Capitolo 1

413 21 5
                                    

Qualcuno bussò alla porta.
Due tocchi leggeri e uno più prolungato.
-entra Dwight- esclamò osservando la porta aprirsi lentamente.
Si diresse verso il proprio letto dove poi si sedette aspettando che l'uomo prendesse posto sulla sedia davanti a se.
-hai dormito bene?- domandò lui cercando di alleggerire la tensione che aleggiava fra i due.
-come al solito-
Tornò a guardarsi le mani che stringevano il materasso, poteva solo aspettarsi il peggio da una visita del suo amico a quell'ora del mattino.
-perché sei qui?-
Dwight si sistemò meglio sulla sedia assumendo una posizione eretta e cercando in essa la forza di comunicare alla ragazzina gli ordini del suo capo.
-vuole che tu vada con lui-
Le ci vollero alcuni istanti per capire la sua richiesta e quando Dwight incontrò lo sguardo terrorizzato di Nicole non provò altro che dispiacere per la povera ragazza.
-non mi ha fatta uscire per settimane e mi ha tenuta rinchiusa in questa prigione...perché mi vuole con se? Cos'ha intenzione di fare?-
Nicole si soffermò ad osservare il lato sinistro del volto del suo amico.
La sua disobbedienza lo aveva condannato ad una terribile tortura, e non parlava del volto segnato da cicatrici.
La dolce moglie di Dwight era diventata sposa di Negan per soddisfare i suoi piaceri, rispettando questa volontà aveva risparmiato sia lei che Dwight da morte certa.
Con Negan non si scherzava, se provavi anche solo a contraddirlo andavi incontro a morte certa.
Nicole e Dwight erano stati l'eccezione alla regola.
-andrai con lui nelle comunità che ha sottomesso e farai come ti ho insegnato. Non lo contraddirai, non proverai a scappare o a ferirlo, non parlerai se non verrai interpellata e se qualcuno prova a rivolgerti la parola tu non dovrai rispondere a meno che non sia Negan a darti il permesso-
Dwight ci aveva messo anima e corpo per far stare Nicole alle regole ma la sua indole ribelle aveva sempre avuto la meglio; quella volta non sarebbe potuto accadere altrimenti sarebbe morta.
-e ha una richiesta- aggiunse aspettando un mio accenno di curiosità.
-dovrai indossare l'abito blu, quello di tua madre-
Non fece domande e non chiese il motivo di quella scelta, sapeva che Dwight non ne era a conoscenza e il suo compito era solo quello di eseguire e far eseguire gli ordini.
-partirete tra un ora-
Sistemò la sedia dove l'aveva presa, abbozzò un sorriso ed uscì dalla stanza lasciando sola Nicole e tornando a fare i conti con i propri rimorsi.

*****

Al cambio della guardia Nicole riuscì a scappare dalla sua stanza e a raggiungere l'area di prigionia dove il suo nuovo amico la attendeva con impazienza.
Una volta arrivata davanti alla cella, aprì lo sportello per i pasti e fece passare la propria colazione a cui aveva rinunciato più che volentieri.
Non era molto ma sapeva come venissero trattati i prigionieri al Santuario e quello che per lei poteva essere un pasto superfluo per quelle persone poteva essere la differenza tra la vita e la morte.
-andrò nelle comunità con Negan oggi...forse andrò anche nella tua, non so come ti chiami e magari non ti fidi a dirmelo ma se c'è qualcosa che devo dire a uno dei tuoi o qualcosa che ti devo far riferire dimmelo, non ho molto tempo-
Quell'uomo misterioso non le aveva mai rivelato il suo nome ma era riuscita a vederlo di sfuggita.
-Alexandria- sussurrò l'uomo.
-cerca Rick Grimes, digli che sto bene. Voglio sapere cosa succede. Devi farti dire più cose possibili- la sua voce era roca, bassa e strozzata, come se stesse lentamente perdendo l'uso della parola.
-va bene- affermò scrivendosi in un foglietto il nome della comunità e dell'uomo, probabilmente amico del prigioniero.
Le fece altre numerose richieste che a stento riuscì a scrivere per la fretta con cui le pronunciava, lui era affaticato e lei non aveva più molto tempo.
Scriveva nomi su nomi, probabilmente sbagliando alcune lettere, in più fece espressive domande che scrisse tali e quali le come le pronunciava.
-adesso devo andare o mi scopriranno- smise di scrivere infilando il foglietto piegato nel reggiseno, l'unico posto dove nessuno avrebbe osato guardare, e proprio quando stava per chiudere lo sportello, l'uomo misterioso sussurrò ancora.
-aspetta, dammi la mano-
Si chiese il perché di quella richiesta, pensò a tutte le cose brutte che sarebbero potute accadere.
Se avesse avuto un'arma e l'avesse ferita?
Se avesse tentato di liberarsi?
Se l'avesse uccisa?
Ma qualcosa le diceva che poteva fidarsi di lui, così gli porse la mano all'interno dello sportello, attendendo.
Sentì le fredde mani dello sconosciuto sfiorarle timorose le dita, poi gliele prese con fermezza e la tirò di poco verso la porta.
-se non dovessero crederti, se pensassero che tu sia una spia, fai vedere questo a Rick, ti crederà- si fece passare la biro, la impugnò malamente ormai disabituato all'uso di un oggetto così comune.
Le passò la mano sul polso facendola rabbrividire, avvicinò la biro a sfera alla sua pelle e tracciò un simbolo, un disegno.
Quando ebbe finito le restituì la penna e le lasciò andare la mano, quella con un po' più di esitazione.
Nicole si voltò, pronta ad andarsene temendo di essere vista in quell'azione che al Santuario era punibile con torture comparabili al medioevo ma prima che potesse allontanarsi venne nuovamente attirata dalla voce dell'uomo.
-Daryl- sussurrò lui.
-cosa?- domandò confusa.
-è il mio nome-
La ragazzina si ritrovò a sorridere e nella penombra riuscì a intravedere gli occhi azzurri dell'uomo.
-io sono Nicole, spero di vederti presto fuori da qui, Daryl-
Chiuse lo sportello e corse via lungo il corridoio.

