"Hai gli occhi di chi ne ha vissute tante, di
chi di lacrime ne ha versate, ma si è sempre
rialzato forte e sorridente"
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Risvegli Inaspettati e Quasi Appuntamenti
Il mattino seguente i leggeri raggi del sole sorto da poco interruppero il mio sonno. Pian piano iniziai a stiracchiarmi e ad aprire gli occhi. Quando li aprii definitivamente potei constatare di non essere nella mia stanza. Mi alzai cautamente, mettendomi prima a sedere molto lentamente nel letto e in un secondo momento mettendomi in piedi, la testa faceva ancora male, probabilmente ancora a causa dell’influenza. Osservai molto attentamente la stanza nella quale mi ero risvegliata, aveva delle pareti bianco panna, un grande armadio nero, con comodini dello stesso colore e letto altrettanto nero. Iniziai a osservare le foto che in un primo momento non avevo notato, la prima ritraeva un piccolo bimbo biondo, con gli occhi verdi in braccio a una graziosa signora e a una stupenda bimba, tutti e tre insieme sorridevano all’obbiettivo, era la più bella presente in quella stanza, sicuramente poteva essere scambiata per il ritratto della felicità.
Dopo aver esaminato per bene quella stanza ed aver cercato di capire perché mi trovavo proprio lì decisi di lasciar perdere e cercare il padrone di casa, dato che della sera precedente non ricordavo praticamente niente. Aprii la porta della stanza e molto lentamente iniziai a scendere le scale stando attenda a non cadere, un buon aroma di caffè mi invase le narici non appena scesi l’ultimo gradino e arrivai direttamente in quello che credevo fosse il soggiorno, iniziai a girare un po’ per la casa, e vicino al soggiorno trovai un ampia cucina. La caffettiera spenta, posata sopra al fornello, una tazzina, nel lavandino e un bigliettino appoggiato sopra la grande isola.
“Buongiorno,
probabilmente ti starai chiedendo cosa ci fai a casa mia, ammesso che tu abbia capito a casa di chi sei.
Sono Harry se non lo avessi capito, aspettami per pranzo e ti darò tutte le risposte di cui necessiti.
Torno per le 12, poco dopo che avrò finito le lezioni,
buona giornata.
H.E.S "
Ero a casa di Harry, e forse questa cosa non era brutta, insomma, avrei potuto essere a casa di un qualsiasi stupratore, assassino o chissà cosa, invece ero a casa di Harry. Mi guardai un po’ intorno, credo di non aver mai osservato così tanto una casa come stamattina, decisi di prepararmi un the, e dopo aver cercato per quasi un quarto d’ora una tazza, misi a bollire l’acqua e ci spruzzai un po’ di limone.
Avrei dovuto aspettarlo ancora per un’ora. Mi stesi sul divano e iniziai a fantasticare.
Quel ragazzo mi era sembrato così scorbutico appena conosciuto, eppure aveva dimostrato di avere un animo dolce. Guardando le foto nella sua stanza e quelle sparse per la casa avevo capito quanto ci tenesse a quelle due donne, probabilmente sua madre e sua sorella, avevano tutti e tre lo stesso sorriso dolce, ma quello di Harry era cambiato.
Aveva un dolce sorriso nelle foto che lo ritraevano con lisci capelli biondi e dolci occhi color smeraldo, ora sembrava come se qualcosa fosse cambiato, aveva lo stesso sorriso di un tempo, come i soliti occhi smeraldini, ma entrambi sembravano più spenti, come si ci qualcosa lo turbasse costantemente.
Sentii un rumore di chiavi e la porta sbattere, probabilmente era tornato Harry, da lezione, io neppure sapevo che studiava. Che poi pensandoci bene di lui sapevo poco e niente, sapevo che faceva l’istruttore di nuoto, quindi che probabilmente amava nuotare, sapevo che aveva pochi anni in più di me, ma non precisamente quanti, sapevo che da bimbo era stupendo, che ha una madre, una sorella, e immagino anche un padre, sapevo che studiava ancora, ma non sapevo cosa, e sapevo che aveva una casa enorme, e devo dire, davvero stupenda. Come ciliegina sulla torta sapevo che era veramente stupendo.
-Fanny, ci sei?- Una voce interruppe i miei pensieri, ma già sapevo chi poteva essere. Poteva trattarsi solo di lui, ossia del proprietario di questa grandissima casa, ora avrei voluto le spiegazioni che mi aspettavo da tutta la mattinata.
-Sono in soggiorno! Almeno credo.- Esclamai a un certo punto, sentii una botta, qualche imprecazione da parte di Harry, e poi lo vidi arrivare con calma tenendosi un gomito. La scena era abbastanza comica, perché da quello che avevo capito doveva aver beccato la sedia giusta sul gomito sinistro, una delle zone dove fa più male, e ora si teneva stretto il gomito con la mano destra. Iniziai a ridere senza un apparente motivo, e a quella reazione la sua faccia divenne contrariata.
-Quindi, potresti anche aiutarmi invece che stare lì spiaccicata sul divano a ridere- Esclamo il piccolo infortunato. Pian piano smisi di ridere e la sua faccia che fino a poco tempo prima faceva trasparire una smorfia di dolore si stava pian piano rilassando.
-Quindi, ora che ti sei ricomposta, e che questo cavolo di gomito sta tornando quasi normale, possiamo parlare- Continuò poi, io mi limitai ad annuire, curiosa nel sapere ciò che era successo la sera precedente.
-Dunque, dopo che ti sei calmata ieri sera, abbiamo iniziato a parlare, ma mi sono accorto soltanto dopo che avevi la febbre decisamente troppo alta, stavi delirando, e dopo sei svenuto tra le mie braccia. E dato che sinceramente non mi sembrava il caso di vagare per il paese cercando qualcuno che ti conoscesse per farmi dare il tuo indirizzo di casa, ho deciso di portarti a casa mia.
Durante la lezione di nuoto di ieri avevo visto che avevi un certo affiatamento con una certa Melody, se non sbaglio, quindi ho mandato un messaggio a lei dicendole che dormivi da me, dicendole di coprirti con tua madre, e poi ovviamente ho scritto a tua madre. Dunque, questo è quanto, anche se non credo che tua madre sia stata molto contenta, però è okay-
Ero rimasta abbastanza stordita dalle informazioni che mi aveva appena rivelato, stavo delirando, quindi avrei potuto dire qualsiasi cosa, forse era meglio non pensare a tutto ciò. Probabilmente ero svenuta quasi subito e non avevamo neanche parlato più di tanto, sicuramente. Quindi, ha anche detto che ha chiamato Melody, dunque mi toccherà parlarle quasi sicuramente di tutto questo casino, che poi, non è un casino, mi ha solo portata a casa sua, niente di che. Mi toccherà spiegare a mia madre perché ho deciso di rimanere a dormire da Mel, visto che lo faccio molto raramente, e poi sarà tutto risolto.
Mangiammo una pasta decisamente troppo al dente, e dopo aver preso la macchina Harry mi riaccompagnò a casa.
-Senti, ma ci sarai oggi agli allenamenti, oppure preferisci stare a riposarti?- Odiavo le persone che mi chiedevano queste cose, sono solo un po’ fuori forma, perché non mi sarei dovuta presentare.
-Certo che si sarò. Per chi mi hai preso?- Fece un debole sorriso e si limitò ad annuire. Restammo in silenzio per tutto il viaggio, nell’abitacolo le dolci note di “Give Me Love” di Ed Sheeran risuonavano lentamente, e ogni tanto Harry canticchiava qualche piccola parte, era davvero bravo.
In poco tempo arrivammo nel vialetto di fronte alla mia piccola casa.
-Ci vediamo più tardi allora. Ciao Fanny.- Mi salutò dolcemente Harry, scoccandomi un dolce bacio sulla guancia. Lo guardai imbambolata come un bimbo di appena quattro anni può guardare una bancarella di dolciumi al luna park.
-Ciao Harry. A dopo.- Sussurrai, scendendo dalla macchina e vedendola ripartire. Ero ancora imbambolata per il suo dolce bacio e senza saperlo avevo il palmo della mano appoggiato contro la guancia destra, che poco prima era stata sottoposta alla tortura di due dolci labbra.
Entrai in casa, e facendo molto piano per non farmi notare da mia madre richiusi velocemente la porta.
-Allora, ho visto che un bellissimo ragazzo, con un bellissimo Range Rover ti ha appena riaccompagnato a casa. Dunque, a meno che Melody non si sia trasformata in un ragazzo, o che sua madre non abbia sfornato un figlio così all’improvviso, credo che tu mi debba delle spiegazioni.- Delle urla interruppero il mio piano di non farmi sentire da mia madre.
-Dunque mamma, non pensare niente di male, è il mio nuovo istruttore di nuoto, ieri sono svenuta, mi ha portato a casa sua, ti ha mandato un messaggio per non farti preoccupare, e mi ha appena riaccompagnato, niente di più. E’ un gran figo, lo ammetto, anche perché è dolcissimo, ma non c’è niente di più per il momento.- Il suo sguardo divenne soddisfatto, felice per avermi strappato tutta la verità di bocca. Forse l’ultima parte era meglio se la evitavo, adesso dovrò subirmi le sue continue frecciatine fino a che non succederà altro.
-Ora, non dire niente, io andrò nella mia stanza, e tra esattamente mezz’ora andrò a nuoto, non ho voglia di sentire le tue pippe mentali in cui io e quel povero ragazzo ci giuriamo amore eterno.- E così con la sua faccia alquanto scioccata presi il borsone e me ne andai nella mia stanza, pronta per preparare le cose che mi sarebbero servite per un altro allenamento in piscina.
Mi feci una veloce doccia, dato che il giorno prima non ne avevo avuto il tempo e che la mattina quest’idea non mi era per niente balenata in mente.
Accappatoio, cuffietta, ciabatte, cambio, phon, costume già indossato, si dovrei avere tutto. Presi la mia bici e iniziai a pedalare verso lo stabile da me preferito. Appena entrata il solito profumo di cloro ad invadermi le narici è sempre presente e in fretta mi dirigo verso gli spogliatoi, che con sorpresa noto essere deserti.
Effettivamente sono arrivata parecchio in anticipo, metto la cuffia, infilo le ciabatte e velocemente arrivo all’entrata delle vasche dove noto soltanto un gruppo di bimbi che avranno più o meno cinque anni con Patricia, una delle insegnanti della piscina.
Mi avvicino alla vasca dove Harry tiene il corso e infilo delicatamente i piedi al interno, rabbrividendo con l’acqua decisamente troppo fredda, osservo un po’ in giro e un vedo un ragazzo in lontananza, quel ragazzo.
Harry è completamente bagnato, da testa a piedi, dopotutto siamo in piscina, infatti sta uscendo da una delle vasche più alte, e si avvicina a me molto lentamente. Vorrei andarmene, prendere l’accappatoio che con molta cura ho appoggiato alla gradinata alle mie spalle e tornarmene in spogliatoio facendo finta di non averlo visto. Ma mi è totalmente impossibile dato che ormai si è avvicinato fin troppo e non notarlo sarebbe impossibile.
-Siamo puntuali oggi Fanny?- E mi rivolge un delicato sorriso, mi sposto leggermente più a destra lasciandogli un piccolo spazio in cui può però comodamente sedersi.
-Odio arrivare in ritardo, e quando succede ho ragioni serie, perciò eccomi qua.- Si sedette accanto a me e dolcemente mi abbracciò, il mio corpo rabbrividì a contatto con il suo corpo completamente bagnato. E io abbassai lo sguardo imbarazzata.
-Senti, che ne dici se domani sera usciamo a fare un giro?- Mi stava per caso chiedendo un appuntamento, no forse non era un appuntamento, forse era più da considerare un uscita tra amici.
Finimmo l’allenamento un po’ più tardi del solito, e dopo essere tornata a casa ed essermi accoccolata sotto le coperte inizia a pensare a ciò che sarebbe potuto succedere il giorno successivo.
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Turbolent Love
Fanfic"In amore vince chi si tira su le maniche, e lotta, lotta fino a farcela"