capitolo 5

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Sono qui in cortile da ben dieci minuti ad aspettate Lucy che ancora non è venuta, ormai sono le 14.00, e se tra cinque minuti non viene me ne sbatto i coglioni del progetto.
Oggi non è venuta neanche a scuola...

Basta torno a casa.
Inizio a camminare lungo il marciapiede in direzione di casa mia.

"Cameron" sento chiamare.
Mi volto e vedo Lucy correre nella mia direzione.
Profonde occhiaie le segnano il viso perfetto, le guance arrossate dalla corsa e i capelli spettinati le incorniciano il viso.
Ma nel suo disordine è comunque bellissima.

"Alla buon ora" le dico sorridendo, non riesco a tenerle il broncio, mi ricorda tanto una bambina.
"Scusami ci sono stati dei problemi in famiglia..." svia il discorso.
"Spero nulla di grave"
"Eh... Insomma... No! nulla di grave" si affretta a dire, che strano comportamento.
"Potrei sapere il perché?"
"Em... Andiamo a casa tua a fare il progetto prima" dice spingendomi con le sue piccole mani la schiena costringendomi a camminare.

Sorrido.
"Sei proprio strana" le dico
"Ah meglio così" dice tornando a camminare al mio fianco.
In quindici minuti arriviamo davanti a casa mia, prendo le chiavi ed apro la porta, le faccio segno di entrare poi la seguo.

"Siediti pure sul divano"
"Ok" dice sorridendo.
Vado in cucina e preparo qualche trammezzino.

"Spero ti piacciano" le dico porgendole il piatto con diversi trammezzini e una latta di coca cola.

"Li amo" dice sorridendomi.
Ne addenta uno e comincia a mangiarli uno dopo l'altro.

"Che ingorda" la prendo in giro.
"Ascolta signorino è da ieri sera che non mangio,  posso permettermelo".

"Certo" alza le mani in segno di resa.
Lei ride, che bella melodia per le mie orecchie ma una mia domanda mi sorge spontanea.

"Ma non hai dormito sta notte, hai delle occhiaie profonde."

Si irrigidisce.
"Ho litigato con i miei genitori... Mi vogliono obbligare ad andare in un posto"

"Che posto?"

"Uh.. Emm.. Un posto dove non farò altro che contare i giorni uno ad uno fino alla fine del soggiorno, no ci voglio andare! So che lo fanno per il mio bene ma non voglio." le lacrime cominciano a rigarle il volto.
Il mio cuore si spezza alla sua immagine così fragile, mi avvicino e la stringo in un forte abbraccio, accarezzandole le spalle, a quel contatto sento nuovamente quei brividi passarmi per la schiena, le afferro il viso tra le miei mani, pulendole col pollice le lacrime che le rigavano il viso fino a pochi secondi fa.

"Non ce la faccio più, tu non puoi capire! Non ho più le forze" mi disse in preda ai singhiozzi.

Cos'è che la tormenta? Cos'è che la fa cadere a pezzi, forse potrei aiutarla.

"La forza la trovi in te, nessuno te la può dare, la forza di lasciar andare, la forza di dimenticare, la forza di vivere, la forza di continuare a lottare, la forza di continuare a sorridere anche quando non ne hai voglia, anche quando qualcumo proverà a portartela via.
Vinci la tua battaglia ma non su gli altri su te stessa.
La battaglia della tua vita.
Trova il sole dentro di te in modo che ogni volta che possa risplendere ogni volta che la pioggia vorrà bagnare il tuo sorriso e oltreggiare la tua anima." le dico, subito lei avvolge le sue mani attorno al mio collo abbracciandomi forte.

Fino all'ultimo secondoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora