Il giorno seguente Angelica andò a scuola come tutte le mattine. Era venerdì, cioè l'ultimo giorno della settimana scolastica, quindi il giorno successivo sarebbe potuta tranquillamente stare a casa a dormire fino a tardi. Sempre che non avesse compiti da fare o pagine da studiare.
Però, Angelica ancora non sapeva che quel giorno non sarebbe stato un comune giorno di scuola.
Quel mattino era leggermente in ritardo. L'ora sul suo cellulare segnava le 8:02 ma, niente di grave, aumentando un po' il passo sarebbe arrivata presto in classe. Oltrepassò i cancelli della scuola e si apprestò a superare il parcheggio. Le prime file di posti erano quasi sempre vuote, poiché i professori preferivano parcheggiare nei posti più vicini all'ingresso della scuola, mentre i pochi alunni che avevano la macchina la parcheggiavano nelle file centrali, una accanto all'altra, in modo tale da potersi consultare tra loro su quale auto avesse l'impianto audio migliore o quale consumasse meno carburante, e in quel modo pavoneggiarsi esaltando il proprio veicolo.
Angelica sperò un giorno, una volta ottenuta la patente, di poter raggiungere anche lei la scuola in macchina evitando così di dover aspettare gli autobus e sopportare l'odore stantio al loro interno, causato dall'accumularsi dell'odore di sudore, sigarette e sporcizia. Certo, non tutti gli autobus erano così e a volte aveva avuto il privilegio di salire sui mezzi di trasporto più nuovi, dotati di comodi sedili e ottimi sistemi di aerazione.
Ciò che non riusciva proprio a tollerare era poi il modo in cui, durante gli orari di punta, i passeggeri erano costretti a stare appiccicati l'uno all'altro come tante sardine in scatola: se eri fortunato ti beccavi solo qualche gomitata, ma nei giorni peggiori potevi finire con un bell'uomo unto attaccato a te o con l'ascella "profumata" di qualche grassone dritta sulla faccia.
Angelica fece una smorfia disgustata a quel pensiero e aumentò ancora il passo.
Stava per passare velocemente davanti alla sfilza di motorini parcheggiati uno accanto all'altro sulla destra dell'edificio scolastico, quando lo vide.
Andrea la stava fissando, e chissà da quanto tempo. Era appoggiato in modo non curante alla sella della sua moto e la fissava intensamente.
Angelica si fermò di colpo. Cosa doveva fare? Tirare dritto e arrivare in classe o andare verso di lui? Dopotutto erano nella stessa classe e avrebbero potuto fare il tragitto per arrivarci insieme...
Bene, era tempo di farsi coraggio. Fece un bel respiro e si avviò verso il ragazzo.
<<Ciao, sono le otto passate, dovremmo essere già in classe.>>, gli disse avvicinandosi. Lui la seguì con lo sguardo finché lei non gli si fermò davanti.
Poi si decise a parlare:<<Non mi è mai piaciuta la scuola, e neanche le sue regole. Inoltre, pensavo di non entrare questa mattina e andare a fare un giro in moto.>>, la guardò negli occhi alzando un sopracciglio, <<Vuoi venire con me?>>
Angelica spalancò gli occhi dallo stupore. <<Non sono mai andata in moto... e poi è meglio se entro a scuola.>>, disse, consapevole di stare perdendo una bella opportunità di fuga da quel grosso edificio grigio. Ma poi come avrebbe fatto a dire ai suoi genitori che non era andata a scuola per passare del tempo con un ragazzo che conosceva da un giorno appena? Si sarebbero arrabbiati con lei... a meno che non falsificasse la firma di sua madre sulla giustifica di scuola come aveva fatto quell'unica volta due anni prima, quando era ancora una scapestrata quattordicenne appena arrivata alle superiori.
<<Be', non sai cosa ti perdi.>>, disse Andrea interrompendo i suoi pensieri. Il ragazzo si passò una mano tra i capelli corvini e si infilò il casco. <<Sicura di non voler proprio venire?>>, le chiese poi, continuando a guardarla negli occhi.
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LE PROFEZIE DEL DESTINO - La Ragazza Gemini
ParanormalAngelica, semplice studentessa, scopre che nella sua classe è arrivato un ragazzo nuovo, Andrea. Ma presto capisce che il ragazzo non è ciò che sembra: sotto lo strato da semplice studente è nascosto qualcosa di molto oscuro. La giovane Angelica sa...