alberi, e si trovava su una strada in discesa. Guardando un po' più in basso sulla strada, si potevano scorgere le prime villette con l'erba dei giardini ben curata e qualche cagnolino qua e là sdraiato nella propria cuccia, immerso nella noia più totale.

Quando Angelica era uscita di casa il tempo non era un granché, con quei grandi nuvoloni e l'aria fredda del mattino, mentre ora il sole aveva fatto capolino dietro le nuvole e illuminava ogni cosa con la sua tiepida luce. Con la primavera che avanzava, gli alberi iniziavano ad essere carichi di fiori profumati.

Angelica non era una grande appassionata della primavera ma anzi, ad una piacevole giornata assolata, preferiva le giornate in cui il cielo era grigio e l'aria era fresca. Oppure preferiva i giorni piovosi in cui lei si rintanava a casa al calduccio sorseggiando un buon tè.

Fece un profondo sospiro. Quanto avrebbe voluto essere a casa in quel momento... Avrebbe addirittura preferito la scuola a quella situazione.

Tornò ad osservare i cagnolini dall'aria annoiata e si ritrovò a compatirli, poiché anche lei si stava parecchio annoiando ad aspettare quel pullman che sembrava non sarebbe mai arrivato.

Sentiva, poi, una sorta di delusione e amarezza insinuarsi dentro di lei: era stata davvero stupida a fidarsi di quel ragazzo e quella situazione le faceva provare un profondo senso di umiliazione. Non si sarebbe aspettata un comportamento del genere nemmeno da parte dei ragazzi più meschini della sua scuola. Andrea lì batteva tutti.

Non vedeva l'ora di arrivare a casa e buttarsi sul letto per crogiolarsi nella tristezza di quella giornata orribile.

Si girò verso sinistra nella speranza di vedere in lontananza il rincuorante 56, ma si ritrovò faccia a faccia con una ragazza. Fece un balzò indietro, spaventandosi di quella improvvisa apparizione.

<<Ciao!>>, le disse la sconosciuta energicamente.

Angelica la squadrò per qualche istante prima di pronunciare a sua volta un cauto "ciao". Era una ragazza un po' più grande di lei; aveva lunghi capelli biondi e lisci, qualche efelide sul naso, le guance messe in risalto dalla carnagione pallida e i limpidi occhi azzurri. Era davvero molto graziosa.

Sembrava parecchio sicura di sé con quelle mani sui fianchi e il modo in cui teneva la testa inclinata di lato. Sfoggiava, inoltre, una cortissima minigonna che poche ragazze oserebbero indossare.

<<Mi chiamo Lilith,>>, disse la sconosciuta, <<e ora verrai con me, tesoro.>>, concluse poi la ragazza.

Angelica spalancò gli occhi. Coosa?!, pensò, E cosa diavolo vuole ora questa Lilith? Prima un ragazzo mi abbandona facendomi sentire un'idiota, e ora incontro una pazza. Fantastico!

<<Io... io non ti conosco.>>, rispose titubante.

Lilith scosse la testa. <<Questo non ha nessuna importanza, tu verrai con me e basta. Gli ordini di Lucifero non si discutono.>>, continuò la bionda.

Angelica sgranò gli occhi. <<Lu-lucifero? Ma di cosa stai parlando?>>, disse, infine, spaventata. Incominciò poi ad indietreggiare, sarebbe corsa alla fermata dell'autobus successiva piuttosto che rimanere lì con quella squilibrata.

LE PROFEZIE DEL DESTINO - La Ragazza GeminiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora