bisogno.

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Certo che c'era qualcuno con loro e certo che Dan era quello che doveva contattarlo. Che fortuna.

L'unico pensiero che attraversò la mente di Dan era perché, in nome di Dio, aveva pensato che provare a giocare con la tavola sarebbe stata una buona idea.

A questo punto nessuno sapeva cosa fare. Nessuno parlava, nessuno si muoveva, era come se il tempo si fosse fermato mentre tutti erano scioccati per quello che era successo, compresa Marzia. Anche se lei era più preoccupata che inibita.

Appena la planchette si era mossa c'era stato un momento dove qualcosa era cambiato. Qualcosa nell'atmosfera della stanza era completamente diverso, e Dan fu l'unico ad iniziare ad accorgersene.

Aveva notato il modo in cui il suo battito accelerava sempre di più, aveva notato la pelle d'oca su tutto il suo corpo, l'improvviso cambio di temperatura, e tutto intorno era come se la realtà fosse stata leggermente alterata.

Non c'era un vero modo per spiegare la sensazione che ognuno attorno al tavolo sentiva dentro di sé. Ognuno si sentiva inquieto, come quando sai che qualcuno ti sta osservando. Dan era l'unico a non essere turbato. La sensazione che si stava formando lo rendeva sicuro. Era solo ansioso.

Ma nonostante il modo in cui tutti si sentivano, Chris restava comunque un essere spregevole, per quello che fece. "Okay, chi di voi l'ha mosso?" Chiese, guardando intorno al tavolo. I suoi occhi si fermarono su Marzia, con sguardo interrogativo che lei sembrò notare.

"Non l'ho mosso io!" Si difese.

"Tu era l'unica che voleva che si muovesse, quindi quando stavamo per mettere via la tavola tu l'hai mossa, perché non accettavi il fatto che sarebbe potuta andare male."

Marzia guardò furiosamente Chris, con la rabbia che le saliva dentro. Essere accusata di qualcosa che non aveva fatto non era una cosa giusta per lei. "Ma ti senti come sei ridicolo? Sai che non volevo giocare con questo tipo di cose."

Chris non sapeva cosa dire dopo che Marzia gli aveva risposto, quindi restò a fissarla e lei fece lo stesso, senza che nessuno dei due parlasse. La tensione tra i due stava aumentando, quasi come se avessero potuto iniziare a prendersi a pugni da un momento all'altro.

"Volete delle pistole da duello o robe del genere?" Li interruppe Dan. Smisero di fissarsi e lo guardarono. "O possiamo tornare al gioco?"

Chris rise, "Come vuoi." Guardò la tavola, mentre Marzia faceva lo stesso.

Preso un profondo respiro, Dan guardò la tavola, pronto per tornare a giocare. Aprì la bocca come per dire qualcosa, ma la richiuse nuovamente quando le parole non uscivano. "Non so cosa dire."

Indipendentemente dal fatto che Dan avesse chiesto qualcosa o no, la planchette continuò a muoversi da sola, attraversando lentamente la tavola, formando una parola che lo confuse.

basta

"Stai cercando di dire a Dan che deve smetterla di parlare? Perché io sono d'accordo." Fece PJ scherzando per alleggerire l'atmosfera.

"Zitto, PJ." Disse Dan, per poi tornare alla tavola. "Non capisco. Cosa intendi con 'basta'?"

La planchette si mosse.

basta giocare

"Sai, penso che, chiunque sia questo spirito, abbia avuto una buona idea." Disse Dodie, molto nauseata, dato che l'ansia era troppa per lei. "Smettiamola di giocare."

"Resisti." Disse Dan. "Perché dobbiamo smettere? Non vogliamo."

lei lo sa

Dan era confuso sempre di più ogni volta che rispondeva. Niente aveva senso, ma non voleva fermarsi. Volevamo farlo smettete. Anzi, doveva smettere di parlare con quello spirito.

"Che cosa? Chi lo sa? Sa cosa?"

basta adesso

"Dan, penso che dovremmo smetterla." Disse Marzia a Dan. Cercava di avere un contatto visivo con lui, ma i suoi occhi erano fissi sulla tavola.

"Aspetta, puoi dirci almeno il tuo nome?" Chiese Dan, cercando di prolungare la durata del gioco. Non voleva già finire, avevano appena iniziato. Voleva di più.

phil

Ci fu una pausa prima che la planchette iniziò a muoversi sull' "addio" alla fine della tavola, mentre raschiava producendo un lungo stridulìo.

"Aspetta, Phil-" ma Dan non riuscì a finire la frase prima che la planchette si fermasse sull' "addio", ponendo definitivamente fine al gioco. La sensazione di ansia andò via, ma Dan fu l'unico a sentirsi vuoto.

Scosse la testa, "Giochiamo di nuovo." Disse, piazzando la planchette al centro della tavola.

Marzia poggiò la sua mano sul polso di Dan, facendolo fermare e guardarla. "Dan dobbiamo finirla. Non è una buona idea. Ha detto di smetterla, quindi facciamo così."

Dodie iniziò ad alzarsi, "Marzia ha ragione." Prese la sua borsa dal divano. "Scusa se vado via dalla tua festa, Dan, ma devo tornare a casa prima che qualcuno ha la geniale idea di volerci morti."

Si voltò e camminò fino alla porta, brontolando qualcosa a se stessa senza dirlo e ridacchiò.

Marzia sospirò, guardando Dan una volta che Dodie era uscita. "Forse anch'io dovrei tornare a casa. È stato divertente, ma penso che dovrei riportare la tavola Ouija al negozio dove l'ho comprata. Scusa per aver pensato che regalartela sarebbe stata una buona idea." Marzia si alzò, seguita da Dan.

"Ma-" Stava per dire Dan prima di essere interrotto da Marzia.

"Tornerò a prenderla domani, il negozio non dovrebbe essere aperto a quest'ora della notte." Prese la borsa da terra, portandola oltre la sua spalla. Guardò Dan. Sorridendo, lo abbracciò. "Buon compleanno, Dan. Ci vediamo presto."

Dan ricambiò l'abbraccio. "Okay, grazie per essere venuta."

"In qualsiasi momento, Dan. Ciao." Gli sorrise un'ultima volta prima di salutare PJ e ignorare Chris, uscendo poi dalla porta d'ingresso.

Ci fu un momento di silenzio prima che PJ parlasse, "Per voi va bene se resto da voi stanotte?" Potreste dire che cercava di non sembrare spaventato. Dan non poteva incolparlo, la sua teoria che il paranormale non fosse reale era stata distrutta, era normale essere spaventati. "È tardi, e non penso che potrei tornare a casa adesso."

Dan fece un profondo respiro e guardò PJ che era seduto sul pavimento accanto a Chris, che a sua volta stava fissando scioccato la tavola.

"Certo PJ, puoi dormire sul divano. Vado a prenderti delle coperte." Disse Dan mentre Chris era confuso e cercava di capire cosa fosse successo.

Dan andò nel guardaroba situato nel corridoio dove aveva dei cuscini e delle coperte in più. Dietro di lui Chris sussurrava cose riguardo alla tavola, mentre PJ cercava di confortarlo.

Mentre Dan tornava con le coperte che aveva preso pensò a tutto quello che era accaduto. Non sapeva come fosse successo. Non sapeva perché si sentiva così legato alla tavola. La sensazione di giocarci sembrava qualcosa di fantastico.

Ma una cosa di cui Dan era certo era che non gli importava cosa dicessero gli altri, lui avrebbe rifatto questo gioco di nuovo.

another side ➳ phan (ITA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora