Uno strano arrivo

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Erano le 8.00 del mattino. Stavo scendendo dall'aereo. Ed ero appena tornata in Giappone a Tokyo nel quartiere della Città di Inazuma. Erano cinque anni che non mettevo piede sul suolo nipponico e altrettanti che non vedevo mio fratello gemello Mark. Avevo seguito le sue avventure di quest'anno grazie alle notizie che circolavano in rete, visto che a Venezia, ovviamente, non vengono trasmessi i canali della Tv di qui. Una folata di vento mi spostò davanti al viso una parte della lunga coda bruna, che cercai di risistemare nel miglior modo possibile. Ora che avevo quindici anni tutto mi sembrava così diverso, o forse era questa grande differenza tra quella che oramai era la mia normalità e l'asia. Avevo vissuto nei Europa grazie ad una borsa di studio per meriti studenteschi per una delle migliori scuole italiane, dove avevo iniziato a praticare anche come manager per la squadra di calcio scolastica. Avevo deciso di tornare a casa, perché mi era stato offerto un posto, al fianco di Celia Hills, William Glass, Silvia Woods e Camelia Travis, nell'Inazuma Japan. Nonostante fossi molto entusiasta del mio rientro, avevo deciso di non dire nulla a Mark, volevo fargli una sorpresa. O forse fargli prendere un'accidente chissà.

Uscendo dal Gate sentii una voce "soave" strillare:

-Giulia!- Ovviamente era mia madre con le lacrime agli occhi. Chi altro poteva fare così tanto baccano da attirare tutta l'attenzione su di se, se non lei.

-Ciao mamma, come stai? - Non ci vedevamo fa quando ero partita, quindi da diversi anni, l'ultima volta ero molto più bassa e mingherlina, ma soprattutto meno donna. Non riuscivo davvero a credere che fosse passato così tanto tempo. Avevo sempre preferito evitare di rientrare per le vacanze, perché questo mi avrebbe fatto sentire ancora di più la mancanza di casa.

-Tutto bene tesoro mio.- Poi abbassò lo sguardo sui miei vestiti. -Ma come ti sei conciata?- Rieccoci. Ogni volta che la video-chiamavo era la prima cosa che notava e criticava il mio modo di vestire. Sembrava non ricordarsi che non ero più una bambina.

-Ma cosa intendi dire? In Italia sono di moda.- Indossavo una salopette di jeans con i pantaloncini corti, una t-shirt bianca che lasciava la pancia scoperta, delle All-stars del medesimo colore della maglietta e tra i capelli un nastro azzurro.

-Se lo dici tu, comunque spero che quando andrai ad aiutare i ragazzi e tuo fratello ti vestirai in modo più appropriato!

-Certo Hitler.- Dissi sarcastica. Pronti ad assistere alla mia morte molto lenta e dolorosa?

-Cosa hai detto?

-Nulla.

-Ah ecco, comunque guarda come sei cresciuta, sei una donna ora!

-Si è vero sono cambiata molto dall'ultima volta che ci siamo viste. A proposito non avete detto nulla a Mark vero?

-Tranquilla tesoro, ora è in ritiro quindi non lo abbiamo visto.- Intervenne papà. Mi mancavano la sua calma glaciale e la gentilezza che lo caratterizzavano. Sfortunatamente non sembrava aver passato questa attitudine a nessuno di noi, vista la facilità con cui noi gemelli ci infiammavamo.

-Perfetto ora andiamo a casa così mi cambio e vado dell'allenatore Travis.

Il ritorno a casa e nella mia vecchia stanza sarebbe stato molto rapido, infatti decisi di indossare velocemente la mia divisa e di dirigermi alla Raimon. Non vedevo l'ora di mettermi a lavoro. Camminavo distrattamente all'interno della scuola. Era molto diversa da quelle italiane. Proprio per questo mille domande mi balzarono per la mente. E se non fossi più riuscita ad adattarmi alla cultura giapponese? Come avrei fatto? Cominciai a guardarmi intorno incuriosita. Dovevo ammettere che lì era tutto così strano. I miei pensieri vennero, però, interrotti quando mi scontrai con qualcuno. Alzandomi mi accorsi che davanti a me si trovava un ragazzo con gli occhi smeraldo e i capelli rossi, che risaltavano ancora di più vista la carnagione bianco latte. Era bellissimo.

-Scusa, ti sei fatta male?- Mi chiese porgendomi la mano. Bello e anche gentile, non era male come accoppiata.

-No, tranquillo. Anzi, scusami tu. Avevo la testa tra le nuvole, come al solito. Comunque io sono Giulia, molto piacere.- Risposi cordialmente dedicandogli un leggero sorriso.

-Piacere mio, io sono Xavier. Senti, non vorrei sembrarti indiscreto, ma cosa ci fai qui, sai che è attualmente la sede dell'Inazuma Japan?

-Certo che lo so, infatti cercavo l'allenatore Travis. Mi ha chiesto di venire qui. Ah, quasi dimenticavo non è che sapresti indicarmi dove lo posso trovare?

-L'allenatore Travis? Sì, certo. Lo trovi lì, nella prima porta a sinistra.

- Ok, grazie mille, ora scusa ma devo scappare, ci vediamo!- Detto questo corsi via, fino a raggiungere la porta indicatami da Xavier. Non volevo fare un'altra figuraccia. Direi che una al giorno bastava e avanzava. Feci un respiro profondo e bussai, più delicatamente possibile, alla porta.

-Si, chi è? - Disse la voce da dentro l'ufficio.

-Sono Giulia Evans, la nuova manager. Posso entrare?

-Certo, entra.- Mi trovai davanti un uomo sulla trentina, con barba e capelli viola. Era seduto dietro ad una scrivania e guardava dei fogli sparsi sul tavolo. Il lavoro di mister doveva essere molto fatico. Oltre al seguire gli allenamenti dei ragazzi doveva anche occuparsi della parte più teorica del suo lavoro, come ad esempio le statistiche. Alzò poi lo sguardo su di me.

-Benvenuta, sono contento che alla fine abbia deciso di accettare la nostra proposta e di entrare nello staff organizzativo della squadra giapponese, nonostante glielo abbia proposto anche quella italiana. Mi tolga una curiosità com'è mai che ha accettato di far parte della rappresentativa giapponese?

-Non so, credo per Mark. In fondo poi questo è il mio paese. E anche se non ci tornavo da molto è sempre casa mia.

- Va bene, ora venga con me la accompagno da i ragazzi.

-Certo.

Lo seguii fino all'uscita, cercando di non perderlo mai di vista. Volevo evitare di perdermi nuovamente. Arrivati al campo di allenamento, notai che Mark era tra i pali della porta intento a parare un pallone. Anche lui era cresciuto tanto rispetto all'ultima volta. Mi era mancato molto in questi anni. Per rendere ancora più efficace la mia sorpresa decisi di nascondermi dietro ad un albero. Non appena videro l'allenatore arrivare i ragazzi si avvicinarono a lui, sapendo che il motivo della sua presenza aveva per forza uno scopo preciso.

-Ragazzi ho un annuncio da fare, da oggi in poi avremo una nuova manager.- Annunciò l'uomo.

-Di chi si tratta?- Chiese mio fratello. Caratterialmente non era cambiato affatto. Aveva sempre quella solita aria da sognatore che pensa di cambiare il mondo solo prendendo a calci un pallone.

-Ve la presento il suo nome è Giulia Evans.- Appena pronunciò quelle parole uscii da dietro l'albero dove mi ero nascosta e mi avvicinai alla squadra.

-COSA GIULIA E TU COSA CI FAI QUI?- Chiese il capitano urlando ad un volume spropositato.

Una nuova managerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora