Capitolo dodici

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Stiles si rigirò nel letto stringendo nel pugno il lenzuolo azzurro, aggrottò l'espressione nel sonno, piccole gocce di sudore le colavano lungo la fronte « No... no, no... non farlo entrare , non fargli entrare, non fargli entrare, no, non fargli entrare. » la ragazza aprì gli occhi di scatto, il cuore che batteva velocemente era talmente assordante da quasi non poter sentire nient'altro che il ritmico tumtumtum.

Davante a sé c'erano sei fessure orizzontali e solo dopo qualche secondo le riconobbe come le fessure di un armadietto. Posò una mano contro lo sportello provando ad aprirlo, ma era chiuso. Stiles non era una persona che soffriva di claustrofobia, ma con le cose che aveva passato, se si trovava in un armadietto, stava sicuramente succedendo qualcosa di brutto. Sbattè più forse, mettendoci tutta la forza che aveva e provò più volte sentendo il panico farsi strada in lei quando si rese conto che non riusciva ad aprire lo sportello. Provò ancora, con più forza, aiutandosi anche con l'altra mano e finalmente fu libera.

Si trovava nello spogliatotio della Beacon Hills High School, in pigiama, i piedi scalzi e il viso coperto di sudore. Sembrava non esserci nessuno, c'erano solo degli asciugamanti su una panca. Si guardò allo specchio posizionato sopra un lavandino non sembrava essere ferita, l'unica cosa evidente era il Marchio.

Uscì da lì addentrandosi lungo il corridoio e si fermò a guardare la porta dell'unica aula aperta. Si avvicinò lentamente, l'unico rumore presente erano i suoi passi fatti a piedi nudi. All'interno della stanza c'era il Nemeton, le lunghe radici che coprivano interamente la superfice dell'aula e il tronco tagliato era lì, coperto da un lieve strato di terra e qualche foglia. Si avvicinò e quando fu abbastanza vicina provò a toccarlo, ma prima ancora che potesse poggiargi la punte delle dita delle radici le avvolsero il posto.

Si svegliò di soprassalto, il respiro pesante e gli occhi spalancati dallo spavento. Provò a regolarizzare il respiro autoconvincendosi che era un sogno e non doveva averne paura, che era tutto nella sua testa.

« Stai bene? » la voce di Derek la raggiunse così come la sua grande mano prese a muoversi lungo il suo braccio in una dolce carezza. La ragazza sospirò sentendosi meglio, aveva lì il suo Compagno « Sì, stavo solo sognando. » rispose passandosi una mano sulla fronte per asciugare il sudore « Era strano: era come un sogno all'interno di un sogno. » spiegò socchiudendo gli occhi, cercandosi di ricordare i dettagli di quello che era stato...

« Un incubo? » domandò Derek senza smettere di farle sentire la sua presenza con il lieve tocco della sua mano sul suo braccio « Sì. » rispose Stiles andando a prendere l'altra mano libera per rassicurarlo, non era certo la prima volta che gli accadeva, sapeva gestire qualche incubo.

Poi si fermò guardando il suo ragazzo « Un attimo, Derek » disse aggrottando le sopracciglia « che ci fai tu qui? » domandò perché si ricordava perfettamente che lui era ancora in Messico e che la sera precedente si era addormentata da sola nel suo letto. Sentì la porta cigolare leggermente e la distolse dai suoi pensieri « Aspetta. » disse alzandosi dal letto, i piedi nudi nuovamente contro una superfice fredda. Derek provò a trattenerla, una mano stretta sulla sua spalla e il corpo che la seguiva, come a non volerla lasciare andare.

« Vado a chiudere la porta. » disse guardando quest'ultima come in trance, perché non riusciva a vedere il corridoio ma solamente un profondo nero? Cosa stava succedendo?

« Rimettiti a dormire. » la spronò Derek cercando di tirarla giù contro il materasso, ma Stiles sfuggì alla sua presa decendogli che era meglio chiuderla, non voleva lasciarla aperta, sarebbe potuto entrare chiunque. Derek provò ancora a farla desistere ma a nulla servirono i suoi inviti a tornare a letto.

Stiles era in piedi davanti alla porta, la voce di Derek in sottofondo mentre afferrava la maniglia, aprì maggiormente la porta trovandosi davanti solamente al denso nero dell'oscurità e ci si addentrò mentre la voce di Derek ruggiva di tornare indietro. Camminò lasciandosi la sua stanza alle spalle ed era nella riserva, davanti al Nemeton.

Ils ne savent rien de nousDove le storie prendono vita. Scoprilo ora