Capitolo uno

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Stiles si sentiva una persona orribile e la voglia di vomitare era tanta, si tratteneva giusto perché era all'interno della sua Roscoe – l'amata Jeep – e non voleva dare a vedere al suo compagno di viaggio quanto stesse in realtà male.

Picchiettò nervosamente le dita contro il volante quando si fermarono al semaforo rosso, un nodo alla gola le impediva di parlare e lei era una persona logorroica, sentiva il bisogno di pronunciare come minimo una parola ogni due minuti. Si guardò la mano diventata ossuta, non erano più come le aveva giusto due anni prima, erano piene di ferite e segni, tutti grazie alle ultime avventure e per la sua insana idea di prendere a pugni un licantropo finendo per essere l'unica a farsi male. Cercò di non pensarci e buttò un'occhiata allo specchietto retrovisore mentre si sistemava una ciocca di capelli sulla spalla ributtandola dietro. Scott l'aveva convinta a farsi crescere i capelli e ora le arrivavano fino al fondo schiena ed era fastidioso, soprattutto dopo aver passato otto anni della propria vita portandoli corti come un maschio.

Si morse il labbro mentre premeva sull'acceleratore allo scatto del verde, il suo cuore martellava forte nel petto senza un apparente motivo perché alla fine dei conti non era lei quella che stava per fare qualcosa di indelebile nel vero senso della parola. Pensava che ormai non potesse più stupirsi, il suo migliore amico era un lupo mannaro, quella che era l'ex ragazza del sopracitato era una cacciatrice seguita dalla sua migliore amica io–sono–immune–al–morso, il primo ragazzo oltre a Scott che le stava quasi simpatico era un lupo mannaro e la città in cui viveva era costellata di cadaveri. Decisamente non si aspettava quello per la sua adolescenza, voleva solo essere più brava nel lacrosse e meno iperattiva.

Svoltò a destra seguendo le indicazioni che si era scritta a mano su un foglio in quanto non aveva preso il navigatore ed entrambi gli occupanti dell'abitacolo avevano lasciato i cellulari a casa per non essere rintracciati e Stiles temeva che suo padre potesse ucciderla per questa cosa.

La radio era accesa ma nessuno dei due la stava ascoltando e per motivi ben diversi. Stiles era così tentata di tornare indietro a Beacon Hills, quella cittadina a più di due ore da casa solo le metteva ansia. Da quando sapeva del mondo sovrannaturale era come diventata paranoica, vedeva nemici ovunque e non perché solitamente quelli sembravano trovare lei, ma per il semplice fatto che vedeva continuamente ombre durante l'ultimo periodo specialmente quando era sola. Suo padre aveva talmente tanti turni in centrale che sentiva come se stesse vivendo da sola e una casa vuota creava sempre un po' di paura, anche al minimo rumore del vento.

Nonostante questo pensava di essere in grado di aiutare un amico, perché lei era una ragazza forte pronta a morire per salvare qualcuno che amava, ma quello era anche peggio. Si fermò davanti all'insegna a neon blu che recitava "Tattoo" e tirò un sospiro sofferente cercando di impietosire l'amico.

« Stiles, non cambierò idea. » le disse abbassando il volume della radio, aveva un sorriso che andava da un orecchio all'altro e lo sguardo più luminoso che Stiles gli aveva visto negli ultimi mesi dopo la rottura con Allison e si sentì un po' in colpa per volergli rovinare quel momento.

« Pensaci bene, Scott, quella cosa rimarrà per sempre sulla tua pelle, anche quando sarai un vecchietto con la pelle tutta cadente. Un brutto spettacolo. » disse la castana storcendo il naso immaginando uno Scott anziano con la pelle delle braccia cadenti ed il tatuaggio penzolare insieme ad essa. Ew, orribile.

Gli prese le mani tra le proprie e sbatté le ciglia lunghe mettendo su un tenero broncio sperando che funzionasse come con il padre, ma non fu così in quanto il ragazzo se la tirò addosso facendole sbattere il fianco contro il cambio dell'auto per abbracciarla.

« Grazie per avermi accompagnato. » le sussurrò nell'orecchio e Stiles semplicemente crollò. Sapeva che non poteva resistere alla sua voce tenera e squillante. Si staccò bruscamente mentre il ragazzo rideva « Se svengo è colpa tua. » gli disse semplicemente prima di scendere dall'automobile chiudendo con cura lo sportello, negli ultimi tempi aveva preso decisamente troppe botte.

Ils ne savent rien de nousDove le storie prendono vita. Scoprilo ora