*****

Quando Nicole fu pronta venne scortata da un uomo barbuto di nome Caleb e da Dwight fino all'ufficio, non che alloggio, di Negan.
Caleb li lasciò davanti alla porta evidentemente troppo impaurito per affrontare l'uomo psicopatico che si celava in quella stanza.
Dwight prese per le spalle Nicole e la guardò dritto negli occhi in modo da non dover ripetere il suo messaggio.
-ricordati ciò che ci siamo detti. Devi sopravvivere, Negan sarebbe capace di ucciderti se lo volesse. È ancora furioso per quello che hai combinato l'ultima volta e ti basterà un passo falso per diventare un vagante. Stai al suo gioco, fatti chiamare con tutti i nomi che vuole ma non provare a fiatare, intesi?-
Nicole annuì sicura, Dwight, per niente convinto, si lasciò sfuggire il fiato trattenuto, temendo per la vita di quella giovane ragazza non che l'unica mente non ancora corrotta da Negan all'interno di quelle mura.
Si voltò verso la porta, bussò e poi varcò la soglia seguito dalla sua giovane amica.
-Sunshine, Dwight, accomodatevi!- esclamò con un macabro sorriso Negan.
Era seduto alla scrivania, le scarpe su di essa e fra le mani la sua adorata mazza, Lucille.
Squadrò da capo a piedi la figlia facendosi spuntare un espressione compiaciuta che ben presto mutò tornando indecifrabile.
-puoi andare, Dwight-
L'uomo dal volto bruciato si congedò lasciando soli padre e figlia.
-sei identica a tua madre- sussurrò affranto assumendo una posizione composta sulla comoda sedia.
Lasciò Lucille sulla scrivania, si alzò in piedi e iniziò a camminare per la stanza con lente e grosse falcate.
I suoi passi risuonavano, freddi, profondi e terrificanti fra le pareti spoglie del suo ufficio.
Tutto di lui era terrificante nonostante fosse un uomo di bell'aspetto.
Era impazzito e le sue scelte non erano da meno.

-partiremo tra poco, Sunshine- si divertiva a chiamarla in quel modo, non passava giorno in cui evitasse di guardare la sua stessa figlia e in cui non la chiamasse con un altro nome pur di non ricordare il nome scelto dalla moglie, l'aspetto di sua figlia gli bastava.
Erano troppo simili. Gli stessi capelli, gli stessi occhi, i lineamenti, le labbra, le mani, la minuta altezza...erano due gocce d'acqua.
Per Negan era una sofferenza guardala, soffriva anche quando quell'odio immondo verso di lei lo costringeva a farle del male.
Nicole non aveva colpe se non quella di essere ancora in vita, a differenza dell'amore della sua vita.
Ogni suo sbaglio era motivo di punizioni; gli abiti indecorosi, un ritardo ad un appuntamento o qualsiasi cosa di poco conto, a volte bastava far cadere un semplice libro per far scatenare la sua furia.

Stare dentro al Santuario per lei era peggio che stare fuori insieme ai vaganti.
Quella era una vera e propria prigione dove i suoi lavoratori ed abitanti erano sottomessi a un pazzo sociopatico.
Ma lui si credeva normale, era convinto che quelli sbagliati fossero gli altri, che gli altri dovessero pagare per errori che non avevano commesso.
Tutto gli era dovuto e tutti dovevano essere sottomessi a Negan in quanto tutti erano Negan.

The Heir// the walking dead Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora