14. Sogno o son desto?

17 3 0
                                    

N.d.A: salve miei piccoli lettori, scusate per il clamoroso ritardo, ho avuto un'enorme da fare questo week end e, mi scuso taaanto taaanto per avervi dimenticato. Per farmi perdonare, pubblicherò qui di seguito un piccolo contest, per aver raggiunto assieme a voi le 200 visualizzazioni (per me sono un grandissimo traguardo).

Vi mando un bacione e un abbraccio,

Moonshine Quinn





[P.O.V. Heytham]

Mi staccai dal braccio della ragazza e, dopo essermi davvero reso conto di ciò che avevo fatto, sbiancai. 

Mi guardai attorno, spaventato e disgustato, per poi alzarmi di scatto ed allontanarmi dalla sirena. Lei mi guardò con uno sguardo misto tra confusione e biasimo e, quando mi infilai due dita in gola, nel tentativo di vomitare quel buonis... quel liquido schifoso, lei uscì di scatto dall'acqua e mi bloccò il braccio, allontanandomi la mano dalla bocca, e guardandomi supplichevole. 

Io non riuscii a ricambiare il suo sguardo, siccome avevo di fronte una ragazza di indubbia bellezza e... nudità, e i miei occhi caddero sui suoi seni. 

Non appena lei se ne rese conto, mi  tirò uno schiaffo e si rituffò in acqua. Io sorrisi sghembo, e mi  portai una mano sul punto colpito, per poi tornare a sedermi vicino alla piscina naturale. 

«Porco» ringhiò lei.

Io risi e scossi il capo «Non è colpa mia se tu decidi di mostrarti tutta...» gesticolai, imitando le forme del suo sinuoso fisico.

«Bah, lasciamo stare. Questo ad Anaïs potrebbe costare più del previsto» aggiunse lei, acida.

Io la guardai, perdendo il sorriso e avvicinandomi a lei, per poi chiederle «Chi?» 

Lei non rispose, ma ricambiò il mio sguardo. 

Le afferrai l'avambraccio e strinsi la presa, scuotendola, ma subito ecco che mi allontanò con una forte spinta, guardandosi poi la zona di pelle da me afferrata, diventata viola. 

«Cazzo, stai attento! Mi hai fatto male!» disse stizzita.

Io aggrottai le sopracciglia e mi guardai le mani, confuso. E quella forza da dove l'avevo triata fuori?

«Basta, vai di sopra e chiedi il cellulare al Guardiano, di che ti mando io e che hai bisogno di chiamare A-Death»

Ascoltai attento ma, non appena pronunciò quel nome, io sobbalzai, dimenticandomi completamente del resto. 

«Quel nome!» esclamai, indicando la sirena. Un leggero tremito attraversò tutto il mio corpo, che fece sorridere appena Raja. 

«Si...?» chiese lei civettuola «Stai cominciando a ricordare, eh?» 

«Ricordare cosa?»

La ragazza scosse il capo e fece un gesto con la mano, come per dire "ricominciamo dall'inizio" e mi guardò negli occhi, attirandomi come una calamita. 

Io rimasi li, imbambolato di fronte a quelle due fontane di caramello, con la bocca mezza aperta e gli occhi sgranati. 

Il senso di pace e amore che quegli occhi riuscivano a trasmettermi mi lasciò interdetto, e non sentii la forza per interrompere il collegamento visivo. Non lo feci nemmeno quando percepii qualcosa di estraneo smuovermi le... emozioni. Sì,  lo so, sembra strano da dire, ma avvertii qualcosa di estremamente  strano avvenire all'interno del mio corpo. Dapprima il mio stomaco prese  ad attorcigliarsi: ansia, rabbia, terrore. Poi un groppo in gola mi bloccò nuovamente le vie respiratorie: paura, tristezza. L'attorcigliamento aveva lasciato, al mio stomaco, il posto ad uno stormo di farfalle: attrazione, amore, pace. Ed  infine il mio cuore prese a battere forte e veloce; il capo di tutte le  emozioni era stato interpellato, e stava creando una gran confusione  dentro di me e io non potevo fare altro che assecondarlo, come se non mi appartenesse. Non avevo più alcun potere sul mio essere, almeno fino a quando Raja non distolse lo sguardo e si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, sospirando.

Distrazione fataleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora