"Tutto bene?" Mi chiese Tay.
No che non va bene! Avrei voluto urlare.Qualsiasi Dio esistesse, e se a quel punto realmente esisteva, doveva aver avuto un gran rancore nei miei confronti per avermi dato una vita vuota e poi, quando volevo soltanto ritrovare la pace, avermi buttato lì da sola a distruggermi, pezzetto dopo pezzetto fino a comporre un grande e splendido puzzle di una vita che non volevo, di tutto quello che non volevo.
"Sì" risposi alzandomi, in completo contrasto con la voce all'interno della mia testa.
"Fa male vero?".
"Ne farebbe meno se avessi delle risposte capaci di spiegarmi tutto questo"
Lo guardai dritto negli occhi per la prima volta in quei giorni, al posto di distogliere il viso ad ogni parola. Mi ci volle una forza inumana, con quel gesto andai contro tutto quello che avevo fatto negli anni, sfondai il muro di apatia. La mia espressione era raggelante, volevo che capisse quanto ingiusto fosse dover cercare una risposta tutta sola.
"Non posso, capiscimi" disse portandosi le mani al petto in segno di scuse. Sembrava sincero, davvero e... Triste. Quasi come se il fatto che fossi lì si ripercuotesse anche su di lui, un'ingiustizia contro la quale Tay non poteva nulla.
"Vieni qui tesoro'' disse Clary facendomi sedere sopra l'erba fresca e mi porse una tazza di the fumante. La guardai interrogativa.
"Ti basta chiedere qui, Kim. Pensa a quello che vuoi e ti sarà dato. Non pensare a persone, mi raccomando. Una volta che arrivano qui nessuno può più fare niente" le ultime frasi le spezzarono la voce. Ora che la guardavo bene vedevo l'immensa somiglianza con Ty.
Provai a pensare a ciò che in quel momento potrei aver voluto e il mio subconscio fece tutto da solo, tanto he pochi istanti dopo, accanto a me, comparì un piatto colmo di biscotti al cioccolato.
Clary si mise a ridere e si sedette accanto a me addentandone uno e Ty fece lo stesso.
"Non ti preoccupare, comunque, quello che hai appena visto era il momento peggiore. O almeno lo spero" Mi voltai a guardarlo mentre sgranocchiava il biscotto. " ti consiglio di dare un'occhiata al calendario la prossima volta, qui il tempo passa in un modo un pó insolito."Dopo un pò Clary si alzò e decise di andare a fare una passeggiata. Restammo solo io e Tay seduti sull'erba verde.
"Posso farti una domanda?'' mi chiese guardandosi le mani.
"L'hai già fatta, ma se ne hai una di riserva spara''
"Chi stai seguendo ora?''
Non gli risposi subito, semplicemente perchè non sapevo se volevo fornirgli quell'informazione o meno ma alla fine, non avevo nulla da perdere, ero bloccata lì quindi tanto valeva sfogarmi un pò.
"Il mio ragazzo''
"Ah. Le cose non andavano bene immagino''
Mi arrabbiai a quelle parole. Chi era lui per giudicarmi e sparare sentenze a salve su una storia che non conosceva per niente?
"No, a dire il vero andavano molto bene. Però pur amandoci davvero tanto ci sono cose che una relazione stabile e sincera non può aggiustare. Ero io ad essere rotta e difettosa. Killian con il suo amore provava soltanto a rattoppare e crepe, ma era come mettere del pongo tra le crepe di un vaso, se capisci quello che intendo. Però io amavo lui e lui amava me, in un modo indissolubile. Questo è assodato. Ci sono altri motivi per cui le persone possono arrivare a gesti estremi, non necessariamente devono essere collegati all'amore o alle persone che ti circondano''
"Quindi tutto sommato, sei solo un'egoista'' lo disse con molta leggerezza ed io, lì per lì, non capii realmente cosa intendesse.Aprii gli occhi ed ero in camera mia dove dormivano io e Killian. Lui riposava tranquillo nel letto così approfittai per seguire il consiglio di Tay: 26 aprile. Mi ero buttata dal tetto circa a metà novembre. Dovevano essere passati poco più di cinque mesi.
Ero ancora infuriata per il suo ultimo commento. Non capivo cosa significasse per lui quella parola per essere descritta così in soli pochi istanti di conversazione.La camera era ancora piena di nostre fotografie. Deve essere difficile per loro pensai.
Poco dopo la sua sveglia prese a suonare. Si svegliò subito con mia grande sorpresa, di solito ci voleva una vita per farlo alzare dal letto. Mi sedetti a gambe incrociate sul tappeto mentre lo guardavo stropicciarsi gli occhi e infilare i piedi nelle pantofole. Aprì il primo cassetto del comodino e ne estrasse una mia foto che avevo caricato sul mio profilo Facebook poco prima di andarmene, la mia preferita. La rigirò per un momento tra le dita poi sussurrò
"Buongiorno giraffa. Un altro giorno di merda senza te'' Ripose la foto e segnò una grande X sul calendario.Camminai accanto a lui per un lungo tragitto di strada. La sua presenza era sempre stata una rassicurazione nella mia vita e l'unica speranza che avevo era che un giorno o l'altro trovasse qualcuno a cui infondere lo stesso amore che mi aveva irradiata per tanti anni. Anche se non subito, pensai immediatamente, perchè una spina di gelosia stava iniziando a pungermi il fegato. Su questo punto aveva ragione Tay, ero un'egoista anche se non credo fosse proprio quello che intendesse realmente lui.
Quando Killian si fermò davanti ad una grande fabbrica sospirando rimasi pietrificata. Non ci avevo fatto caso prima ma già il fatto che avesse fatto quel lungo tratto di strada a piedi mi avrebbe dovuto far riflettere su come fosse cambiato in quei mesi. Prima non gli sarebbe nemmeno passato per l'anticamera del cervello di camminare. Piuttosto avrebbe scelto la macchina per fare anche solo cinque minuti, ma la cosa più sconvolgente era che stava lavorando in catena di montaggio. Aveva sempre odiato questo tipo di lavoro, preferiva l'autonomia di lavorare senza gesti predefiniti.Lui era un'artista. Lui era uno scrittore.
Ci eravamo conosciuti proprio alla presentazione del mio libro. Io ero tra la folla dato che era stato pubblicato con uno pseudonimo. Solo dopo tre anni gli ho confessato di essere io l'autrice. Lui e la mia famiglia erano gli unici a conoscere questo mio grande segreto.
Tutto quello non era giusto, non avrebbe dovuto mettere da parte le sue passioni per fare qualcosa che lo faceva sentire in trappola. Non riuscivo quasi a credere che quello fosse davvero il mio Killian, il ragazzo perennemente perso nelle nuvole che tantissime volte interrompeva ciò che stavamo facendo soltanto perchè aveva avuto un'ispirazione.
NON ERA GIUSTO.
Presi in mano il mio povero cuore frammentato e lo seguii comunque all'interno della prigione che si era eretto da solo mentre ripeteva lo stesso gesto all'infinito con una tristezza straziante dentro gli occhi.
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TUTTO QUELLO CHE NON VOLEVO
General FictionKim sta vivendo una vita che non sente sua, le sta stretta addosso stringendo ogni sua cellula nel buio della solitudine nonostante conduca un'esistenza normale e circondata da persone che la amano e che sarebbero disposte a capirla... Se soltanto...