"Vi dichiaro marito e moglie"

480 21 12
                                    

  "Senpai, senpai!" sbraitava la giovane guardia, correndo verso il suo superiore e sbracciandosi a più non posso nel tentativo di richiamare in fretta la sua attenzione

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

  "Senpai, senpai!" sbraitava la giovane guardia, correndo verso il suo superiore e sbracciandosi a più non posso nel tentativo di richiamare in fretta la sua attenzione.
Il più grande, infastidito da tutto quel chiasso che disturbava la sua vigilanza, lo fulminò con lo sguardo.
"Un po' di contegno ragazzo, sei una guardia reale" lo ammonì non appena l'altro lo raggiunse.
"Mi dispiace senpai" rispose il kohai mentre si piegava sulle ginocchia per riprendere fiato. "Vengo dalla sala dei ricevimenti, vedessi è tutto addobbato a festa e ci sono un sacco di fiori. Sono così emozionato!" concluse con gli occhi che brillavano.

Il più grande gli lanciò un'occhiata di sufficienza. "Vedi di trattenere l'euforia, non sei mica tu che devi sposarti." "Lo so ma ... senpai, vuoi dirmi che anche tu non aspettavi questo momento da tempo?"

A quella domanda le labbra del maggiore si curvarono verso l'alto, fu una frazione di secondo, il tempo che il più giovane, incredulo, ci mise a battere le palpebre ed era già sparito, lasciando di nuovo spazio alla solita espressione seria.

"Ovviamente" rispose cercando di metterci tutta la nonchalance di cui era capace. Nonostante cercasse in ogni momento di apparire professionale e distaccato quella giovane recluta riusciva sempre a metterlo di buon umore. Ma questo l'altro non lo avrebbe mai saputo.
"Sta arrivando una carrozza" si affrettò ad aggiungere per cambiare discorso. "Sbrighiamoci ad aprire il cancello."
"Sì senpai!"
Non appena i battenti furono spalancati, un'enorme carrozza col sigillo di Tanbarun fece il suo trionfale ingresso nel cortile, rischiando di investire uno dei numerosi camerieri che si affacendavano in giro intenti negli ultimi preparativi.
"Ehi! Cocchiere!" sbraitò una figura affacciatasi da uno dei finestrini. "Ti pare questo il modo di guidare? Che razza di ..."
"Ehm, ehm!" lo interruppe una voce autorevole, proveniente dall'interno dell'abitacolo.
Il principe Raji divenne rosso come un pomodoro maturo, quando notò la fila di servitori che avevano interrotto momentaneamente le mansioni per osservarlo con gli occhi sgranati.
"Ecco ... io ... volevo dire ... ti ringrazio per il tuo duro lavoro" aggiunse per poi rintanarsi di nuovo all'interno in tutta fretta, lisciandosi il vestito sfarzoso con finto disinteresse.

 ti ringrazio per il tuo duro lavoro" aggiunse per poi rintanarsi di nuovo all'interno in tutta fretta, lisciandosi il vestito sfarzoso con finto disinteresse

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

La figura di fronte a lui lo osservò qualche istante per poi soffocare una risata in un colpo di tosse.
Ma sfortunatamente al principe la cosa non sfuggì e gli lanciò uno sguardo truce.
"Si può sapere che hai da ridere, Sakaki?" chiese trascinando le sillabe dell'ultima parola.
La guardia si ricompose all'istante. "Nulla, scusatemi."
Raji arricciò le labbra e sbuffò, tanto che Sakaki dovette trattenersi dallo scoppiare a ridere di nuovo. Nonostante tutti quegli anni passati insieme cercando di istruirlo al meglio non era riuscito a debellare la sua parte infantile. Quando faceva così sembrava ancora quel bambino capriccioso che tentava ogni istante di sfuggirgli e lo mordeva quelle volte che cercava di trattenerlo.
Poi però, un pensiero attraversò la sua mente e la sua espressione divenne di colpo seria.
"A voi va bene, tutto questo?" chiese guardandolo negli occhi.
Raji avvampò, alzando un indice per grattarsi la guancia in evidente imbarazzo. "Certamente, se lei è felice lo sono anch'io" rispose.
Il volto di Sakaki si rilassò in un sorriso rincuorato. No, decisamente non era più un bambino.
Era quello che aveva sempre sperato che imparasse: mettere gli altri prima di se stesso. Un giorno, sarebbe diventato un grande re.
"Bene, direi che è arrivato il momento di fare il nostro trionfale ingresso alla festa" disse aprendo lo sportello e scendendo le scalette, facendo cenno al principe di seguirlo.
Raji fece un respiro profondo e si ricompose al meglio, tornando ad assumere la sua solita espressione di superiorità.
Uscì dalla carrozza e mise il piede sul primo gradino, allungando la mano sinistra in cerca di quella di Sakaki perché l'aiutasse a scendere.
"Principe aspettate!" La voce di Sakaki raggiunse le sue orecchie veloce ed autoritaria.
Raji lo fissò con sguardo interrogativo, mentre l'altro portava una mano guantata sotto la gola per sganciare la fibbia del mantello ed adagiare il prezioso tessuto sul terreno, sopra la superficie piatta e melmosa di una pozzanghera.
"Non posso permettere che il vostro prezioso piede si sporchi proprio oggi" annunciò esibendosi in un teatrale inchino.
Raji lo squadrò per un istante, domandandosi se non fosse uno di quei gesti smielati che i giovani facevano alle dame.
Alla fine decise che non gli importava e poggiò la pregiata calzatura sulla stoffa verde che si macchiò irrimediabilmente.
"Dove sono le due piccole pesti?" chiese dopo aver mostrato i loro inviti a uno dei valletti, mentre entrambi si avviavano verso l'ingresso principale.
"Se vi riferite ai vostri fratelli, credo che siano arrivati qui qualche ora fa con la balia e conoscendoli staranno già meditando qualche bravata."



Remember meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora